La sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie: quando il mondo cambia forma

Mani gigantesche o percezione che la stanza intorno si ristringa improvvisamente…
Per chi soffre di Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie, queste strane distorsioni non appartengono alla fantasia, ma alla realtà quotidiana.
Questo raro disturbo neurologico altera la percezione visiva, spaziale e corporea, trasformando il mondo in un luogo surreale: visione a mosaico, macropsia, metamorfopsia, micropsia, movimento illusorio…Ma cosa si nasconde dietro questo fenomeno affascinante e inquietante al tempo stesso?
Descritta per la prima volta nel 1955 dallo psichiatra e neuropsichiatra britannico John Todd, la Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie che oggi porta il suo nome (Sindrome di Todd), venne descritta sulla rivista Canadian Medical Association Journal come una sindrome in cui i pazienti sperimentavano alterazioni percettive della forma, delle dimensioni e della posizione degli oggetti e del corpo.
Todd fu il primo a collegare questa esperienza alla figura letteraria di Alice nel romanzo di Lewis Carroll, ipotizzando che lo stesso scrittore potesse avere avuto esperienze simili legate alla sua emicrania.
La sindrome in questione è un disturbo neuropsicologico raro in cui la percezione soggettiva di chi ne è affetto viene alterata in maniera profonda: non è un’allucinazione vera e propria, ma una distorsione della percezione; l’eccezionalità è dovuta alla consapevolezza del fatto che ciò che si sta percependo non corrisponde dalla realtà.
Nonostante i vari studi svolti su coloro i quali sono soggetti a questo disturbo le cause più comuni sono da rintracciare in lesioni cerebrali, epilessia, infezioni virali come l’Epstein-Barr o nella più comune emicrania, specialmente emicrania con aura.
“Cresceva e cresceva, e presto dovette inginocchiarsi, perché non c’era abbastanza spazio per lei nella stanza”.
Macropsia, micropsia e altre “meraviglie”: l’AIWS, la Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie, non prevede un test specifico per la sua diagnosi, né un trattamento. Non esistono dati epidemiologici precisi: tale disturbo resta molto raro e studi condotti in piccoli campioni indicano come essa sia più comune in caso di infezioni virali o febbre con una prevalenza dal 6 al 10% in contesti pediatrici. Sulla rivista Parents leggiamo di un caso di un bambino di 9 anni affetto dalla sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie:
“Una sera, ho messo a letto mio figlio, che era molto malato, e lui mi ha guardato con un’espressione confusa. ‘Sembri piccolissima, mamma, come se ti fosse rimpicciolita’, mi ha detto. Dato che aveva la febbre, ho pensato che fosse solo quello e gli ho assicurato che si sarebbe sentito meglio il mattino dopo. Ma il giorno dopo è successo di nuovo, questa volta con una febbre molto più bassa. (…)
La sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie resta a tutt’oggi un paradosso neurologico in forma di poesia: disturba, ma al tempo stesso affascina. Come in un incantesimo lanciato dal Bianconiglio il corpo viene trasformato in una casa con pareti mobili e il tempo in una clessidra impazzita: né follia, né fantasia, ma una distorsione precisa, consapevole e lucida.
Ed è proprio questo forse il lato più inquietante: sapere che ciò che vediamo, misuriamo e sentiamo può essere un’illusione. Alice stessa ci insegna che il mondo non è sempre ciò che sembra: la Sindrome di Todd non è solo un caso clinico, è un varco letterario, un monito a non fidarsi troppo della nostra visione delle cose. A volte basta poco per farci scivolare nella tana del coniglio…
Antonietta Della Femina
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