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Minacce a Roberto Saviano e Rosaria Capacchione: la conferma delle condanne ai Casalesi

Parlare di mafia in Italia: chi racconta la verità paga sempre un prezzo

Parlare di mafia, in Italia, significa quasi sempre fare i conti con la solita narrazione: il giornalista sotto scorta, il romanziere che “ci ha guadagnato”, il coraggio che si trasforma in spettacolo. La verità è che il prezzo da pagare non si vede, perché dietro i riflettori c’è una gabbia invisibile fatta di timori, sacrifici, isolamento. Le minacce della Camorra a Roberto Saviano e Rosaria Capacchione non sono solo cronaca: sono il riflesso di un Paese in cui raccontare la verità ha ancora un costo altissimo.

Partiamo dalle origini

Era il 13 marzo 2008 quando, durante il maxiprocesso Spartacus contro il clan dei Casalesi, l’avvocato Michele Santonastaso, su mandato del boss Francesco Bidognetti, lesse in aula un documento intimidatorio contro Roberto Saviano e la giornalista Rosaria Capacchione. Un attacco frontale e mafioso, volto a delegittimare chi osava raccontare gli affari del clan. Da quel giorno, per Saviano e Capacchione è iniziata una vita sotto scorta permanente, simbolo della lotta alla criminalità organizzata, ma anche di una libertà perduta.

Processo Spartacus e minacce pubbliche: cosa è successo nel 2008

Il processo Spartacus ha segnato uno spartiacque nella lotta giudiziaria alla Camorra casertana. In quel contesto, le minacce in aula rappresentano non solo un’intimidazione, ma una dichiarazione di potere della mafia contro la stampa e la magistratura.

Verdetto d’Appello 2025: la posizione della Corte su Bidognetti e Santonastaso

Il 14 luglio 2025, la Corte d’Appello di Roma ha confermato:

  • 1 anno e 6 mesi di reclusione per Francesco Bidognetti
  • 1 anno e 2 mesi per l’avvocato Santonastaso

Una condanna che, pur non cancellando le sofferenze personali, certifica giudiziariamente che si trattò di minacce aggravate dal metodo mafioso.

Roberto Saviano commosso in aula: “Mi hanno rubato la vita”

In aula, Saviano si è commosso profondamente:

«Mi hanno rubato la vita.».

A questo punto la narrazione più scontata si frantuma. Perché quante volte si è sentito dire: “Saviano ha fatto fortuna parlando di camorra”? Ma che valore possono avere quei soldi, se da quasi vent’anni non può più vivere senza una scorta accanto?

I soldi non comprano la libertà. Non comprano il silenzio interrotto della notte, quando la scorta veglia e tu ti chiedi che cosa ti sei lasciato rubare davvero.

Rosaria Capacchione: la battaglia legale non è finita

Rosaria Capacchione ha accolto la sentenza con apparente freddezza, ricordando che l’iter giudiziario non è ancora terminato.

«Adesso ci sarà la Cassazione, come sempre. La strada è ancora lunga».

La giornalista continua a vivere sotto protezione, pagando sulla pelle il prezzo di aver raccontato i poteri criminali della sua terra.

Giornalisti minacciati dalla mafia: un pericolo per la libertà di stampa

Le minacce a Saviano e Capacchione sono solo la punta dell’iceberg. In Italia, secondo i dati di Ossigeno per l’Informazione, decine di giornalisti vivono sotto minaccia ogni anno.
La lentezza della giustizia italiana, che ha impiegato 17 anni per una sentenza d’appello definitiva, è un ulteriore macigno che pesa sulla credibilità dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata.

Prossime tappe: il ricorso in Cassazione e la scorta a vita

La difesa ha già annunciato il ricorso in Cassazione. Fino ad allora, la sentenza rimarrà un importante precedente, ma la vita di Saviano e Capacchione resterà comunque blindata, sorvegliata, limitata.

Oggi la giustizia ha detto che quella minaccia era reale. Ma nessuna sentenza potrà restituire agli aggrediti gli anni vissuti da prigionieri.

Questa storia ci insegna che la libertà di dire la verità non è mai un diritto assicurato. E che chi la difende, rischiando in prima persona, merita rispetto, sostegno e non il cinismo di chi osserva da lontano.

Arianna D’Angelo

Arianna, classe ‘98. Mi piacciono le arti visive e musicali. Per me scrivere è esternare il mio mondo interno raccontando ciò che mi appassiona. L’Arianna del mito greco liberò Minosse con il suo filo e io con la mia scrittura libero il mio mondo e ve lo racconto.
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