Arte & CulturaPrimo Piano

I Cani tornano con Post Mortem: l’ultima doppia data a Napoli

Un ritorno che lascia il segno. Ci sono dischi che arrivano con fanfare e comunicati, e poi ci sono quelli che entrano in punta di piedi e, all’improvviso, ti ritrovi a viaggiare nel tempo. Post Mortem, uscito il 10 aprile 2025 a nove anni da Aurora, appartiene a questa seconda categoria: non strilla, non invade, non reclama spazio.

Semplicemente si riprende ciò che gli spetta, con la naturalezza di chi non ha bisogno di presentazioni. Ora che il disco è fuori da mesi, il cerchio si chiude: i Cani tornano dal vivo, per la prima volta dal 2016. È davanti al pubblico — non più solo nelle cuffie — che questo ritorno assume il suo vero peso.

Una storia che comincia nell’ombra

Per comprendere Post Mortem, torniamo al 2010: I Cani erano una one-man band mascherata, guidata da Niccolò Contessa. Un progetto costruito sulla sottrazione, sull’anonimato, sul non-esserci. Niente foto, niente interviste, niente esposizione. Un gesto radicale, soprattutto nei primi anni 2010, quando nessuno aveva ancora capito quanto sarebbe diventato tossico mostrarsi sempre. Il debutto arriva nel 2011 con Il sorprendente album d’esordio de I Cani: elettronica minimale, linguaggio tagliente, Roma come set emotivo. Poi Glamour (2013), più ferito e consapevole. Infine Aurora (2016), il disco che cristallizza una sensibilità unica: intima, urbana, quasi cinematografica. 

Dopo quel trittico, Contessa sparisce dalla scena. Regia, sound design, colonne sonore, presenze discrete: ogni gesto è un evento, ogni silenzio dice più delle parole. La scena musicale muta, si espone, si frammenta. Lui no: sceglie l’ombra, e paradossalmente diventa ancora più luminoso.

Il suono e i brani di Post Mortem

Nel nuovo capitolo, I Cani non perdono la loro impronta: synth nostalgici, melodie pop leggere ma mai frivole, testi che scavano dove brucia — tra affetti, rimpianti, rivelazioni che arrivano all’improvviso. L’ultimo disco de I Cani è un viaggio interiore, scandito da tappeti elettronici e atmosfere minimaliste che parlano di memoria, identità e perdita. Alcuni brani chiave: 

  • Buco Nero: evoca un vuoto esistenziale, un abisso emotivo in cui la quotidianità si comprime e diventa ossessione.
  • Post Mortem (la traccia omonima): breve e intenso, è segnato da un suono funereo (con il rintocco di una campana) che simbolizza un ponte tra la vita e la morte.
  • Felice: è una composizione sospesa tra malinconia e speranza, in cui Contessa riflette su cosa significhi essere “felici” in un tempo così fragile.
  • Madre: esprime un’intimità profonda e un legame familiare, mettendo a nudo emozioni personali senza retorica.
  • Un’altra onda: chiude l’album con una vibrazione delicata ma potente, come il respiro finale di una marea che non smette mai del tutto di muoversi. 

Post Mortem, però, non è solo una carezza alla nostalgia. Ogni traccia apre strade, spinge oltre. Una cartografia emotiva dove dolore, desiderio e speranza convivono, senza mai annullarsi.

Perché la loro “scomparsa” li ha trasformati in un culto

Non una strategia, ma un modo di stare al mondo: mentre tutti correvano verso la sovraesposizione, Niccolò Contessa faceva l’opposto: sottraeva, si ritraeva, si smaterializzava. Ai concerti si presentava quasi in controluce, nelle interviste era un’eco più che una presenza, e il progetto proliferava proprio in quello spazio lasciato vuoto. In un panorama dove ogni artista era impegnato a raccontarsi, mostrare backstage, costruire personaggi, I Cani si limitavano a fare la cosa più spiazzante di tutte: non esserci. Ed è paradossale, ma quel silenzio ha creato più attesa di qualsiasi operazione promozionale. Il mistero è diventato una forma di appartenenza, e i fan — privati di un volto, di un racconto ufficiale, di un personaggio a cui appigliarsi — hanno finito per costruirne uno collettivo: un immaginario condiviso, quasi una piccola comunità segreta. Poi sono arrivate le canzoni, che hanno fatto da collante emotivo. Brani che parlavano di precarietà, di disillusione, di fragilità quotidiane quando ancora non era di moda farlo. La vita raccontata senza filtri, prima che i filtri diventassero un genere. E in quelle storie ci si è riconosciuti in tanti — forse troppi — al punto che I Cani sono diventati un codice generazionale. Così il progetto è finito per incarnare una cosa rara: un culto nato dall’assenza, un’identità costruita sulla trasparenza del protagonista. Più Contessa spariva, più il suo mondo diventava leggenda. 

Post Mortem è la maturazione naturale di quell’immaginario che non si è mai dissolto. Contessa dimostra che il pop può essere malinconico senza piangersi addosso, nostalgico senza fare il verso a se stesso. Ascoltarlo significa entrare in un interno emotivo: lampade soffuse, stanze da attraversare piano, spazi in cui riconoscersi senza difese. I fantasmi ci sono ancora, certo — ma qui non spaventano più: danzano.


Il tour: la vera ripartenza

Dopo nove anni di pausa dai palchi, il ritorno live de I Cani è la parte più sorprendente di questo 2025.
La band romana sale sul palco in sei: Valerio Bulla, Simone Ciarocchi, Francesco Bellani, Marcello Newman e Suri (Andrea Suriani), tornato nella sua casa musicale dopo anni di produzioni pop e rap di altissimo profilo. Suonano compatti, come se il tempo non fosse passato.
Anzi, come se questo tempo fosse servito ad affinare tutto: l’elettronica, le dinamiche, l’emotività. Un suono pieno, vivo, che però conserva quella frattura emotiva che ha sempre reso I CaniI Cani.

Prossime date

MILANO – Alcatraz
23 · 24 · 25 novembre 2025

TORINO – Teatro Concordia
30 novembre · 1 dicembre 2025

FIRENZE – Teatro Cartiere Carrara
3 · 4 dicembre 2025

BARI – Eremo Club
6 · 7 dicembre 2025

NAPOLI – Casa della Musica
10 · 11 dicembre 2025

Un finale che resta

In un’epoca in cui tutti si reinventano per non sparire, il ritorno de I Cani è un anti-gesto: una scelta sobria, quasi pacata, che però fa più rumore di mille operazioni-immagine. Post Mortem non è un esercizio nostalgico né un ritorno autocelebrativo: è la prova che certe voci non hanno bisogno di rebranding. Semplicemente continuano a esistere, sotto pelle.

E se domani Contessa dovesse sparire di nuovo — come spesso fa — resteranno questo disco e questo tour: un frammento di presente che guarda avanti, senza fretta. L’esistenza tranquilla di un progetto che non ha mai cercato di piacere a tutti, e proprio per questo continua a parlare a tantissimi.

Napoli: pronti a sentire I Cani come non li avete mai ascoltati! 

Roberta Aurelio

Leggi Anche : Il Blues: un focus sulla musica del diavolo

Roberta Aurelio

Roberta Aurelio – Comunica, scrive e respira cultura. Giornalista pubblicista (in progress), appassionata di storie fuori fuoco, concerti sudati e manifesti sbiaditi. Colleziona vinili, parole e istanti analogici. Ama i dettagli e la luce giusta. Rifiuta ingiustizie e condanna i soprusi. Quando scrive, intreccia pensiero critico e sensibilità poetica. Vive a Napoli, con lo sguardo altrove.
Pulsante per tornare all'inizio
Panoramica privacy

Questa Applicazione utilizza Strumenti di Tracciamento per consentire semplici interazioni e attivare funzionalità che permettono agli Utenti di accedere a determinate risorse del Servizio e semplificano la comunicazione con il Titolare del sito Web.