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Luisa Spagnoli: dalla Perugina all’alta moda. La storia di una donna

Da piccola i miei genitori erano sempre fuori per lavoro ed io son letteralmente cresciuta in compagnia di mia nonna: con lei ho i più bei ricordi della mia infanzia.

Lei aveva per me e mio fratello sempre qualcosa da farci sgranocchiare: salatini, pane e marmellata, caramella; le mie preferite erano le Rossana

Non saprei dire cosa rendeva quelle caramelle irresistibili ai miei occhi e alle mie papille gustative, ma a distanza di anni ancora le amo: mi ricordano casa, mia nonna e ogni volta ne prendo una in me riaffiorano dolci ricordi. Mia nonna amava raccontarmi la storia delle caramelle Rossana e il vissuto della donna che si celava dietro di esse. Sembrava nutrire nei confronti di questa donna, una donna come lei, una sorta di invidia positiva, forse perché Luisa Spagnoli contrariamente a lei si era fatta valere, aveva amato fino alla fine dei suoi giorni, aveva lottato per sé e per le sue passioni. 

  • Ma chi era Luisa Spagnoli, l’imprenditrice?

Figlia di Pasquale Sargentini, pescivendolo, e di Maria Conti, casalinga, Luisa Spagnoli nacque a Perugia il 30 ottobre 1877. Appena 20enne si sposò con Annibale Spagnoli, da cui prese il cognome che porterà sino a che un tumore alla gola non la strapperà alla vita all’alba dei 58 anni; con il marito poco dopo il matrimonio rilevò una drogheria: cominciarono on il produrre confetti. 

Nel 1907, insieme a Francesco Buitoni e Leone Ascoli, nel centro di Perugia aprì una piccola azienda, con appena 15 dipendenti, la Perugina; alla fine del primo conflitto mondiale l’azienda aveva ben oltre 100 dipendenti. 

La grande ascesa dell’azienda e della sua figura cominciarono nel 1917 con la tavoletta di cioccolato Luisa, l’inconfondibile fondente Perugina; appena 4 anni dopo la vera svolta: per ovviare allo spreco della cioccolata e della granella di nocciole non usate in azienda, si decise di inventare un cioccolatino dal cuore di gianduia e granella di nocciole, simile alla nocca di una mano, il “Cazzotto” che Giovanni Buitoni rinominò Bacio Perugina

Negli stessi anni iniziò e portò avanti un’idea estremamente all’avanguardia per l’epoca: un allevamento di conigli d’angora; l’innovazione era nella modernità di separazione della loro “lana” dal corpo dell’animale: lei e i suoi “braccianti” riuscivano ad ottenere il materiale per la creazione di mantelli e vestiti semplicemente accarezzando e “tirando” via il pelo in eccesso. Diedero così il via alla produzione “Angora Luisa Spagnoli” per scialli, baleri: alla Fiera di Milano riscosse enorme successo, tant’è che poco dopo star del cinema internazionale come Sofia Loren, Anna Magnani e Ester Williams indossarono i suoi capi. 

Purtroppo non riuscì a vivere la “riuscita” della sua azienda che conobbe il suo vero successo dopo 4 anni dalla sua fondazione, quando ormai la fondatrice era agli sgoccioli della sua vita mortale; il figlio Mario prese le redini dell’azienda fino a farlo divenire il marchio “Luisa Spagnoli” che tuttora vive ed è conosciuto in tutto il mondo. 

  • Ma chi era Luisa Spagnoli, la donna?

Una donna intraprendente, brillante, coraggiosa. Luisa Spagnoli è sempre stata “oltre”, mai alcun passo l’ha scoraggiata e mai ha rinunciato ai suoi sogni e alla sua felicità.

Con il fallimento del suo rapporto con il marito Annibale – da cui mai si separò – si unì a Giovanni Buitoni, figlio del suo socio in affari Francesco. Lui le sarà a fianco fino alla fine dei suoi giorni; lui sarà il suo più grande sostenitore, l’uomo di cui sempre andrà fiera. 

Socialmente e “politicamente impegnata” fu una donna per le donne, una donna per le lavoratrici ed i lavoratori: fu la prima ad introdurre gli asili nido aziendali e gli spacci aziendali per i dipendenti; tutelò sempre il diritto all’allattamento

Una, quindi, donna capace, avanti, destinata a fare la storia.

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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