Isabella Pedicini e le sue Meridiane

Nel panorama editoriale delle “Meridiane” curate da Isabella Pedicini per Armando De Nigris Editore, due voci femminili del Sud emergono con forza attraverso le pagine di Rosa Balistreri e Muta. Entrambe le opere raccontano storie di donne che, attraverso l’arte e la lotta, hanno forgiato un’identità nel cuore pulsante della Sicilia e di Napoli.
Tuttavia, sebbene entrambe siano profondamente radicate nella cultura meridionale e femminile, esse si muovono in direzioni tematiche ed estetiche ben distinte, pur mantenendo la luce accecante che solo il “pensiero meridiano” sa offrire.
Rosa Balistreri di Lorenza Sabatino ricostruisce una biografia che si intreccia con la lotta sociale e la musica popolare, celebrando l’incredibile resilienza di una donna che dalla miseria e dall’ignoranza riesce a farsi portavoce della cultura popolare siciliana. Il racconto non si limita a tracciare il percorso di Rosa come cantante folk, ma esplora la sua vita come testimone di una realtà difficile: il dolore, la povertà, e la lotta per la dignità sociale si fondono con la sua musica, che diventa un potente strumento di denuncia. Rosa è l’emblema di una ribellione che si nutre di storie e tradizioni popolari, e la sua voce, seppur segnata dalla fatica e dalle ingiustizie, riesce a dare senso e valore alla memoria collettiva.
In confronto, Muta di Giuseppa Vittorini si concentra sulla figura di Elvira Notari, la prima regista del cinema italiano, la cui carriera è stata ammantata dal silenzio e dall’oblio, spesso a causa delle dinamiche patriarcali che dominarono l’industria cinematografica. Vittorini traccia un percorso intimo e personale, dove il passato e il presente si intrecciano per riscoprire una figura tanto fondamentale quanto dimenticata. La storia di Elvira si sviluppa come un’indagine tra le pieghe della sua vita, ma anche come un viaggio alla ricerca di un’identità femminile nel mondo del cinema e nell’industria. La narrazione si muove tra la nostalgia e la riflessione critica, portando alla luce l’importanza di una visione cinematografica che dà voce a chi, nel silenzio, è stato storicamente ignorato.
Le due opere, pur affrontando tematiche di emancipazione femminile e di riscatto, si pongono come specchi della realtà del Sud. Da una parte, Rosa Balistreri si radica profondamente nel terreno del folk, della canzone popolare, e del racconto vissuto; d’altra parte, Muta si immerge nel mondo del cinema e della sua storia, esplorando la difficoltà di essere una donna nel panorama culturale italiano di inizio Novecento.
Entrambi i testi si inseriscono nell’ambito del femminismo intersezionale, ma se Rosa Balistreri si concentra sulla rappresentazione di una lotta quotidiana contro le ingiustizie sociali, Muta affonda nel cuore di una battaglia culturale e artistica. La scrittura di Lorenza Sabatino è diretta, ruvida, permeata dalla musica che non solo racconta, ma denuncia, mentre Giuseppa Vittorini predilige una prosa riflessiva, spesso impregnata di nostalgia, che si fa specchio di una ricerca identitaria e culturale.
Lucia Russo
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