Israele, Netanyahu punta all’occupazione totale di Gaza: “Se non agiamo ora, gli ostaggi moriranno”

Netanhyahu ha deciso: Israele occuperà Gaza. L’Idf revoca lo stato d’emergenza e riduce il personale. Pressioni internazionali per la fine del conflitto.
Israele si prepara a occupare completamente la Striscia di Gaza. La decisione, secondo quanto riferito da una fonte di alto livello dell’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu al canale televisivo Channel 12, sarebbe già stata presa:
“Hamas non libererà altri ostaggi senza una resa totale. Se non agiamo ora, moriranno di fame e Gaza resterà sotto il controllo dei terroristi”.
L’operazione militare, a detta di diversi media israeliani, avrebbe già ricevuto il via libera da Donald Trump.
Nel contempo, l’Idf, ha annunciato la revoca dello stato d’emergenza bellica in vigore dal 7 ottobre 2023.
Questo comporterà una progressiva riduzione del numero di militari attivi, compresi i riservisti, dopo mesi di intensi richiami e operazioni prolungate. Tuttavia, le tensioni all’interno del governo e tra i vertici militari sono evidenti. Il capo di stato maggiore Eyal Zamir avrebbe espresso serie riserve sull’operazione, sottolineando le enormi difficoltà logistiche e strategiche di una conquista totale dell’enclave palestinese.
La risposta dall’entourage di Netanyahu è stata durissima:
“Se non è d’accordo, si dimetta”.
ONU in campo e tensioni in Isreaele
La possibilità di una nuova fase di escalation arriva mentre la diplomazia internazionale torna in campo. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si riunisce oggi per discutere la situazione in Medio Oriente. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar è volato a New York in vista di una sessione speciale dedicata agli ostaggi.
Sul fronte interno, il governo ha votato la rimozione della procuratrice generale Gali Baharav-Miara, al centro di uno scontro con il premier anche per un’indagine sulle presunte tangenti dal Qatar. La Corte Suprema ha però subito sospeso la decisione in attesa di esaminare i ricorsi.
Intanto, crescono le pressioni per una tregua: oltre 600 ex funzionari israeliani della sicurezza – tra cui ex membri del Mossad, dello Shin Bet e delle Forze Armate – hanno scritto una lettera all’amministrazione statunitense per chiedere la fine del conflitto. In un video, diversi ex alti ufficiali hanno chiesto pubblicamente al governo di fermare la guerra.
In parallelo, le immagini drammatiche di due ostaggi israeliani ventenni, apparsi visibilmente emaciati in un video diffuso in rete, hanno scosso l’opinione pubblica. La Croce Rossa Internazionale e l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno lanciato un appello urgente: “Le condizioni degli ostaggi sono inaccettabili. Chiediamo il rilascio immediato e l’accesso a cure e cibo”.
Mentre sul campo proseguono le operazioni e gli interrogativi sul futuro di Gaza, Israele assicura agli Stati Uniti che gli aiuti umanitari continueranno a fluire verso la popolazione civile. Ma la sfida appare sempre più complessa: unire una campagna militare a un impegno umanitario senza precedenti.
Alessandra Lima
Immagine generata con AI
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