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Non monogamia etica, misandria e misoginia: i temi del terzo incontro di Archetipe – narrazioni ribelli

Il terzo appuntamento del bookclub transfemminista di Benedetta De Nicola ci dà il bentornato dalle vacanze estive – o, come le definisce lei, “il nostro fermo dal capitalismo” – con un incontro all’insegna del rispetto, del consenso e del dibattito.

Si è tenuto proprio ieri, giovedì 4 settembre alle 18:00, presso la Feltrinelli di Piazza dei Martiri a Napoli. Ma di cosa abbiamo parlato?

Benedetta De Nicola – seduta questa volta da sola, accanto ai testi del bookclub, senza gli ospiti che l’hanno accompagnata negli incontri precedenti, tra cui l’autrice Maggie Borrelli e la dottoressa Elisabetta Carbone – ha cominciato chiedendo al pubblico un applauso per la Global Sumud Flotilla, la più vasta iniziativa civile internazionale salpata per rompere il blocco navale di Gaza. La bandiera della Palestina posta ai piedi dei testi è la prima cosa che vedono i nostri occhi e l’invito è quello a rimanere sempre focalizzati sulla “questione più importante al momento”.

“Impenetrabile”, il graphic novel di Alix Garin protagonista dello scorso incontro

Protagonisti del precedente incontro, tenutosi ad agosto, erano stati i cosiddetti “dolori dell’utero”, come li definisce Benedetta De Nicola. Insieme ad Elisabetta Carbone, psicologa sistemico-relazionale, sessuologa clinica e consulente di coppia, avevamo parlato di endometriosi, vaginismo, vulvodinia, mestruazioni, dismenorrea e tabù sessuali.  A supportare la discussione c’erano stati due testi (entrambi disponibili in Feltrinelli): “Impenetrabile”, il graphic novel edito da Bao Publishing in cui Alix Garin racconta  la riconquista del proprio corpo e del proprio desiderio dopo aver sofferto per due anni di vaginismo; ed “È solo endometriosi”, una raccolta di storie a fumetti di Fanny Robin & MaY Fait Des Gribouillis, edito da Becco Giallo, che racconta il calvario dell’endometriosi, tra le difficoltà nell’ottenere una diagnosi e quelle di mantenere una vita sociale.

Tra i due testi, spiega Benedetta, “Impenetrabile” ha ricevuto decisamente maggiore successo tra i partecipanti del club del libro, trattandosi di una tipologia di narrazione che, partendo dalla sfera sessuale e dall’esperienza personale del vaginismo, arriva su un piano sociale ed emotivo che può accomunare più persone. “Impenetrabile” non si riferisce di fatto soltanto alla sessualità di Alix Garin, ma soprattutto all’impenetrabilità della sua anima: alla difficoltà nel comprendere sé stessa e nell’aprirsi al mondo che la circonda.

Tra le pagine del graphic novel, la protagonista scopre una parte di sé di cui non aveva ancora preso coscienza, in seguito ad una serie di vicissitudini che partono anche da una violenza che ha subito e della quale non è ancora consapevole. Porta gli strascichi di questa violenza, ne subisce le conseguenze ma non ricorda di averla subita. La guarigione arriva di pari passo con la riscoperta di sé stessa e la riflessione rispetto al rapporto con il proprio corpo, al desiderio, alle aspettative connesse al sesso e alle relazioni, all’obbligo di restare in una relazione sempre nello stesso modo. Per esempio in un modello monogamico, in cui, magari, non ci si riconosce più.

Che cos’è la non monogamia etica e perché parlarne in un bookclub transfemminista?

La non monogamia etica, spiega Benedetta, è un modello relazionale in cui più persone condividono relazioni romantiche e/o sessuali, che differisce da quello canonico, quello socialmente accettato della monogamia, che sancisce invece un “contratto”, un legame esclusivo tra due individui.

Ma perché parlare di non monogamia etica in un bookclub transfemminista? Il termine “etica” si riferisce a qualcosa di molto preciso: il presupposto alla base è quello del rispetto, del consenso e del dialogo tra tutte le parti coinvolte, nonché il rifiuto di una struttura patriarcale alla base. Significa rispettarsi in quello che si è, aspirare ad una relazione in cui alla base di tutto ci sia la fiducia e lo scambio, scardinarsi dal concetto di possesso.

Nella parte finale di “Impenetrabile”, spiega Benedetta, si assiste di fatto ad una presa di coscienza da parte di entrambi i membri della coppia. I due prendono atto del tempo che li ha cambiati, della presenza di qualcosa di diverso che si è fatta spazio tra di loro, e si chiedono come possono gestirla insieme.

 “Una delle frasi più belle che mi è stata detta dal mio fidanzato è «Io ti amo per quello che sei. Se tu sei questo, allora io amo anche questo». Una cosa che dico sempre quando sto in classe, ai miei alunni e alle mie alunne, è di aspirare ad avere accanto una persona che gli dica questo, non che gli dica «tu sei mia».”

Benedetta De Nicola

Per questo motivo, parlare di non monogamia etica significa parlare di patriarcato e del concetto di possesso che nel tempo ha delineato con precisione e perseveranza: la malsana idea che una donna debba appartenere ad un uomo per essere “contestualizzata”. La banalità con cui si attribuisce solo ai veri uomini il diritto ad essere non monogami, mentre la donna non monogama si guadagna l’intramontabile appellativo di “poco di buono”.

“Persepolis” e “La fame del suo cuore”: quale testo scegliamo per il prossimo incontro?

Dopo la partecipatissima discussione su “Impenetrabile” e sulle sue macro-tematiche, la fondatrice del bookclub ha inaugurato una nuova modalità di selezione dei testi da leggere. Ha chiesto a tutti i partecipanti di scegliere tra due testi: “Persepolis” e “La fame del suo cuore”.

L’ultimo dei due è un romanzo ambientato nel ‘700 di Antonella Ossorio e racconta la storia di una sterminatrice di uomini: una donna che assassina degli uomini per salvare delle donne, simbolo della ribellione a un mondo spietatamente maschile.

“Persepolis”, invece, è un graphic novel scritto e disegnato dall’autrice iraniana Marjane Satrapi. L’opera narra la vita dell’autrice, dall’infanzia trascorsa in Iran, a Teheran, sino all’età adulta. Racconta lo sconvolgimento di Teheran da parte del regime dei talebani, di come si è trovata improvvisamente costretta ad indossare un burqa, della sua ribellione e della sua lotta sistematica al patriarcato talebano.

Al termine della votazione, è stato proprio questo il testo scelto come protagonista del prossimo incontro (anche se, ci tiene a specificare Benedetta, “La fame del suo cuore” verrà comunque ripreso nelle prossime puntate!).

Misandria e misoginia non sono la stessa cosa!

I due testi sopra citati avevano soprattutto l’intenzione di introdurre un altro dei temi fondamentali di questo incontro: misandria e misoginia.

I due termini – spiega Benedetta – hanno la stessa etimologia. Se dovessimo basarci esclusivamente sulla struttura morfologica delle parole, diremmo semplicemente che la misoginia è l’odio verso le donne e la misandria è l’odio verso gli uomini. Il problema è che nonostante i due termini presuppongano una denotazione (un significante) comune, essi presentano una connotazione (il significato, tutto ciò che carica le parole di senso) totalmente differente.

“Io rivendico il mio essere misandrica, non perché odio tutti gli uomini, non è questo il concetto, ma perché il concetto di misandria oggigiorno ha alla base una concezione provocatoria, che è alla base del femminismo moderno. È un concetto per il quale la donna non si piega. Un concetto che è stato utilizzato e rielaborato dai forum Red Pills e Black Pills: gli incel, gruppi di uomini realmente misogini, nel senso di odio strutturale verso le donne, cioè sistemico e sistematico. La misandria invece non è un odio sistemico e sistematico, non c’è nessuna struttura.”

Benedetta De Nicola

In sostanza, la misoginia è un sistema culturale estremamente radicato che ha inflitto dolore, discriminazione, oppressione, controllo sulla mente e sui corpi femminili.

La misandria è prevenzione, è protezione, è una rivendicazione e un pregiudizio lecito. Soprattutto, non si tratta di odiare tutti gli uomini in quanto biologicamente uomini. Significa combattere contro coloro che scelgono di ignorare il peso sociale delle cose, coloro che impongono un prepotente invito alle donne, che è quello di stare zitte e buone. Coloro che non comprendono la necessità di una donna di affermarsi in uno spazio fisico e culturale, anche urlando, anche strepitando.

Così, ad Archetipe abbiamo rivendicato il rifiuto di qualsiasi banalizzazione e depauperazione del termine “misandria”. Sai chi erano considerate isteriche e misandriche? Le suffragette! E lo facevano nel tentativo di privarle dell’autorità e dell’autorevolezza con la quale gestivano le proprie azioni. Per questo è importante riappropriarci di un insulto che ci è stato rivolto solo per il nostro essere femministe.

Qualche annuncio importante

L’incontro si è concluso con qualche annuncio importante, o dovremmo dire, graditissimo spoiler: il prossimo appuntamento del bookclub transfemminista si terrà di fatto al Campania Libri Festival, nella fantastica cornice del Palazzo Reale di Napoli.

Le novità, però, non finiscono qui: nel mese di novembre, in cui ricade “la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, Archetipe ci aspetta con un doppio appuntamento.

Infine, la fondatrice del bookclub ha invitato tutti i docenti e le docenti che seguono Archetipe a partecipare ad una riunione per discutere di alcune importanti opportunità per le proprie classi. Benedetta ha accennato alla volontà di creare una sorta di “Archetipe per ragazzi”, ma per ottenere maggiori informazioni invita chiunque sia interessato a scriverle al profilo Instagram di Archetipe, o alla mail archetipenarrazioniribelli@gmail.com.

Simona Settembrini

Leggi anche: Archetipe Narrazioni Ribelli, il bookclub: com’è andato il secondo appuntamento?

Foto di Lorena Montella

Simona Settembrini

Simona Settembrini, classe 2001, laureata in “Culture Digitali e della Comunicazione”. Per descrivermi al meglio, direi che l’amore, in qualunque sua forma, è sempre al primo posto nella mia vita. Scrivo perché mi aiuta a rendere il mondo meno confuso e per mettere nero su bianco le mie emozioni e quelle degli altri, perché in fondo sono tutte uguali.
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