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Un punto su Emergency

“Milano, 1994: nasce Emergency, un’associazione umanitaria fondata per portare aiuto alle vittime civili delle guerre e della povertà.”

Se dovessi spiegare Emergency, il suo progetto, la sua storia e la sua attività, una frase non mi basterebbe. È per questo che ho preso in prestito quella con cui è Emergency stessa a presentarsi.

Vediamo di cosa si tratta.

Non si può parlare di Emergency senza fare riferimento ai suoi fondatori: Gino Strada, nato Luigi, medico, chirurgo di guerra e attivista e Teresa Sarti, insegnante, filantropa, prima presidentessa dell’associazione e moglie di Gino. Ai coniugi, e a un gruppo di collaboratori capaci e fidati, si deve la fondazione di un’associazione umanitaria internazionale che, dalla sua fondazione, ha fornito assistenza gratuita a oltre dieci milioni di pazienti nel mondo.

In quanto associazione, Emergency è regolata da uno statuto e governata da organi con relazioni complesse. Sono andata a leggere lo statuto e ho selezionato qualcosa.

Andiamo per punti.

Gli scopi definiti dall’associazione sono quattro. Si mira alla promozione di una cultura di pace e di solidarietà, all’affermazione dei diritti umani, per i quali non si lotta mai abbastanza, all’intervento in luoghi di guerra e all’assistenza fisica e morale dei civili, soprattutto in zone compromesse e colpite da calamità. Tutto questo avviene agendo sul territorio e non su un unico territorio.

Dal 1994, l’associazione ha registrato interventi in venti paesi del mondo, costruendo ospedali, centri chirurgici, pediatrici e di riabilitazione, così come posti di primo soccorso, ambulatori, ambulatori mobili, un centro maternità e un centro cardiochirurgico.

Dove non si riesce a costruire, si lavora su quello che già c’è, con ristrutturazioni e ammodernamenti.

Il primo progetto è stato realizzato in Ruanda, dove è stato ristrutturato e riaperto il reparto di chirurgia dell’ospedale di Kigali ed è stato riattivato il reparto di ostetricia e ginecologia.

Di anno in anno, i paesi in cui l’associazione è riuscita a intervenire sono aumentati. Tra questi ci sono Sierra LeoneSudan, Algeria, Angola, Palestina, Sri Lanka, IraqAfghanistan.

Attraverso appelli, campagne e raccolte firme, Emergency si è sempre occupata della diffusione di messaggi di pace, mostrandosi dall’inizio contraria alla partecipazione dell’Italia alla guerra contro l’Iraq.

Nel 2003, la raccolta firme per il ripudio degli scontri armati, ha portato a depositare alla Camera dei deputati la legge di iniziativa popolare Norme per l’attuazione del principio del ripudio della guerra sancito dall’articolo 11 della Costituzione e dallo statuto dell’Onu.

Fuori dall’Italia, e anche dentro i confini nazionali, in quasi trent’anni si è davvero cercato di fare la differenza.

Anche dentro i confini nazionali? Proprio così! Nella Repubblica italiana, la salute è considerata un diritto fondamentale. Nella pratica, in Italia, non sempre tutti hanno accesso allo stesso diritto in ugual maniera. E più spesso non hanno alcun accesso. Emergency tenta di occuparsi dei dimenticati e di chi si preferisce non vedere: migranti, poveri e stranieri. Discriminate, spesso anche nel linguaggio, le persone senza documenti, non solo non riescono a permettersi uno stile di vita “normale”, ma nemmeno uno che ne permetta la sussistenza. È qui che interviene l’associazione.

Dal 1998 Emergency ha acquisito lo status di ONLUS e dal 1999 di ONG riconosciuta come partner delle Nazioni Unite. Nel 2015, Gino Strada ha ritirato a Stoccolma il “Right Livelihood Award”, il Premio Nobel alternativo, nato per “onorare e sostenere coloro che offrono risposte pratiche ed esemplari alle maggiori sfide del nostro tempo”.

Nel periodo natalizio in cui “ci sentiamo tutti più buoni”, ci dimentichiamo che c’è chi si sente buono tutto l’anno e non aspetta il 25 dicembre. Tra queste persone, ci sono stati Gino e Teresa, c’è Cecilia Strada, figlia e presidentessa dal 2009, e ci sono i volontari e i lavoratori di associazioni come Emergency. Magari un giorno potremo esserci anche noi.

Stefania Malerba

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Stefania Malerba

Sono Stefania e ho poche altre certezze. Mi piace l’aria che si respira al mare, il vento sulla faccia, perdermi in strade conosciute e cambiare spesso idea. Nel tempo libero imbratto fogli di carta, con parole e macchie variopinte, e guardo molto il cielo.
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