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Global Sumud Flotilla attaccata in Tunisia

Il porto di Sidi Bou Said, alle porte di Tunisi, nella notte tra l’8 e il 9 settembre è stato scosso da un boato improvviso. Una fiammata ha avvolto la Family Boat, una delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, il più grande convoglio civile mai partito verso Gaza. Per qualche minuto a bordo è stato il caos, tra grida, corse per spegnere le fiamme, la paura che il viaggio potesse finire lì.

L’impatto e la paura

Secondo i presenti, poco prima dell’incendio un drone avrebbe sorvolato la barca. Poi un bagliore dall’alto, un rumore secco e il fuoco che si è diffuso dal ponte. I sei membri dell’equipaggio sono riusciti a domare le fiamme e nessuno è rimasto ferito. Restano però i segni di una notte che ha messo in discussione la sicurezza dell’intera spedizione.

Gli attivisti parlano di un vero e proprio attacco. Un ordigno sganciato dall’alto, testimoniato da immagini video e racconti. Le autorità tunisine invece ridimensionano, parlando di un possibile incidente a bordo, un corto circuito o una sigaretta finita nel deposito dei giubbotti di salvataggio. Due versioni totalmente opposte che alimentano dubbi e sospetti.

La missione

La Global Sumud Flotilla, ricordiamo, non è una traversata qualsiasi. Più di cinquanta imbarcazioni, con a bordo centinaia di attivisti, figure pubbliche e volontari partiti da porti europei e nordafricani, hanno un obiettivo preciso, quello di portare aiuti umanitari e richiamare l’attenzione internazionale sul blocco navale che da anni isola la Striscia di Gaza. Tra i partecipanti ci sono nomi noti come Greta Thunberg, amministratori locali e personalità delle Nazioni Unite.

Le parole di Francesca Albanese

Tra coloro che hanno seguito da vicino l’accaduto c’è Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per i Territori palestinesi. Dopo aver visionato le immagini e raccolto testimonianze, ha parlato di “un episodio gravissimo che, se confermato come attacco esterno, rappresenterebbe non solo un atto intimidatorio contro civili in missione umanitaria, ma anche una violazione della sovranità tunisina”.

Al di là delle ricostruzioni tecniche, l’episodio ha avuto un effetto immediato, quello di riportare la Flotilla al centro del dibattito internazionale. Le richieste di indagini indipendenti si moltiplicano, mentre la missione ribadisce di voler continuare il viaggio. “Non ci fermeremo”, hanno dichiarato i coordinatori, “perché la solidarietà non può essere incendiata”. 

Un viaggio che continua

La notte di Sidi Bou Said resterà impressa come uno dei momenti più delicati della Global Sumud Flotilla. La paura non ha spezzato la determinazione dei partecipanti, ma ha sicuramente reso evidente quanto fragile sia il confine tra speranza e minaccia in una missione che porta con sé non solo aiuti materiali, ma un messaggio di resistenza civile e di umanità condivisa.

Serena Parascandolo

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Serena Parascandolo

Serena Parascandolo, classe ’89, napulegna cresciuta tra vicoli, sottoculture di locali underground e sogni infranti. Scrivo di moda, politica e sottoculture con una penna affilata e un cuore malinconico e sorridente, come un ossimoro. Femminista, queer, terrona, mamma. Studio e imparo ancora, perché la strada è lunga e il mondo troppo complicato per accontentarsi. La mia scrittura prova a essere un atto d’amore e una piccola rivolta.
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