Il Diavolo veste Prada 2 trasforma New York in passerella: nostalgia o specchio del nostro presente?

Il sequel – del celebre film “Il Diavolo veste Prada” – più atteso del fashion cinema è realtà. Tra ciak e décolleté, le strade di Manhattan tornano a raccontare una moda che divide tra chi osserva e chi comanda.
Torna Miranda Priestly, ma il mondo della moda è lo stesso?
Sono passati quasi vent’anni da quando Il Diavolo veste Prada ha ridefinito l’immaginario collettivo della moda. Non solo un film, ma una lezione su potere, risorse umane, apparenza lavoro precario travestito da sogno. Ora il sequel è ufficiale. Il cast è tornato al completo, Anne Hathaway, Meryl Streep, Emily Blunt e Stanley Tucci girano tra le vie di New York, immortalati in look che fanno già tendenza. Ma questo ritorno sarà in grado di raccontare la realtà di quel sogno?
Il set è reale, la narrazione?
Le riprese si sono aperte con una scena simbolica: Andy Sachs – Hathaway – cammina per Chelsea con trench oversize e stivaletti anni 2000, mentre Miranda osserva dal retro di una limousine. Sullo sfondo, negozi chiusi, influencer che filmano tutto, e il traffico che impazza. È il segno che il sequel, oltre il glamour, vuole raccontare il nuovo mondo della moda: più veloce, più spietato, meno patinato.
Una moda che non detta più legge
Nel primo film, Miranda era la regina di un tempio editoriale, capace di far crescere (o distruggere) carriere con uno sguardo. Oggi, con le riviste in crisi e i social al potere, quel modello regge ancora? La nuova trama, secondo le indiscrezioni, metterà a confronto due generazioni di moda e di potere: Miranda e Emily (ora sua rivale) da una parte, Andy e le nuove voci digitali dall’altra. Una lotta tra chi detiene lo status e chi ne reclama la fine. Molto attuale.
Il sequel è già moda? Sì, ma a quale prezzo?
Il marketing funziona. Le immagini dal set sono ovunque, i brand si accodano, e il fashion system è pronto a rivendersi l’effetto nostalgia. Ma c’è un rischio: che Il Diavolo veste Prada 2 diventi solo un revival ben vestito, che ignora la crisi vera del settore. Contratti atipici, greenwashing, eccessi, temi di cui si parla poco, ma che i fan si aspettano di vedere.
Forse questa volta la moda non sarà solo spettacolo, ma lente critica su un’industria che oggi si osserva e si mette in discussione. Le sfilate non bastano più, il potere cambia forma. E anche Miranda, forse, dovrà accorgersene.
Serena Parascandolo
Leggi anche: Il diavolo veste Prada 2: ritorno nel mondo della moda con stile e intrighi