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L’influenza delle subculture digitali: TikTok e Reddit stanno cambiando chi siamo?

Come siamo passati da indovinare le risposte a “Chi vuol esser milionario?” a rispondere alle domande di “Hai fatto il test del tuo trauma infantile su TikTok? 

In un’epoca in cui il trauma è tendenza, e l’autodiagnosi si fa col filtro aesthetic, è ora di chiedersi che cosa stia davvero succedendo alla nostra identità

LA FIERA DELLE IDENTITÀ FLUIDE

Una volta c’erano le riunioni di quartiere, i bar, i circoli culturali, le sagre di paese e le panchine dei parchi pubblici. Oggi ci sono gli algoritmi, i subreddit e i For You Page. 

Le subculture non muoiono mai, semplicemente migrano. Se prima i punkabbestia sputavano rabbia sui marciapiedi e gli emo si piastravano i capelli nei bagni della scuola, oggi si piange davanti allo schermo del cellulare, con filtri glitter e sottofondo lo-fi. 

È la società delle subculture digitali, dove l’identità si costruisce online a colpi di like, commenti e meme.

Ma non facciamoci ingannare dall’estetica mielosa o dall’ironia del “leone da tastiera”: dietro balletti scemi e thread infiniti si muovono processi psicologici profondi, dinamiche sociali complesse e una trasformazione del sé che Freud avrebbe guardato con un misto di orrore e curiosità. 

TIKTOK E LA PSICOANALISI DA 60 SECONDI 

Mi piace pensare a TikTok come ad un bar virtuale, dove tutti parlano e nessuno ascolta. Ma è anche il confessionaleo la stanza di analisi – più frequentato del pianeta: ansia, depressione, disturbi alimentari, trauma relazionale e disturbi di personalità sono diventati “contenuti digeribili”. Si fanno balletti idioti sulle proprie disgrazie, si ride dell’attacco di panico, si racconta il proprio disturbo borderline con musica triste e parole inappropriate.

Con TikTok la sofferenza è diventata uno spettacolo, un’identità social, un brand. La psicologia pop si impasta con gli algoritmi: più il contenuto è emozionalmente intenso, più gira. La sofferenza è diventata virale: il bisogno di riconoscimento, la ricerca di appartenenza, la validazione emotiva trovano collocazione naturale in video di 60 secondi. Non è un caso che in molti trovino conforto in questi video: per la prima volta, si sentono “visti”. Ma qui arriva il plot-twist: essere visti non è lo stesso che essere compresi (e raccontarsi non equivale a elaborare).

Dati che fanno riflettere:

  • Ci sono 1 miliardo di utenti attivi su TikTok nel mondo;
  • Il tag #MentalHealth ha oltre 60 miliardi di visualizzazioni;
  • Il 62% degli adolescenti italiani usa TikTok quotidianamente;
  • Su TikTok puoi scoprire in meno di 15 secondi che i tuoi problemi di coppia derivano da un “attaccamento insicuro”. Peccato che servano 15 anni per elaborarlo davvero.

REDDIT E L’INCONSCIO COLLETTIVO (CON IL MODERATORE)

Reddit è una sorta di club letterario, elitario e anonimo, in cui si scrive, si legge, si osserva. È l’universo delle micro-comunità, dove puoi essere parte di gruppi che discutono di ansia sociale, di narcisismo genitoriale o di strategie per non impazzire sul posto di lavoro. È l’inconscio collettivo che parla, ma con i bot che moderano le fantasie.

«La terapia costa troppo. Reddit è gratis. E almeno ti mettono i like.»

Utente di r/mentalhealth

Reddit è la stanza dello psicologo, ma senza lo psicologo. Anzi, spesso con 200 psicologi improvvisati che, tra una citazione casuale e una gif di un simpatico gattino, ti diagnosticano disturbi mentali. Ma attenzione: sebbene l’autodiagnosi tramite Wikipedia sia fuffa, c’è qualcosa di profondamente umano in tutto questo. C’è il desiderio di capire, di nominare il disagio, di trovare un senso al dolore.

Reddit è un termometro dei problemi sociali. Nei subreddit come r/antiworkr/mentalhealth o r/AmItheAsshole, emerge una generazione disillusa, stanca del lavoro, della famiglia tradizionale, della performance a ogni costo. Reddit è lo sfogo collettivo di chi non si sente rappresentato da nessuno, ma trova una strana consolazione nel “karma score”.

Dati che fanno riflettere:

  • Reddit ha 430 milioni di utenti attivi;
  • Ogni mese vengono create oltre 100.000 nuove conversazioni sulla salute mentale;
  • Le communità più seguite sono r/depression, r/adhd, r/narcissisticparents

SIAMO TUTTI DEMOCRATICAMENTE SCEMI?

La grande illusione della rete è che sia democratica. In realtà è governata da algoritmi che premiano l’estremo, il virale, l’emotivamente denso. Così le subculture digitali diventano tribù emotive: “quelli con l’ansia”, “quelli con l’ADHD”, i “neurodivergenti”, quelli con “la sindrome Hikikomori”. Non sono più i movimenti politici o culturali a smuovere le masse, ma sono le comunità affettive, basate su sintomi, vissuti o rancori condivisi.

Il risultato è una società più frammentata, ma anche più autentica nel raccontare il proprio dolore. I tabù cadono, ma a volte anche il senso critico. Parlare di trauma è legittimo, ma serve una grammatica per farlo. E se non ce l’hai, finisci per esprimerti solo con trending audio e reaction video.

«Non sei depresso, hai solo bisogno di un rebranding

 creator TikTok 

Stiamo davvero guarendo raccontando tutto, o ci stiamo solo esibendo? L’empatia digitale è reale o solo uno specchio per l’ego? Stiamo costruendo comunità o solo bolle in cui illuderci di essere compresi?

I trend più influenti:

  • Boom di contenuti su disturbi psicologici, in particolare tra Gen Z e Gen Alpha;
  • Aumento dell’autodiagnosi e della identity by symptom;
  • I “profili psicologici” sono diventati il nuovo oroscopo;
  • L’ADHD è una sorta di must-have, il disturbo borderline è l’archetipo dell’amore tossico e l’ansia sociale è la scusa perfetta per non uscire di casa (ma solo se lo dici con un filtro glitter);
  • Il dolore diventa un contenuto virale e, più è tragico, più è condivisibile. 

ANCHE LA TERAPIA È UN TREND (MA LA SOFFERENZA NON È UN FILTRO)

Un tempo si andava in terapia in segreto. Oggi si fa la fila per dirlo ad alta voce su TikTok. Sembra un urlo liberatorio. Il rischio è la banalizzazione: se tutto è trauma, niente è trauma; se tutto è narrazione, niente è elaborazione. 

Diciamolo una volta per tutte: non basta raccontare per guarire. A volte, serve anche il silenzio. O qualcuno che ti ascolti davvero, non solo per rispondere, ma per comprendere.

La psicologia viene ridotta a slogan e citazioni, l’introspezione a contenuto virale, la sofferenza a storytelling e copywriting. 

La mia psicoterapeuta è un bot? Non importa, almeno mi risponde subito.

Meme, 2024

Dati in Italia:

  • Il 30% dei giovani adulti ha cercato contenuti di supporto psicologico online;
  • Il 12% ha usato Reddit o TikTok come prima “fonte di aiuto”;
  • Boom di “psico-content creator”: +200% in meno di due anni.

DENTRO DI NOI

TikTok e Reddit non sono il male. Sono solo uno specchio. E come tutti gli specchi, riflettono ciò che siamo, ma non ci dicono chi possiamo diventare. Le subculture digitali sono il nostro nuovo modo di fare comunità, di esplorare l’identità, di condividere dolore e ironia. Ma non dimentichiamo che dietro lo schermo c’è una persona vera, in carne e ossa. E che nessun like potrà mai sostituire uno sguardo autentico, una parola ascoltata, un’emozione accolta.

Il mondo digitale ci ha dato strumenti incredibili e potentissimi per raccontarci. Ma ci ha anche dato l’illusione che basti raccontare per guarire

Ogni tanto bisogna spegnere lo schermo, aprire un libro, o parlare davvero con qualcuno. Magari senza tag. 

Elisabetta Carbone
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Immagine generata con IA

Elisabetta Carbone

Sono Elisabetta Carbone, classe ’93, milanese di nascita ma cittadina del mondo. Mi sono diplomata al conservatorio per scoprire che volevo laurearmi in storia. Mi sono laureata in storia per scoprire che volevo laurearmi in psicologia. Dopodiché ho scoperto la sessuologia, ma questa è tutta un’altra storia. Non faccio un passo senza Teo al mio fianco, la mia anima gemella a 4 zampe. Docente, ambientalista, riciclatrice seriale, vegetariana.
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