Il peso di essere madre

“Non voglio avere figli.”
“Ho perso il lavoro, dopo la prima gravidanza.”
“Non riesco a gestire il peso di ogni cosa.”
“Non ho l’ aiuto di nessuno.”
In un anno in Italia sono oltre 37mila le neo – mamme lavoratrici che hanno presentato le dimissioni .
La motivazione più ricorrente è,di certo,la difficoltà nel conciliare gli impegni lavorativi con la necessità di dover accudire figli più piccoli, soprattutto se non ci sono nonni o non si ha la possibilità di pagare una baby Sitter o l’asilo nido.
A monitorare il fenomeno è l’ Ispettorato del Lavoro che registra tutte le dimissioni volontarie.
Il 75% delle volte, a mollare l’ impiego è la madre e l’ interruzione coincide nel 66% dei casi già con l’arrivo del primo figlio.
In 21 Mila situazioni dietro le dimissioni consono quelle che l’ Ispettorato certifica come “ esigenze di cura della prole”.
Le cifre e le percentuali sulle condizioni delle neo – mamme per la Ex Ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo : confermano la necessità e l’ urgenza di misure rivolte loro.
Uno degli ostacoli principali è rappresentato dalla mancanza di asilo nido. Laddove, esistono, sono spesso privati e con costi elevati, e rappresentano per le famiglie un ulteriore disincentivo.
C’è anche un tema legato alle opportunità di lavoro, che denota un forte divario tra Nord e Sud. Nel Mezzogiorno, in quattro coppie su dieci la donna non lavora, mentre nelle altre aree territoriali questo dato è inferiore al 20%. Al Centro-Nord, invece, sono più comuni le coppie in cui l’uomo è il principale percettore di reddito da lavoro, oppure quelle in cui il contributo di entrambi i partner è simile. Le differenze rispetto al Sud e alle Isole superano anche i 20 punti percentuali. Nelle regioni meridionali e nelle Isole, infine, le coppie in cui nessuno dei partner ha un reddito da lavoro, o in cui lavora solo la donna, sono più frequenti (8,4% e 7,5%, rispettivamente).
In un Paese dove il numero medio di figli per donna raggiunge il minimo storico di nascite nel 2024, con meno di 370.000 nati e un tasso di fecondità sceso a 1,18 figli per donna, il valore più basso mai registrato in Italia occorre davvero comprendere e agire.
Se a questo scenario così complesso e precario si sommano le madri che hanno figli disabili la situazione si aggrava ulteriormente.
Il 64% delle madri ha fatto ricorso a un part time per seguire i propri figli, mentre il 34% ha dichiarato che:
“ la situazione ha condizionato moltissimo i possibili avanzamenti di carriera, percentuale che sale al 41% se si restringe il campo di indagine al solo campione femminile.”
“Le differenze di genere sono evidenti “ ha commentato la sociologa Chiara Saraceno, “ Il peso della cura quotidiana ricade spesso sulle donne, che non riescono neppure a immaginare di avere diritto a un tempo per sé “.
Quindi non è utile creare allarmismi su nascite, infertilità, scelte di vita.
Garantire ad ogni donna di scegliere liberamente, garantire ad ogni donna di continuare ad essere tale, e non solo madre, è un dovere.
Marika A. Carolla
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