Massive Attack, tra visione e rivoluzione

Il ritorno dei Massive Attack in Italia è sempre un evento atteso da chi ama il trip-hop, l’elettronica e le sonorità visionarie.
Nati a Bristol nel 1987, inizialmente come trio con Andrew “Mushroom” Vowles, successivamente uscito dal gruppo, Robert “3D” Del Naja e Grant “Daddy G” Marshall hanno ridefinito la musica degli anni ’90 con Blue Lines (1991), primo capolavoro che ha consacrato la band come pioniera del trip-hop.
Il loro sound ipnotico e contaminato ha influenzato generazioni, lasciando un segno indelebile nella musica contemporanea.
Quest’anno, 3D e Daddy G sono pronti a tornare in Italia con un tour che unisce musica, arte e impegno civile. Dopo il grande successo delle loro performance dello scorso anno, il duo britannico ripropone una miscela potente di atmosfere intime e provocatorie, accompagnata da un messaggio che va oltre la musica.
Le date italiane del tour 2025 includono il Parco della Musica di Milano il 18 giugno, il Ferrara Summer Fest il 19 giugno, la Casa Rossa Arena di Gorizia il 24 giugno e l’Arena Flegrea di Napoli il 22 giugno. Quattro appuntamenti imperdibili per assistere a una delle performance più influenti della scena musicale contemporanea.
Dalla Bristol underground degli anni ’90 a oggi, grazie anche alle collaborazioni con voci iconiche come Tricky, Elizabeth Fraser, Horace Andy e Sinéad O’Connor, i Massive Attack hanno costruito un soundscape fatto di elettronica malinconica, ritmi urbani e riverberi post-industriali. Album come Mezzanine (1998) e 100th Window (2003) hanno disegnato paesaggi interiori e metropolitani, anticipando inquietudini che oggi sono globali. Oggi, più che mai, la loro musica vibra di un’urgenza politica. In un’epoca di crisi climatica e conflitti bellici, il loro tour è pensato per lasciare un’impronta culturale, ambientale e sociale.
Non è un caso che brani come Paradise Circus (2010) o Future Proof (2003) sembrino parlare al nostro presente: sensuali e spettrali, fragili e disturbanti, sono colonne sonore ideali di un’umanità in bilico. Ma è soprattutto Unfinished Sympathy (1991), con la sua orchestrazione aperta e struggente, a ricordarci che ogni gesto collettivo può cambiare qualcosa — fosse anche solo la percezione dell’altro.
La sensibilizzazione climatica e il futuro dei concerti
Dietro il palco, la loro coerenza diventa metodo. I Massive Attack non si limitano a predicare la sostenibilità: la praticano. Nel 2021 hanno commissionato al Tyndall Centre for Climate Change Research un report pionieristico — Roadmap to Super Low Carbon Live Music (Tyndall Centre for Climate Change Research Report) — che analizza l’impatto ambientale delle tournée e propone strategie concrete per ridurlo fino al 90%. I dati parlano chiaro: un tour internazionale può generare oltre 400 tonnellate di CO₂, tra trasporti, energia e produzione. La loro risposta è radicale: niente jet privati, logistica a basso impatto, uso esclusivo di fonti rinnovabili per l’energia del palco, riduzione dei materiali promozionali e merchandising etico. “Non basta piantare alberi per compensare le emissioni,” ha dichiarato Robert Del Naja. E infatti, la loro roadmap sta diventando un modello per l’intera industria musicale.
Le guerre e l’impegno sociale
Nei concerti dei Massive Attack, la musica è sempre stata un veicolo di denuncia contro le ingiustizie politiche, con particolare attenzione alla Palestina, ai conflitti in Medio Oriente e all’Ucraina. Robert Del Naja utilizza il palco come una piattaforma per sensibilizzare il pubblico su temi urgenti come la crisi climatica e i conflitti armati. Le immagini proiettate durante le esibizioni non sono mai casuali: testimonianze dirette dai territori occupati, dati delle Nazioni Unite e statistiche sui conflitti. L’arte visiva si fonde con i suoni, creando un’esperienza che va oltre il concerto e si trasforma in un atto di militanza.
Questa fusione di musica e impegno sociale è il frutto della collaborazione con il collettivo artistico United Visual Artists (UVA), che ha sviluppato scenografie che incorporano dati in tempo reale, trasformando i concerti in dichiarazioni politiche potenti. I Massive Attack dimostrano che l’arte e la musica possono essere linguaggi universali e strumenti efficaci per promuovere la consapevolezza e stimolare il cambiamento sociale.
Un esempio significativo è il concerto tenuto a Liverpool nel novembre 2024, durante il quale Robert Del Naja ha letto una lettera del medico di Medici Senza Frontiere Mahmoud Abu Nujaila, ucciso in un attacco a Gaza. Le sue parole — “Chiunque resti fino alla fine racconterà la storia. Abbiamo fatto quello che potevamo. Ricordatevi di noi” — sono diventate simbolo della catastrofe umanitaria ancora in corso. In sua memoria, Massive Attack, Fontaines D.C. e Young Fathers hanno pubblicato un EP a sostegno delle missioni di Medici Senza Frontiere nella Striscia di Gaza (Fire Sale).
Napoli: un luogo simbolo di impegno e riflessione
Napoli sarà l’ultima tappa italiana del tour, ma anche la più simbolica. L’Arena Flegrea, che ospiterà il concerto del 22 giugno, è un importante spazio culturale dove musica e arte si incontrano con l’energia di una comunità dinamica. Napoli, città di straordinaria ricchezza culturale e storica, è da sempre simbolo di resilienza e lotta contro le disuguaglianze. Una città complessa, densa, incastonata tra fuoco e mare, non poteva rappresentare scenario migliore per un evento che è al tempo stesso spettacolo e riflessione. Perché, in fondo, ciò che i Massive Attack ci ricordano da trent’anni è che non si può separare il suono dal contesto, l’arte dall’etica, il battito dal ritmo del mondo.
Roberta Aurelio
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