GIANCARLO OLTRE SIANI: la memoria di un ragazzo come noi, 40 anni dopo la morte

“Puoi cadere migliaia di volte nella vita, ma se sei realmente libero nei pensieri, nel cuore e se possiedi l’animo del saggio potrai cadere anche infinite volte nel percorso della tua vita, ma non lo farai mai in ginocchio, sempre in piedi.”
È difficile scrivere un articolo che non risulti banale quando si ricorda ed onora la figura di un ragazzo che è stato icona della lotta alla camorra e del giornalismo come Giancarlo Siani: non si contano più i pezzi di eterno commiato e la raccolta di testimonianze del suo – preziosissimo – operato professionale. Racconti ed inchieste sulla criminalità organizzata di Napoli e provincia a firma Siani sono, del resto, una bussola per chiunque conosca l’importanza che l’informazione ricopre ai fini della promozione della legalità. Cos’è che oggi manca, ad esattamente 40 anni di distanza dalla morte, quando si scrive e parla di Giancarlo? Il racconto di un semplice ragazzo come noi, che vada oltre le pur doverose lodi della figura professionale e si concentri sulle caratteristiche di un giovane comune, splendidamente sognatore ed amante della verità. Aveva compiuto da appena due giorni 26 anni quando, sfruttando il cinismo banale del male, dei sicari provarono a sovrastarne gli ideali di giustizia infliggendogli la morte con dei colpi di pistola. Giancarlo veniva dal Vomero, un quartiere borghese di Napoli, ma non aveva mai interiorizzato alcuna struttura classista o un costrutto sociale che potesse renderlo incapace di percepire e validare i disagi altrui, percependoli con supponenza. La voglia di migliorarsi appartenente al ragazzo Giancarlo, e non solo al giornalista Siani, si intersecava con la speranza di cambiare il proprio ambiente sociale. La sua ambizione non era rivolta al mero miglioramento della condizione di vita personale, fattore che ancora oggi ne contraddistingue i tratti iconici di rarità appartenenti ad una persona dai tratti profondamente umani. Giancarlo puntava a far luce su un mondo sommerso, fatto di illegalità ed omertà, che minacciava di soffocare la spinta per la giustizia proveniente dal basso, garanzia di affidabilità per costruire una società migliore.
DOVE IL CRIMINE CREÒ PRIGIONE, GIANCARLO LAVORÒ PER PROMUOVERE LA LIBERTÀ
Dove l’oppressione del crimine creava una metaforica prigione, Giancarlo fece libertà.
Il coraggio è stato il tratto distintivo che ha reso speciale un ragazzo come tanti, non limitatosi ad essere spettatore passivo degli eventi: scelse di rischiare consapevolmente la vita per far emergere una luce dalle tenebre. Se la memoria del giornalista Siani è presente tutt’oggi nel dibattito pubblico, venendo omaggiata da rappresentanti istituzionali e professionisti dell’informazione, è nell’immaginario popolare che Giancarlo è un eroe: ha declinato le competenze professionali che appartengono a pochi con il rafforzamento delle speranze delle persone comuni, a dimostrazione di quanto possa essere potente e diffuso il desiderio di giustizia e verità in una società, inscalfibile pure dinanzi alla morte. Giancarlo non era nato per fare il martire, né per entrare nei libri di storia. Aveva un futuro davanti a sé, eppure scelse di guardare oltre: si rivolse al mondo che lo circondava con occhi lucidi di speranza ed impegno, non fermandosi dinanzi alla paura che in altri avrebbe paralizzato ogni azione. Dopo 40 anni esatti, la sua morte ci ricorda che la verità non è mai scontata e che il prezzo da pagare per difenderla può essere altissimo. Ma, d’altro canto, ci ricorda che senza verità e giustizia la vita non ha davvero valore.
Oggi, voler ricordare Giancarlo Siani significa fermarsi a riflettere sulla sua eredità, che non è fatta di medaglie o riconoscimenti ma di un messaggio che continua a risuonare nel cuore della società. Lo stesso invita a ragionare su quanto ancora si debba agire per costruire un mondo dove le parole siano libere di esprimere ciò che alcuni vorrebbero tenere nascosto. Pur non avendo segnato la fine della violenza e dell’omertà, il sacrificio di Giancarlo ha dato vita ad un movimento di coscienza che spinge a non voltare lo sguardo dall’altra parte. Ogni volta che ne pronunciamo il nome o raccontiamo la storia dobbiamo esser consapevoli di starne portando avanti il sogno, più vivo che mai. Giancarlo Siani, oltre che un ragazzo di 26 anni, era la speranza di un’intera generazione convinta che la giustizia non si costruisce a parole, ma con azioni che richiedono coraggio, determinazione e, soprattutto, verità. Una lezione da riproporre nei tempi odierni.
Tommaso Alessandro De Filippo
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