Sciopero 22 settembre 2025

Scioperare vuol dire creare disagio.
Se oggi ti sentit* a disagio, significa che hai capito il vero singificato del termine “sciopero”.
Sia che tu non abbia scioperato, sia che tu, anima sensibile, abbia percepito un disagio interiore forte, doloroso, perché lontano da te, ma vicino al tuo cuore, molte persone come te, muoiono.
Sia che tu non sia d’accordo, anche se non comprendo in che accordo potresti essere se non quello del patto con la morte, sia che tu muoia dentro risuonando con le bombe a Gaza. Sia, sia, hai capito cos’è “sciopero”.
E se hai dimenticato la tua forma umana a casa, se hai detto “andate a lavorare”, se hai pensato “Palestina libera, ma noi italiani, bella gente”, ricorda, ricorda che scioperare significa avere diritto di farlo e fallo per coloro i quali oggi non sono scesi per timore di perderlo, quel lavoro.


























Ho visto giovani, ho visto donne e uomini di tutte le età, ho visto sorelle e fratelli. Ho ascoltato discorsi sulle carceri, condiviso pensieri sull’importanza dell’educazione. Ho conosciuto e riconosciuto persone, perché se ci pensiamo, qual è la dimensione più umana di tutte se non quella di riconoscersi e riflettersi nello stesso specchio d’acqua delle nostre anime intime.
Sedersi a terra, entrare in un negozio in cui comprare vuol dire finanziare la morte di un bambino a chilometri di distanza fisica, ma all’interno delle nostre percezioni: fare rumore, mentre un uomo in decappotabile ti guarda giudicante, esterrefatto. Questo è dimenticarsi che siamo noi a rendere poveri i poveri e fingere che, con i soldi e il capitale non umano, possiamo comprare la felicità umana e la dimensione dell’io. Purtroppo ci siamo, siamo dentro e dobbiamo vivere, ma ricordiamoci: decidiamo sempre noi come vivere, se a fatica ma dal lato giusto della storia o dal lato che sussurra:”definisci bambino”.
Definisco umano, definisco formica nell’universo, definisco macchina, cielo, ma non so definire bambino, perché non esistono tutte queste parole per indicare quello che siamo stati noi anni or sono e quello che potrebbero essere i nostri figli. Posso definire bambino morto, volendo. Posso definire genocidio, posso definire morti civili e posso anche definire, all’occorrenza, quello che sei quando perpetri nel tuo genocidio silenzioso e da tastiera. Anzi, forse non posso definire, posso identificare.
Per tutte e tutti quelli che restano umani, per tutte e tutti quelli che non sanno definire bambino.
Palestina libera.
Scritto di Benedetta De Nicola, foto di Lorena Montella
Si ringrazia la delegazione Testata sempre presente nei momenti più importati e sociali: Marcella Cacciapuoti, Serena Parascandolo, Tommaso Alessandro De Filippo, Lorena Montella, vi dedichiamo un pensiero e la gratitudine per il tentativo costante di cambiare il mondo, tra quelle 40.000 anime, c’eravate anche voi come anima de La Testata.