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Misbaha: punto d’incontro tra cristiani e musulmani

Le guerre religiose sono sempre state una piaga della nostra società. Fin dai tempi antichi, soprattutto tra cristiani e musulmani, non c’è mai stato un vero e proprio punto d’incontro, perché ognuno riteneva (e ritiene) il proprio credo migliore dell’altro. Nonostante le differenze, ci sono tantissime idee e valori che accomunano le due religioni, talvolta anche scritte nei testi principali, Bibbia e Corano.

C’è un oggetto in particolare, molto caro ai cristiani, che è presente anche nella religione islamica. Sto parlando della corona del rosario, una collana composta da grani che scandiscono le preghiere da recitare.

Il rosario islamico è chiamato Misbaha, Tasbih o Subha e serve per ricordare e pregare Dio attraverso il dhikr. Esteticamente è molto simile a quello cristiano, ma presenta 99 grani, che sarebbero di nomi di Allah, e uno più grande che indica l’inizio o la fine delle invocazioni.

Di solito i musulmani lo utilizzano dopo la preghiera, per invocare la lode, la gloria e la grandezza di Allah, e viene anche chiamato “Tasbih di Fatima”, poiché il profeta Maometto lo insegnò proprio a sua figlia, la quale educò gli altri a fare lo stesso.

Le origini del rosario islamico non sono ben chiare, sicuramente non esisteva all’epoca di Maometto, ma il dhikr veniva recitato ugualmente, contando sassolini o semi di dattero per ricordare tutte le invocazioni. 

Il concetto di utilizzare un oggetto specifico, probabilmente, deriva dalle influenze dei cristiani, soprattutto in Oriente bizantino. Il Misbaha ha iniziato a diffondersi nel X secolo per pregare con stile ripetitivo, e, per questo scopo, era necessario un oggetto per la conta delle preghiere.

La sua utilità, come quella del rosario cristiano, è proprio quella di concentrarsi e meditare, ma soprattutto ricordare Allah e i suoi nomi. 

Oggi esiste in diverse forme e colori in base al paese. Per esempio, in Iran è decorato con pietre preziose, in Marocco è più rustico e in legno. 

Insomma, il Misbaha è l’ennesima dimostrazione della vicinanza tra religione islamica e cristiana. Entrambi oggetti di preghiera e di ricordo, rappresentano strumenti sacri per i due culti, come invocazione e vicinanza a Dio. In questo caso, le religioni non dividono, ma uniscono.

Martina Maiorano

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Martina Maiorano

Ciao! Sono Martina Maiorano, classe 1996. Fin da piccola ho avuto due grandi passioni: i libri e il beauty. Frequento Lettere Moderne all’Universitá Federico II e da poco sono entrata nel team de La Testata, pronta ad accettare nuove sfide!
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