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Al bando la schiavitù: il razzismo, però, non muore mai!

Era il 1862 e durante il Congresso degli Stati Uniti d’America, in piena Guerra di Secessione, fu approvato per la prima volta la messa al bando dello schiavismo in tutti gli Stati della confederazione.

Un tempo lontano, ma forse non troppo.

L’abolizione dello schiavismo sarebbe arrivata definitivamente poco tempo dopo, sancendo per la prima volta come reato il commercio di esseri umani e la deprivazione di diritti.

La schiavitù, tuttavia, ha lasciato nella società moderna un’impronta invisibile, ma che ancora attanaglia moltissime persone nel mondo a una visione retrograda, con conseguenze allarmanti: una delle più gravi è ovviamente il razzismo

Il razzismo negli Stati Uniti

Agli occhi degli europei, gli Stati Uniti d’America sono riusciti a creare un’immagine che li classifica come aperti, progressisti, superiori di pensiero e di mezzi rispetto a noi del Vecchio Continente. Ma è vera questa maschera che continuano a sponsorizzare in giro per il mondo tramite la musica, il cinema e tantissimi altri mezzi di comunicazione di massa? 

Sono numerosi gli avvenimenti storici che ricalcano gli USA come un continente pronto ad elargire nuovi diritti e maggiore progresso, ma forse le ultime vicende politiche stanno velocemente sfatando il mito progressista che abbiamo sempre ricondotto agli Americani.

La storia, in fondo, parla da sé.
Il popolo “americano” è il risultato di una lunga e violenta colonizzazione, che ha portato gli avi d’Europa lontano dalla terra natia per cercare fortuna. Radicando in terre selvagge e, talvolta, rubate ai popoli nativi, hanno creato nuove generazioni nate sul suolo del Nuovo Continente.

Eppure, nonostante la voce forte e veritiera della storia – che tutti hanno la possibilità di studiare, ma pochi comprendono realmente – il razzismo ancora dilaga non solo negli USA, ma in tutto in mondo, portando con sé falsi messaggi di “supremazia di razza” e “possesso territoriale”, che ancora fanno nascere odio e guerre insensate. 

Le ultime novità allarmanti di Trump

Che quello del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America sia un governo fondato sull’odio e tantissimi passi indietro fatti in molti campi, è ovvio a chiunque sia dotato di un minimo di senso d’etica.

Ma le novità sul campo razziale sono all’ordine del giorno, tutte predisposte da Donald Trump ed eseguite nell’immediato.

Dopo il famoso muro di Trump – rafforzamento pianificato del confine tra Messico e Stati Uniti durante la sua prima presidenza e ribadita durante questo secondo mandato – e la feroce deportazione di tantissimi immigrati proveniente da Centro e Sud America, anche oggi ci giungono voci dell’ennesima mossa alla Trump.

 Il Presidente americano ha, infatti, annunciato la volontà di riaprire il Campo di Prigionia di Guantanamo, un luogo che porta con sé eventi storici raccapriccianti. 

Il suo ultimo utilizzo, infatti, risale alla presidenza di George Bush, che riaprì il campo finalizzandolo alla detenzione di prigionieri catturati in Afghanistan e in Pakistan, ovvero dei prigionieri di guerra che l’ex-presidente chiamò “combattenti nemici illegali”.

A chiederne la chiusura fu Barack Obama nell’anno 2009.

Insomma, questa nuova direttiva presidenziale, mette ancor di più in allarme, se sommata a tutti gli avvenimenti storici degli ultimi tempi, che vedono come protagonisti diversi paesi, ma hanno un solo e unico nucleo: influenzare le masse affinché attuino comportamenti disumani, solo in nome di un senso di nazionalità ormai deviato.

Progresso e regresso

Sì, sono molti i progressi fatti nel campo non solo tecnologico e medico, ma anche sociale. Merito di numerose lotte, guerre, rivoluzioni, che però talvolta le persone dimenticano.

Non importa quanti diritti abbiamo accumulato nel tempo, questi stessi diritti, come ci stanno mostrando i governi di destra e centrodestra sparsi per il mondo, possono essere persi in un battito di ciglia con un foglio redatto e firmato da un uomo qualsiasi che ha acquisito un qualsivoglia potere. 

Ciò che dimentichiamo è che, a prescindere dal territorio, dalla lingua, dal colore di pelle, siamo tutti un’unica comunità di essere umani.
E, in quanto tali, dovremmo proteggerci reciprocamente e far sì che certi eventi violenti, ingiusti e brutali, non accadano mai più.

Ma gli uomini, a quanto pare, hanno ancora tanto da imparare.

Valeria Ruggiano

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Valeria Ruggiano

Valeria, classe 1998. Innamorata delle contraddizioni, dei poeti incompresi e delle nuove avventure che alleggeriscono la vita. Potrei divorare un libro in un giorno. Credo nel potere salvifico della scrittura e ne usufruisco senza alcun limite.
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