Abolire il quorum: ma chi vota decide davvero?

Si parla spesso di allargare i diritti per rendere questo paese più inclusivo.
Ecco, questo era uno dei tanti modi che avevamo per farlo.
In Italia, il referendum abrogativo è uno strumento di democrazia diretta cruciale, che permette ai cittadini di abrogare leggi esistenti.
La sua efficacia è spesso minata dal quorum di partecipazione; soglia prevista dall’articolo 75 della Costituzione italiana e stabilisce che il referendum è valido solo se vi partecipa la maggioranza degli aventi diritto al voto.
Questo requisito, apparentemente volto a garantire un’ampia partecipazione, si è rivelato un ostacolo significativo e, a detta di molti, un vero e proprio strumento dannoso per la democrazia.
Il quorum, fissando una soglia minima di affluenza, conferisce un potere sproporzionato all’astensione. Se i promotori di una legge o coloro che desiderano mantenerla in vigore ritengono di non poter vincere sul piano del “sì” o del “no”, possono semplicemente promuovere l’astensione.
In questo modo, l’obiettivo non è convincere gli elettori con argomentazioni, ma semplicemente scoraggiare la partecipazione, rendendo di fatto inutile l’intero processo referendario e vanificando la volontà di chi invece si è recato alle urne.
Questo meccanismo perverso è stato più volte evidenziato. I voti espressi da milioni di cittadini diventano lettera morta se la percentuale di votanti non raggiunge il 50% più uno.
È un paradosso democratico: la scelta di non votare, se sufficientemente massiccia, può annullare la scelta di chi ha votato.
Questo non solo genera frustrazione e sfiducia nei confronti delle istituzioni, ma svuota di significato lo strumento referendario, trasformandolo da espressione di volontà popolare a un gioco al massacro dell’affluenza.
La problematica del quorum non è una peculiarità italiana, ma una questione di dibattito internazionale.
La commissione europea per la democrazia attraverso il diritto, meglio nota come commissione di Venezia, un organo consultivo del consiglio d’Europa, ha espresso chiare raccomandazioni in merito.
Nelle sue linee guida sulla disciplina del referendum, la commissione ha esplicitamente sconsigliato l’adozione di quora di partecipazione, proprio per evitare il rischio di boicottaggio del voto tramite l’astensione e per garantire che i voti espressi abbiano effettivamente un peso.
La logica dietro questa raccomandazione è semplice e inequivocabile: in una democrazia matura, chi vota decide.
Il risultato di una consultazione popolare dovrebbe essere determinato dalle preferenze espresse da coloro che si recano alle urne, non dall’inerzia o dalla strategia di chi sceglie di rimanere a casa.
L’assenza di un quorum eliminerebbe l’incentivo all’astensionismo strumentale, spingendo le forze politiche e i comitati a confrontarsi sul merito delle questioni, a mobilitare gli elettori con argomentazioni e a rispettare la volontà popolare espressa da chi ha partecipato.
Abolire il quorum non significa sminuire l’importanza della partecipazione. Al contrario, significherebbe rafforzare il valore di ogni singolo voto e restituire piena dignità al referendum come strumento di partecipazione democratica.
Significherebbe, ancora, porre l’accento sulla qualità del consenso espresso da chi si impegna attivamente, piuttosto che sulla quantità astratta di una maggioranza silenziosa.
È tempo di riconsiderare l’articolo 75 della Costituzione alla luce delle moderne esigenze democratiche e delle raccomandazioni internazionali.
Eliminare il quorum rappresenterebbe un passo fondamentale verso una democrazia più matura e funzionale, dove la sovranità appartiene realmente al popolo che si esprime, senza vincoli che ne annullano la volontà.
Chi vota decide. È un principio semplice, ma potente, che dovrebbe essere al centro di ogni sistema democratico che si definisca tale.
Arrabbiamoci, perché ci uccidono. Perché questa cultura non ci rappresenta. Perché questa politica non fa abbastanza per noi.
E se non lo fai, non saprai mai che bel privilegio è quello in cui vivi. È il privilegio di chi se ne frega. Sempre.
Francesca Scotto di Carlo
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ILLUSTRAZIONE DI ALICE GALLOSI