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Un Natale da cani di 34 anni fa con i Simpson

I Simpson andarono in onda per la prima volta nel formato cui ancora oggi siamo abituati il 17 dicembre di trentaquattro anni fa, con lo speciale di Natale Simpsons Roasting on an Open Fire – Un Natale da cani.

Episodio che in Italia sarebbe stato trasmesso solo due anni dopo, in prima tv, su Canale 5 e per la vigilia di Natale.

Nella sua prima trasmissione negli Stati Uniti fece 13,4 milioni di ascolti, diventando il secondo show più visto nella storia di FOX fino ad allora. Negli anni, sarebbe diventato un classico di Natale e uno degli episodi più stimati dell’intera produzione dei Simpson. 

In Un Natale da cani, Bart decide di farsi un tatuaggio, ma, disubbidendo a Homer e Marge, i suoi genitori. Quando sua madre lo scopre, per far rimuovere il tatuaggio è costretta a spendere tutti i soldi che aveva messo da parte per i regali di Natale. Marge spera che la tredicesima di Homer, impiegato presso la centrale nucleare di Springfield, possa bastare le spese natalizie, ma il capo della centrale, il signor Burns, annuncia che i dipendenti non potranno godere della tredicesima.

In difficoltà, Homer, ruba un albero di Natale, prende dei collant per Marge, un block notes per Bart, e una bistecca giocattolo per Maggie. Homer, per sbarcare il lunario, ancora, rimedia un secondo lavoro, travestendosi da Babbo Natale in un centro commerciale. La paga è alquanto irrisoria, insufficiente per coprire le spese di Natale. Nel frattempo, il suo amico Barney Gumble, lo convince a scommettere a una corsa di cani.

Homer punta i pochi soldi rimasti sul levriero, piccolo aiutante di Babbo Natale, ma, perde la scommessa. Homer, va via sconsolato, mentre Bart, che lo aveva accompagnato, si ritrova tra le braccia il cucciolo: l’aiutante di Babbo Natale, mandato via poco prima e in malo modo dal suo padrone per il pessimo risultato ottenuto alle corse. Su insistenza di Bart, Homer acconsente a portare il levriero a casa, che diventa il regalo intorno a cui si riunisce tutta la famiglia.

Un Natale da cani, aveva molti degli elementi che avrebbero caratterizzato l’intera produzione dei Simpson. I membri della famiglia cedono spesso alle grettezze e dimostrano uno spiccato egoismo, ma nel corso di ogni episodio imparano qualcosa, che contribuisce a rendere il loro legame più solido e a conoscersi meglio. Quasi tutte le prime stagioni dei Simpson seguono questo filone e non è un caso che comprendano gli episodi cui i fan sono più affezionati.

Ma c’è un altro elemento cardine dell’intera produzione dei Simpson: il citazionismo. C’è una parodia di una scena del film Goldfinger, mentre Bart fa riferimento a diversi altri personaggi dei cartoni animati come Charlie Brown, Peter Pan e i Puffi. C’è anche un riferimento a sir Batman. Nel corso degli anni, gli autori dei Simpson si sarebbero divertiti a inserire riferimenti di ogni tipo, al punto da poter affermare che in oltre 670 episodi ci sia una quantità di citazioni tale da riassumere buona parte dei prodotti culturali del cinema, della radio, della musica e della televisione del Novecento, senza contare i riferimenti letterari che coprono ancora più secoli.

In Un Natale da cani c’è anche qualcosa della vita di Groening, che del resto si ispirò alla sua famiglia per la creazione stessa dei personaggi dei Simpson. Nella scena di partenza, i bambini, partecipano a una recita su Babbo Natale “da tutto il mondo”. Dipoi, Groenin, avrebbe spiegato di avere tratto ispirazione da una sua esperienza in seconda elementare: aveva lavorato a una piccola ricerca sul Natale in Russia, festeggiato dai suoi nonni che erano di quella nazionalità. La maestra tagliò corto sulla faccenda spiegando che semplicemente il Natale non esisteva in Russia, perché era un paese comunista.

Senza sigla. Elemento inconfondibile dei Simpson. Tutta la famiglia che corre verso casa lasciando le varie occupazioni (scuola, lavoro) per piazzarsi davanti al televisore, solo e vero focolare domestico. La sigla fu aggiunta a partire da “Bart, il genio”, con soddisfazione degli animatori perché consentiva di riciclare ogni volta una lunga sequenza, riducendo il carico di lavoro per una produzione ancora con risorse limitate. 

È sì. È cosa ardua riuscire a prendere le distanze dai Simpson e cercare di vederli come veicoli di temi didascalici che colpiscono la società americana, il consumismo e la mediocrità della famiglia tipo. Perché sì, i Simpson colpiscono tutti questi bersagli e anche molto altro, ma senza sforzo: Matt Groening voleva soltanto divertirsi, con i suoi omini gialli. Ma perché i Simpson continuano a piacerci così tanto?

Forse forse, in fin dei conti, anche perché ci somigliano.

Francesca Scotto di Carlo

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Illustrazione di Francesca Scotto di Carlo

Francesca Scotto di Carlo

Ventinove anni, napoletana. Di sé dice di essere un «cumulonembi», testarda, indistruttibile, assertiva. Scrittrice, umanista, attivista, è una di quelle persone con la voglia di cambiare il mondo, un passo alla volta.
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