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Il popolo nigeriano ancora vittima dei gruppi Jihadisti

L’intensificarsi degli attacchi dei due principali gruppi jihadisti attivi nel nord-est della Nigeria, la Provincia dell’Africa Occidentale dello Stato Islamico (Iswap) e Jamā’at Ahl as-Sunnah lid-Da’wah wa’l-Jihād (Jas, già nota come Boko Haram), segnala l’inizio di una nuova fase di insurrezione islamista nel Paese. Iswap ha abbandonato il tentativo di espandere la propria influenza verso le regioni centrali della Nigeria, piuttosto vuole rafforzare il controllo territoriale nelle aree del nord-est, in particolare negli Stati federati di Borno e Yobe.

Il riposizionamento geografico ha consentito un’intensificazione delle operazioni contro obiettivi militari, in linea con la dottrina operativa implementata dal capo dell’organizzazione Abu Musab al-Barnawi, che mira a delegittimare lo Stato colpendo esclusivamente infrastrutture di sicurezza. Parallelamente, Jamā’at Ahl as-Sunnah (Boko Haram) mantiene una presenza radicata nella foresta di Sambisa, nello Stato di Borno, che rappresenta un hub logistico ed operativo per le sue attività. 

L’OFFENSIVA AVVIENE PERCHÉ LA SICUREZZA NAZIONALE È ASSENTE

L’offensiva del jihadismo in Nigeria è figlia di un quadro securitario nazionale deteriorato anche a causa del fenomeno delle bande armate (bandits): formazioni criminali altamente mobili, numerose e ben armate, che operano prevalentemente negli Stati federati nord-occidentali.

Sebbene la natura delle relazioni tra jihadisti e banditi resti opaca, è evidente come entrambi beneficino della destabilizzazione prolungata del nord del Paese, creando una sinergia de facto che complica la risposta statale.

La nuova ondata di attacchi da parte di Iswap e Jas avviene in un contesto geopolitico mutato che favorisce l’instabilità, come si può evincere osservando quel che accade nella regione del Lago Ciad: in loco Iswap e Boko Haram hanno colpito il Battaglione di Intervento Rapido del Camerun, unità d’élite dell’esercito di Yaoundé, supportata militarmente e logisticamente dagli Stati Uniti. Inoltre, il colpo di Stato in Niger e l’ascesa al potere del generale Abdourahamane Tchiani hanno comportato la sospensione della cooperazione militare tra Stati regionali nel quadro della Multinational Joint Task Force (Mnjtf): quest’organismo aveva rappresentato uno degli strumenti più efficaci nella risposta congiunta al terrorismo nell’area del Lago Ciad.

In parallelo, il governo del Ciad ha espresso insoddisfazione per l’attuale livello di collaborazione con Abuja, minacciando a sua volta l’abbandono dell’Mnjtf sebbene tali tensioni appaiano momentaneamente rientrate. La combinazione di un’offensiva tatticamente evoluta, una nuova articolazione transnazionale e il deterioramento della cooperazione regionale sta compromettendo i progressi ottenuti negli anni precedenti nella lotta contro l’insorgenza jihadista in Nigeria e nel Lago Ciad. 

UNA CRISI CHE PUÒ ALLARGARSI

La sensazione è quella di un progressivo disallineamento tra le capacità dei gruppi armati e la risposta statale e multilaterale, con un effetto potenzialmente destabilizzante non solo per la Nigeria, ma per l’intera fascia sub-sahariana occidentale. La recrudescenza dell’insurrezione jihadista – in particolare nel nord-est e nel bacino del Lago Ciad – ha vanificato parte della narrativa governativa nigeriana sulla stabilizzazione in corso, impossibile in assenza di una strategia accurata per fronteggiare il terrorismo. L’interconnessione tra esclusione economica, assenza di servizi statali e fragilità istituzionale alimenta una dinamica di collasso progressivo del contratto sociale, che culmina nella militanza fondamentalista rendendo complesso stabilizzare la Nigeria nel breve termine.

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO

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Tommaso Alessandro De Filippo

Napoletano, classe 2000, laurea in Scienze della Comunicazione. 25 anni, decisamente pochi per conoscere il mondo ma abbastanza per sognare di capirlo, viverlo e, nel frattempo, provare a studiarne ogni dinamica. Ritengo non si possa focalizzare lo sguardo solo sui confini interni al proprio Paese ma sia fondamentale guardare anche e soprattutto all’estero ed a tutto il resto del pianeta che circonda, condiziona ed influenza le nostre vite quotidiane. È da questo pensiero che si è strutturata la mia passione per la politica estera, che su La Testata provo ad intersecare con la scrittura delle storie, presenti e passate, della mia città o di questa società malsana che abitiamo e dobbiamo tutti provare a cambiare in meglio. Leggetemi, se volete. Mi aiuterà a sentirmi apprezzato e validato. Criticatemi, se potete. Mi aiuterà a migliorare, per me stesso e la collettività.
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