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Afterhours – Ballate per Piccole Iene vent’anni dopo: ritorno al disordine delle emozioni

Certe opere non invecchiano: si sedimentano, cambiano forma insieme a chi le ha vissute, ritrovano un senso nuovo quando tornano in scena.

Ballate per Piccole Iene è una di quelle. Non solo un album, ma una crepa aperta nella superficie del rock italiano: disturbante, notturno, emotivamente feroce. Vent’anni dopo, gli Afterhours scelgono di riportarlo sul palco così com’era nato: nella sua interezza, nella sua urgenza, senza edulcorazioni. E il 23 luglio, all’Arena Flegrea di Napoli, lo faranno con la formazione originale.

È partito dal Sequoie Music Park di Bologna, lo scorso 26 giugno, il tour celebrativo dedicato a Ballate per Piccole Iene. Un ritorno che non ha nulla di nostalgico, ma somiglia più a una necessità: Manuel Agnelli lo aveva anticipato, non sarà un revival, ma un’operazione di verità. Di quelle che non cercano la forma perfetta, ma il suono imperfetto delle ferite.

Con lui tornano Andrea Viti, Giorgio Prette e Dario Ciffo, compagni di quell’epoca di creazione borderline, segnata dalla produzione di Greg Dulli (The Afghan Whigs, The Twilight Singers), che nel 2005 diede al disco un’impronta internazionale con Ballads for Little Hyenas, spingendone il suono verso territori dark-rock e post-punk.
Un album che invecchia come certe cicatrici: diventano parte della pelle, non si rimarginano mai davvero. Un disco che fa male, ma che ora come allora resta attuale e necessario. 

Sul palco, la scaletta è dichiaratamente filologica: si parte da La sottile linea bianca e si finisce dove finiva l’album, in quell’oscillazione costante tra eros e autodistruzione, carne e alienazione.
Un ritorno alle radici, non per nostalgia, ma per necessità: quella di riconnettersi con l’anima più autentica della propria storia.
Non mancheranno incursioni in altri brani iconici: Lasciami leccare l’adrenalina, Male di miele, Non è per sempre — ma lo scheletro resta uno, potente e coerente, fino all’intensa rilettura de La canzone di Marinella, omaggio disarmante a De André che riconsegna il senso profondo della ballata come racconto della brutalità umana.

In tempi in cui la musica dal vivo si trasforma spesso in contenuto da smartphone, Agnelli e compagni rispondono con un’esperienza che spinge al coinvolgimento viscerale. Nessun filtro, nessun effetto speciale. Solo corpi, strumenti e voci che si sporcano.

Ballate per Piccole Iene fu un disco di frattura: spezzava l’eleganza lirica degli esordi e affondava in territori più grezzi, più scuri.
Se prima c’era il veleno raffinato di Non è per sempre, qui c’è la febbre del desiderio e dell’abbandono. È un disco che racconta l’assenza, ma lo fa con una lingua sporca, sensuale, feroce. Forse è per questo che oggi suona ancora necessario. Perché non cerca soluzioni, ma amplifica le domande.

Dopo il concerto dei Massive Attack del 22 giugno, Napoli accoglie un altro rito collettivo. Due appuntamenti che, letti in sequenza, sembrano restituire una contro-narrazione musicale di quest’estate – meno plastica, più profonda.
Qui si viene per scavare, non per galleggiare. Per lasciarsi travolgere da ciò che normalmente si tenta di nascondere sotto il tappeto. A mentire alle mani, al cuore, ai reni.

Un anniversario così, nel cuore della città vulcanica per eccellenza, è più di una data: è un corto circuito, di quelli che ti riattaccano alla parte più ruvida di te.

Ci sono molti modi è l’ultima traccia del disco, un punto fermo in un percorso che alterna dolcezza e disincanto, senza mai offrire redenzione.
Una ballata sospesa, dolce e amara insieme, che ci lascia in quella zona ambigua dove «ci sono molti modi per dirsi la verità, e quasi nessuno è indolore».
Ma tra le righe si intravede una promessa in filigrana: «torneremo a scorrere» — e forse, a sentire.  

Roberta Aurelio

Immagine generata con IA

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Roberta Aurelio

Roberta Aurelio – Comunica, scrive e respira cultura. Giornalista pubblicista (in progress), appassionata di storie fuori fuoco, concerti sudati e manifesti sbiaditi. Colleziona vinili, parole e istanti analogici. Ama i dettagli e la luce giusta. Rifiuta ingiustizie e condanna i soprusi. Quando scrive, intreccia pensiero critico e sensibilità poetica. Vive a Napoli, con lo sguardo altrove.
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