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Olesja, un destino già scritto

Per la prima volta in Italia viene tradotto Olesja di Kuprin da edizioni in transito. Una storia d’amore che coinvolge e sconvolge un intero villaggio, considerato che la donna amata è una strega.

“Non era solo la bellezza di Olesja a incantarmi, ma anche la sua natura integra, originale, libera, la sua intelligenza allo stesso tempo chiara ma velata da un alone di tenace superstizione, un’intelligenza infantile e innocente ma non priva di quella maliziosa civetteria che possiedono le belle donne”.

In un villaggio sperduto della Volinia (Ucraina-Polonia), il Signorino (chiamato così dal russo di panyč, dal polacco pan, vale a dire “Signore”) d’estrazione sociale superiore, si perde in questo luogo sperduto, per ‹‹sei mesi›› rimane a contatto con i costumi sociali di questi contadini di Perebrod. 

Il Signorino come il guardaboschi Jarmola lo chiama che di mestiere fa lo scrittore, in questo villaggio, con uno sguardo da antropologo osserva gli usi e costumi di questi contadini, che si intrattenevano con la caccia, unico passatempo del Signorino stesso. 

Il romanzo raccontato dal prima persona dal personaggio stesso, ambientato in questo villaggio, è una storia d’amore. 

Aleksandr Kuprin è bravo a raccontare le vicende amorose, e come in tutte le storie, c’è l’ostacolo. 

Il freno amoroso si dipana in questa vicenda per un motivo specifico, la donna desiderata vive in un’izba, nel bosco, lontano dal villaggio, con la nonna, una Strega. Il racconto viene narrato come fosse una storia dei tempi passati dal servo analfabeta Jarmola, al quale, il signorino stesso cercava di insegnargli almeno di scrivere il suo nome. 

In una nottaccia d’inverno come viene narrato, Jarmola comincia a raccontare la storia della nonna di Olesja. È così che torniamo in un tempo “antico” come stessimo ascoltando una storia dell’orrore davanti ad un falò con il vento imperioso che ci fa da scenografia. 

Nel bosco luogo prediletto per gli incontri amorosi, è qui che la vede e ne rimane affascinato, affascinato dalla sua aura di donna bella, libera e consapevole della sua reputazione, quella di essere di una Strega. 

Il destino unisce e separa i due innamorati, persi in un abbraccio senza tempo.  È il sentimento amoroso che Kuprin fa emergere in questo romanzo. 

“Era in affanno, come se non le bastasse l’aria, poi d’un tratto le braccia di Olesja cinsero veloci il mio collo e un trepidante, irruente sussurrio riscaldò dolcemente le mie labbra: Adesso, non m’importa più di nulla, di nulla! …Perché io ti amo, mio adorato, mia gioia, anima mia!” (p. 110)

Kuprin crea un personaggio femminile come Olesja: una figura enigmatica, misteriosa, forte e libera. L’amore che pervade la giovane Olesja per il forestiero, segnata dal destino già scritto, la porta a contrastare il villaggio che non desideravano le Streghe, considerate maligne. Olesja affronta una sfida grazie alla forza dell’amore: quella di entrare in chiesa.

Le storie d’amore finiscono come ben sappiamo con il matrimonio, qui non accade.

È come ne Alla Vigilia (1860) di Turgenev, il destino ha travolto gli innamorati, Elena e Dmitrij Insarov. 

“Olesja, perdonami. sussurrai, chinandomi verso il suo orecchio. La sua mano ardente strinse la mia, forte e a lungo.” (p. 145)

La bellezza di Olesja sparisce assieme a lei ma il vivido ricordo del loro amore, in queste pagine, permane.

Emilia Pietropaolo

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Emilia Pietropaolo

Emilia Pietropaolo, laureata in Lettere moderne, attualmente si sta specializzando in Filologia Moderna alla Federico II. Ama da sempre la letteratura slava e quella balcanica. Collabora con le case editrici, scrive per Bibliovorax e per il foglio letterario. Collabora con le case editrici, scrive per Bibliovorax e per il foglio letterario. Ama mangiare e parlare di Fedya M. Dostoevskij.
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