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“Sotto le Nuvole” e la Napoli in bianco e nero di Gianfranco Rosi

Il regista italiano, con il suo ultimo docufilm conquista il Gran Premio della giuria all’ultima edizione della mostra del cinema di Venezia. Una poesia visiva, dai lenti movimenti di macchina alla scelta fotografica, che racconta una Napoli inedita, in bianco e nero.

La scelta di una fotografia desaturata, con contrasti forti, si rivela subito una scelta stilistica riuscita, non solo dal punto di vista estetico, ma anche da quello sociale, favorendo e accompagnando l’immersione dello spettatore in un Napoli lontana dai colori saturi e dai toni caldi con cui siamo abituati a vederla. Il Vesuvio però, la fa sempre da padrone, in un’ottica meno paesaggistica e più allarmante. 

La macchina da presa di Rosi, senza mai essere invadente, osserva vari gruppi di persone che lavorano a Napoli, in diversi ambiti e in diverse condizioni. La prima cosa che salta subito all’occhio è che il regista decide di dare spazio a persone non autoctone, che si relazionano con la città. Ne riescono ad apprezzare il valore e soprattutto lo fanno riapprezzare alle persone che troppo spesso lo dimenticano. Rosi segue un gruppo di archeologi giapponesi che studiano i nuovi scavi di Pompei o come nel caso di una nave trasportatrice siriana, il cui equipaggio spera che lo scarico del grano presso il porto della città termini il più tardi possibile e che possano rimanere a Napoli più tempo del previsto. Ma non perché si trovino bene qui, ma perché dalla loro prossima destinazione, il porto di Odessa in Ucraina, arrivano notizie di bombardamenti e navi affondate. 

Sempre in maniera alternata, senza mai seguire un vero e proprio filo narrativo, ma spiazzando lo spettatore portandolo in ambiti diversi da un momento all’altro, Gianfranco Rosi presenta sfaccettature napoletane di Napoli, ma sempre in contesti poco convenzionali e prendendo le distanze dalla Napoli dell’overtourism e dell’esasperato folklore, diventata la parodia di sé stessa.  

Grazie ad un anziano signore che organizza un dopo scuola per i bambini nel suo retrobottega e ai vigili del fuoco che accolgono le chiamate più disparate, riscopriamo l’animo gentile e la tenera veracità che ha sempre contraddistinto la nostra città, dove nessuno si sente giudicato, ma perché, in primis, si fa lo sforzo di non giudicare. Come nel caso dei bambini che hanno difficoltà a capire qualche nuova nozione e l’anziano signore gliele rispiega per la seconda o la terza volta senza mai perdere la pazienza. O così come i vigili del fuoco che rispondono alle telefonate di persone che chiedono che ore siano o se ci siano novità sul vulcano e sulle scosse di terremoto sempre più frequenti, soprattutto nell’area flegrea. 

Il tono di queste telefonate però cambia lentamente, quasi senza che ce ne si accorga, proprio come spesso accade nella realtà. Si fa più cupo, soprattutto quando chiama una signora ormai esasperata, che denuncia l’ennesima violenza subita dal marito: parla per proteggere i figli, mettendo se stessa in secondo piano. Allo stesso modo l’atmosfera si appesantisce quando la macchina da presa si sposta su siti storici deturpati dai tombaroli, creando un contrasto ancora più netto con la cura meticolosa degli archeologi giapponesi, che trattano ogni frammento, ogni scheggia di storia con un rispetto quasi commovente. Non è la loro storia, eppure la onorano più dei suoi stessi proprietari. Per fortuna, tra queste ombre, arrivano anche le inquadrature e i momenti di confidenza tra una donna che lavora nel deposito del Museo Archeologico di Napoli e le statue non esposte: istanti che ci restituiscono speranza nel bene che le persone possono davvero volere a questa terra, a questa cultura e a questa città.

Francesco Vacca

Photo credits: Biennale cinema 2025

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Francesco Vacca

Classe 1999. Dopo una laurea in Economia e lavoro all’estero, ho deciso di rientrare in Italia per dare una possibilità alla mia più grande passione: il cinema. Ho frequentato il Master in Cinema e TV presso l’Università Suor Orsola Benincasa. Ho lavorato su diversi set come assistente alla regia. Nel tempo libero scrivo sceneggiature, realizzo cortometraggi e, naturalmente, guardo film.
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