Cinema e StreamingPrimo Piano

Due eventi, un solo sguardo: il cinema che mette in discussione il presente

Tra archivi familiari, ribellione infantile e autori emergenti, il dicembre cinematografico di Napoli parla al futuro.  A Napoli, questo dicembre, il cinema diventa un crocevia di memorie, ribellioni e nuovi sguardi.

La città, infatti, ospiterà due rassegne ravvicinate.  Da una parte c’è Keep a Movie, la rassegna rionale di docufilm che si terrà dall’11 al 13 dicembre a Casa Sanità, pensata per dare nuova vita alle immagini e alle storie custodite nelle comunità. Dall’altra, Je vous dis merde! al Cinema Materdei, una selezione di film che ribadiscono il potere della fantasia infantile come gesto di disobbedienza e libertà. 

A unire i due eventi, due anime apparentemente distanti, è Non esistono più le intere stagioni, il cortometraggio di Lorena Montella. Lavoro che nasce dalle pellicole di famiglia, ma che parla al presente con la spontaneità e la radicalità di chi non ha paura di rimettere in discussione ciò che credeva immutabile. 

Gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo percorso e di farci entrare nell’origine di un’opera che, nel giro di pochi giorni, attraverserà luoghi, pubblici e immaginari diversi. 

  1. Questo cortometraggio rappresenta il tuo primo approccio al mondo del cinema, oppure eri già appassionata e attiva nel settore?

Questo cortometraggio non è il mio approccio al mondo del cinema, attualmente ho ventidue anni e sto cercando di costruirmi più esperienze possibili. Nel 2024 ho diretto il cortometraggio Passato, Presepe, Futuro, vincitore del Giglio d’Oro ai Quartieri Spagnoli Film Festival nella sezione documentario. È da fin dopo il liceo che studio l’audiovisivo e faccio gavetta sui set cinematografici. Ultimamente ho vinto lo Z Pitch Contest per la mia webserie in fase di sviluppo con altri due colleghi. Nel frattempo, fotografo per eventi e collaboro con registi e artisti musicali internazionali per la promozione video con l’animazione. 

  1. Come è nata l’idea di Non esistono più le intere stagioni? C’è stata una scintilla, un’immagine o un’esperienza che ha dato vita al progetto?

Il cortometraggio è nato da una richiesta di mio nonno. Mi diede delle sue vecchie pellicole su cui cercare il filmato di matrimonio di due suoi cari amici. Riscoprendo quelle pellicole, cercando quella scena specifica, mi sono imbattuto in diverse altre riprese di vita quotidiana e ho subito compreso la mia fortuna nel possedere un’eredità del genere. 

  1. Il titolo è evocativo. Che cosa significa per te e cosa racchiude della tua visione? Se dovessi raccontare il tuo corto, qual è il suo cuore narrativo ed emotivo?

Non esistono più le intere stagioni racconta la storia di un albero e della contadina Olimpia che “conosce meglio di tutti il ciclo del raccolto” e che ha avuto parecchi “cespugli”. Lei ha generato parecchie creature, non come concubina o per vanto, ma come madre che ha sacrificato così tanto il suo seno che è arrivata a prosciugarlo. Dalla primavera all’inverno si assiste all’albero piantato da Olimpia, donna che gioca coi propri ricordi cangianti e li osserva sciogliersi al sole. Nel cortometraggio la lotta femminista si intreccia alle profonde radici familiari.    

  1. Qual è stato l’aspetto più impegnativo e quale il più sorprendente del processo creativo? Quanto c’è di te in ciò che racconti?

Il processo di ricerca e di analisi di ore di filmato è stato necessario per poi comprendere cosa “per ora” raccontare. Oltre alle pellicole analogiche di mio nonno, ci sono quelle digitali registrate dai miei genitori e da amici di famiglia, tutte unite tramite somiglianze di inquadrature e animazioni realizzate da me in digitale. Il processo di animazione è stato parecchio sofferto e faticoso, essendo stato il mio primo esperimento nella tecnica che mi ha permesso di spingermi altrove. Terminare le animazioni è stata una sfida ma anche una salvezza per non pensare poiché, nel frattempo, lottavo contro il tempo per cercare di far vedere il lavoro finito a mio nonno, che si è spento troppo presto. Il cortometraggio è stato terminato nella settimana in cui mi ha lasciato. 

  1. Se il tuo corto potesse dire una frase ribelle, un personale Je vous dis merde!, quale sarebbe?

Nel corto Olimpia viene paragonata al quadro di Manet e poi alla Vergine Maria. Non è una frase ma un’immagine che secondo me incarna il motto della rassegna del Cineclub Materdei. Immagine che descrive a pieno la figura di mia nonna, donna che ha sempre tenuto sulle spalle il peso della sua famiglia fin da bambina. 

  1. La rassegna del Cineclub Materdei invita a riscoprire la ribellione infantile come gesto politico. In che modo il tuo lavoro dialoga con questo tema?

Il tema dell’infanzia è a me molto caro poiché lo esploro costantemente grazie al grande archivio di famiglia che posseggo. La capacità di poter ricreare nuovi ricordi tramite il montaggio, fotografico e video, è fondamentale per una ribellione contro il tempo presente. Riguardarsi e analizzarsi tramite le immagini passate, apre gli occhi rispetto a come la nostra attuale immagine sia cambiata tramite il giudizio esterno, che genera imbarazzo nel potersi esprimere. Prima non era così: rivedere l’infanzia fa impressione proprio per questo. Non avevamo paura di niente, forse del buio. 

  1. C’è un film della rassegna con cui senti una connessione particolare?

Sento una forte connessione proprio con il film che è stato accostato al mio cortometraggio Daisies. Le Margheritine inizia con aerei da guerra e bombardamenti e, subito dopo, due ragazze si distaccano completamente dalla realtà tremenda che vivono. Si arrendono al mondo e, non potendolo cambiare in meglio, scappano dal presente e vivono in maniera distaccata. Iniziano a muoversi come bambine dentro a un grande parco giochi, un mondo che sta bruciando davanti ai loro occhi. Nel mio cortometraggio, Olimpia ignora l’imminente inverno vulcanico, che ha generato l’esposizione e distribuzione del suo albero di famiglia: si ricrea una propria realtà e, come le due Maria nel film, prosegue la sua vita. 

Al termine dell’intervista emerge con chiarezza perché Non esistono più le intere stagioni è molto più di un semplice cortometraggio: è il ponte ideale tra due visioni di cinema e di comunità. 

Da una parte, Keep a Movie rappresenta il tentativo di restituire dignità, visibilità e vita alle immagini che spesso vengono dimenticate. Casa Sanità, nel cuore di un quartiere ricco di storia, diventa spazio di condivisione: il cinema non come evento elitario, ma come luogo di appartenenza, memoria, rigenerazione. La proiezione di Non esistono più le intere stagioni del 12 dicembre è un invito a ritrovarsi, a ricordare, a rimettere insieme pezzi di identità, personali e collettive. 

Dall’altra, Je vous dis merde! al Cinema Materdei non si accontenta di conservare: vuole sconvolgere, disturbare, immaginare. I film in programma non cedono al conformismo: scelgono la fantasia, la resistenza plastica dell’infanzia, la disobbedienza come atto creativo. In questo contesto, il corto di Lorena trova la sua seconda casa. La proiezione del 14 dicembre, prima di Daisies, non è un semplice atto espositivo, ma un gesto di corrispondenza, una dichiarazione d’intenti: memoria e ribellione non sono opposte, ma sovrapponibili

Se Napoli offre per pochi giorni questa doppia lettura del cinema, archivio e rivolta, passato e immaginazione, è un’occasione da non perdere. 

Per chi ama il cinema vero, quello che non si accontenta, che chiede, che provoca. Per chi crede che le immagini possano cambiare la percezione. Per chi vuole uscire dalla sala con qualcosa da portare dentro. 

Ci sarai?

Maddalena D’Angelo

Leggi Anche : Cura e resistenza: un’intervista a Marco Rossano

Maddalena D'Angelo

Un po' troppo timida, particolarmente sensibile, esageratamente romantica, mi definirei così. Sono Maddalena D’Angelo, classe ’99 e laureata in Filologia Moderna. Amo vivere d'arte: la cerco, la ammiro, la creo. Come? In tanti modi e tra questi con la penna in mano. Perciò fai attenzione, se leggi tra le righe scopri ciò che sono.
Pulsante per tornare all'inizio
Panoramica privacy

Questa Applicazione utilizza Strumenti di Tracciamento per consentire semplici interazioni e attivare funzionalità che permettono agli Utenti di accedere a determinate risorse del Servizio e semplificano la comunicazione con il Titolare del sito Web.