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Caserta ed Atripalda: chiude il centro antidiscriminazione

Il Comune di Caserta ha deciso di chiudere il centro antidiscriminazione LGBTIQ+ di Caserta ed Atripalda, uniti nel progetto “Il Centro”, che aveva sede nei locali di via San Gennaro a Caserta.

La notizia è stata resa nota dall’associazione Rain Arcigay di Caserta.

La chiusura del centro Lgbtiq+ è un vero e proprio fallimento sociale, oltre che culturale; un progetto che aveva un fine nobile, volto ad evitare qualsivoglia forma di discriminazione contro chi appartiene alla categoria, che ora però chiude: come se si abbandonasse ogni volontà, svanite tutte le speranze di poter fare qualcosa a tutela di chi subisce quotidianamente discriminazioni.

Nel 2023 si parla ancora di diversità, storcendo il naso e anche il concetto stesso che rimanda a chi viene reputato tale. A questo punto la domanda nasce spontanea: diverso rispetto a cosa? Si potrebbe dire uno stereotipo, un’immagine tradizionale che definisce famiglia – solo – quella composta da mamma e papà, quella che accetta esclusivamente le relazioni tra persone di sesso diverso, perchè così è da sempre.

Per quanto concerne la chiusura del centro antidiscriminazione Lgbtiq+ di Caserta ed Atripalda, sono state illustrate diverse criticità che avrebbero inciso negativamente sul rapporto tra amministrazione ed Associazione, portando al mancato rinnovo del partenariato (e quindi della sede). 

“Il centro era gestito ottimamente da Rain Arcigay grazie ad un finanziamento ministeriale; parliamo di oltre 1900 chiamate ricevute e 1474 ore gratuite di psicoterapia e di supporto legale. Una vera follia”. È quanto ha dichiarato il consigliere comunale di Caserta Decide Giovine.

Follia, incongruenze democratiche, burocrazia, problemi di comunicazione e probabilmente tanto altro ancora. Quel centro rappresentava una vera e propria speranza per tante persone e la sospensione del servizio è inaccettabile.

Il diritto a non essere discriminati sulla base dell’orientamento sessuale è un diritto emerso gradualmente e consolidatosi a partire dalla seconda metà del ‘900, ma che ancora oggi fatica ad affermarsi.

Ricordiamo che con l’acronimo LGBTIG+ si fa riferimento a persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali, queer + che ogni giorno subiscono pesanti discriminazioni. Ovviamente si tratta di etichette che non sarebbero necessarie, ma che servono quantomeno a chiarire le idee di quanti s’interfacciano con una nuova realtà e con le scelte altrui. 

Sicuramente la chiusura del Centro di Caserta ed Atripalda, non si avalla il comportamento di quanti vedono con occhi diversi queste persone? 

Spesso cercare rifugio altrove è l’unica via d’uscita. Come è possibile che in un Paese civile come l’Italia, nonostante l’emancipazione raggiunta (che evidentemente non è sufficiente a far sì che determinate cose non accadano) e i tanti diritti per i quali i nostri avi hanno “combattuto”, svaniscano nel nulla? Se non si progredisce, il limbo retrogrado, all’interno del quale, purtroppo, ancora vivono molte persone, non cesserà di esistere.

Nonostante la chiusura del centro antidiscriminazione Lgbtiq+ di Caserta ed Atripalda è opportuno organizzare attività di sostegno per chi quotidianamente soffre a causa delle discriminazioni subite. Non cedere ai ricatti emotivi familiari e affermare la propria identità. La politica attuale non si muove in questa direzione, con una classe dirigente che prima parla di diritti e poi li cancella; proprio per questo motivo, rafforzare la propria identità e la propria stabilità emotiva e psicologica, è di fondamentale importanza.

Va sottolineato che anche i cambiamenti che hanno investito il mondo omosessuale sono ricondotti alle grandi trasformazioni che riguardano anche gli eterosessuali (qualora si volesse fare una distinzione); lo sgretolarsi della società patriarcale, il calo di nuzialità e fecondità, la diminuzione delle disuguaglianze di potere all’interno della coppia, la maggiore instabilità coniugale, ha favorito una propulsione negativa e una immobilità sull’argomento che, sembra dividere sempre più l’opinione pubblica.

Nonostante le dimensioni del fenomeno siano preoccupanti e la percezione dello stesso evidenzi una preoccupante gerarchia dell’odio, così come chiari segnali di colpevolizzazione della vittima, manca nel nostro paese un’aggravante per i crimini d’odio di matrice omotransfobica,Non c’è tolleranza, talvolta nemmeno tra persone e coppie definite “standard”, quindi non può esserci nemmeno tra coloro che sono visti con occhi diversi e dunque ritenuti tali, in base non si sa a quale principio.

Intanto i vertici della sezione casertana dell’associazione si preparano a scendere in piazza, manifestando contro tale decisione. In un comunicato stampa si legge: ”Abbiamo appreso con stupore e sconforto della comunicazione pervenutaci dal Comune di Caserta di mancata adesione alla convenzione di rinnovo per garantire l’apertura e il funzionamento dei centri anti-discriminazioni – la posizione di Rain Arcigay Caserta, ribadita in un comunicato – dopo l’inaspettata notizia da parte del Comune, ci troviamo ora a chiederci cosa dovremmo promuovere. Ci appelliamo al Comune di Caserta affinché rifletta attentamente sulle conseguenze di questa decisione. Siamo convinti che possa essere trovata una soluzione che permetta la continuazione dei nostri servizi così preziosi per la comunità Lgbti+. Siamo pronti a mobilitare la comunità in una grande manifestazione per far sentire la nostra voce”.

Voce che va diffusa il più possibile e che deve far riflettere su un argomento di notevole spessore, troppo spesso trascurato. Un principio cardine di tale aspetto dovrebbe partire dal presupposto che: siamo tutti uguali, indipendentemente dal luogo in cui nasciamo, cultura, tradizione, lingua e aspetto. Ognuno ha una propria personalità, si distingue per ciò che è, quindi va rispettato e soprattutto tutelato. 

Gerardina Di Massa

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La Redazione

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