Roma celebra l’eleganza di Alphonse Mucha: a Palazzo Bonaparte la più grande retrospettiva italiana

Roma accoglie l’incanto dell’Art Nouveau con una retrospettiva senza precedenti: dal 8 ottobre 2025 Palazzo Bonaparte ospita oltre 150 opere di Alphonse Mucha, maestro della Belle Époque, in un viaggio che unisce eleganza, simbolismo e modernità.
Palazzo Bonaparte apre le sue porte all’arte raffinata e visionaria di Alphonse Mucha, maestro indiscusso dell’Art Nouveau. Dall’8 ottobre 2025 all’8 marzo 2026 il cuore della Capitale ospita la più ampia retrospettiva mai realizzata in Italia, con oltre 150 opere provenienti dalla Mucha Foundation e dai Musei Reali di Torino.
Manifesti iconici come Gismonda (1894), Reverie (1897) e Job (1896) guidano il visitatore attraverso un percorso che mette al centro la figura femminile, musa e simbolo di una bellezza sospesa tra sogno e modernità. Non solo manifesti: la mostra raccoglie disegni, illustrazioni, fotografie, sculture e arredi che ricostruiscono l’universo estetico di Mucha, affiancati a capolavori di artisti coevi come Boldini e alla sorprendente presenza della Venere di Botticelli, concessa dai Musei Reali di Torino come “ospite d’onore”.
L’allestimento, curato da Elizabeth Brooke e Anna Maria Bava con la direzione scientifica di Francesca Villanti, non si limita a esaltare l’aspetto decorativo dell’opera di Mucha. Il percorso svela anche la dimensione più intima e politica dell’artista: la spiritualità, la riflessione sociale e l’impegno patriottico che hanno accompagnato la sua carriera.
Promossa da Arthemisia in collaborazione con la Mucha Foundation, la mostra si propone come un viaggio nel tempo che restituisce tutta la potenza evocativa della Belle Époque. Gli orari di apertura vanno dalle 9.00 alle 19.30 nei giorni feriali, con prolungamento fino alle 21.00 nel weekend. I biglietti variano dai 17 ai 22 euro, a seconda della formula scelta.
Con questa esposizione, Roma non solo rende omaggio a uno dei più grandi interpreti della modernità, ma regala al pubblico un’occasione preziosa per scoprire come, attraverso linee morbide, volti eterei e atmosfere sognanti, Mucha abbia saputo trasformare la grafica in pura poesia visiva.
Giulia Marton
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