Rallentare per ritrovarsi: l’arte di vivere le feste senza schermi

Quando l’anno rallenta il passo e le feste si affacciano come una soglia luminosa tra ciò che è stato e ciò che verrà, il tempo assume una consistenza diversa.
Le giornate sembrano dilatarsi, le sere chiedono silenzio, e nell’aria si avverte un richiamo antico: quello a tornare presenti, davvero presenti, a noi stessi e agli altri. In questo spazio sospeso nasce il desiderio di riempire le ore non con schermi accesi e notifiche incessanti, ma con gesti semplici, capaci di lasciare tracce più profonde e durature.
Le feste, da sempre, sono un tempo separato, quasi sacro. Prima che la tecnologia occupasse ogni interstizio delle nostre giornate, esistevano rituali lenti, abitudini condivise, attività che non avevano lo scopo di “intrattenere”, ma di far sentire parte di qualcosa. Recuperarle oggi non significa rifiutare il presente, bensì riconoscere il valore di una pausa consapevole, necessaria per ritrovare equilibrio.
Il piacere della conversazione
Tra le attività più semplici e allo stesso tempo più dimenticate c’è l’arte della conversazione. Sedersi attorno a un tavolo, senza fretta e senza distrazioni, con una tazza calda tra le mani, permette alle parole di tornare al loro ritmo naturale. Raccontarsi storie di famiglia, ricordare episodi del passato, condividere pensieri che durante l’anno restano inespressi crea un’intimità rara.
La conversazione autentica è fatta di ascolto, di silenzi rispettati, di sguardi che si incrociano. È uno spazio in cui ciascuno trova posto, senza la necessità di documentare o interrompere continuamente. Durante le feste, parlare diventa un modo per rinsaldare legami e per sentirsi, ancora una volta, parte di una storia comune.
Le attività manuali e il valore del fare
Cucinare insieme, preparare dolci tradizionali, impastare lentamente mentre la casa si riempie di profumi familiari è un gesto che appartiene a una memoria collettiva profonda. Le attività manuali hanno il potere di ancorarci al presente: le mani sono impegnate, la mente si quieta, il tempo smette di correre.
Accanto alla cucina, anche i piccoli lavori creativi assumono un significato speciale. Decorazioni fatte a mano, biglietti scritti con cura, oggetti semplici costruiti insieme trasformano l’attesa in un’esperienza condivisa. L’imperfezione diventa parte del racconto, testimonianza di un tempo vissuto e non semplicemente consumato.
La lettura come rifugio silenzioso
Le feste offrono l’occasione ideale per ritrovare un rapporto più intimo con la lettura. Un libro aperto nelle ore quiete della sera diventa un rifugio, una finestra su mondi lontani e, allo stesso tempo, uno specchio in cui riconoscersi. Leggere richiede attenzione e lentezza, due qualità che la vita quotidiana tende a comprimere.
È il momento giusto per testi che invitano a rallentare e a osservare con maggiore consapevolezza. Walden di Henry David Thoreau accompagna il lettore in una riflessione sulla semplicità e sul rapporto con la natura; L’elogio della lentezza di Carl Honoré interroga il mito della velocità moderna; La società della stanchezza di Byung-Chul Han offre uno sguardo lucido sulle conseguenze dell’iperconnessione. Anche le Lettere a Lucilio di Seneca, con la loro saggezza antica, ricordano che il tempo è il bene più prezioso e fragile. Leggere da soli o ad alta voce, magari condividendo un passaggio, restituisce profondità al silenzio.
Camminare e abitare l’esterno
Anche l’inverno, con il suo freddo e le sue giornate brevi, invita a uscire. Una passeggiata lenta, senza meta precisa, permette di riconnettersi con il corpo e con l’ambiente. Le strade addobbate, il cielo che si fa scuro presto, il rumore dei passi sul selciato sono dettagli che spesso sfuggono nella fretta quotidiana.
Camminare diventa così un gesto meditativo, un modo per riappropriarsi dello spazio e del tempo. È un’attività semplice, accessibile, che ricorda come il mondo continui a esistere anche al di là dei confini luminosi di uno schermo.
Il silenzio e la contemplazione
Tra un impegno e l’altro, le feste concedono anche il lusso del silenzio. Ascoltare musica senza fare altro, osservare una fiamma che danza, fermarsi a riflettere sull’anno trascorso sono esperienze che non producono nulla di tangibile, ma che nutrono profondamente.
La contemplazione non è inattività, bensì presenza piena. In questi momenti il tempo smette di essere qualcosa da riempire e diventa uno spazio da abitare, un dono da accogliere senza fretta.
Un ritorno a un ritmo più umano
Scegliere attività che non implichino l’uso smodato dei dispositivi elettronici non è una rinuncia, ma un ritorno. È il tentativo di riallinearsi a un ritmo più umano, fatto di gesti lenti, di attenzione e di condivisione reale. Le feste, in fondo, non chiedono altro: essere vissute con consapevolezza, lasciando che siano le esperienze autentiche a illuminare i giorni, più di qualsiasi schermo acceso.
Antonio Palumbo
Leggi Anche : Feste in arrivo: i migliori libri natalizi da recuperare e regalare



