Fendi SS26 – La leggerezza finalmente come forma di potere

Milano, settembre 2025. C’è qualcosa di disarmante nel modo in cui Silvia Venturini Fendi riesce a rendere il lusso così umano. Forse è l’età della maison, cento anni compiuti con la naturalezza di chi non deve più dimostrare nulla, o forse è solo il coraggio di mostrarsi leggera in un mondo che continua a confondere il peso con la profondità.
La passerella, disegnata da Marc Newson, sembrava un paesaggio digitale fatto di blocchi colorati. Un luogo a metà tra un sogno e una schermata sospesa. Su quello sfondo gli abiti scivolavano con una calma quasi sensuale. Gonne in pelle traforata, pantaloni larghi con coulisse, shearling coperti di petali. Tutto morbido, arioso, consapevole.
Il colore non era un accessorio ma un linguaggio. Turchese, corallo, rosa confetto, marrone. Toni che sembravano raccontare un’estate vissuta fino in fondo con la pelle ancora calda di sole. C’era femminilità, certo, ma senza nostalgia. Forza, ma senza rigidità. Uomini e donne condividevano lo stesso passo, la stessa libertà.
Guardando la collezione mi sono chiesta se la vera eleganza non fosse più una questione di forma ma di respiro. Fendi sembra dirci che vestirsi non serve a nascondere o a dichiarare ma a stare bene nel proprio corpo, nel proprio spazio, nel proprio tempo.
Ogni dettaglio, una zip, un fiore tridimensionale, una borsa pixelata, sembrava sussurrare che la modernità non ha bisogno di gridare. E che forse la vera rivoluzione oggi è imparare a lasciare andare.
Rubrica Trame nascoste di Francesca Lutri