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Ivo Andrić, La Signorina

Maledetto è, 

e maledetto resterà, 

il denaro che non è impiegato a vantaggio del popolo. 

Sima Milutinović detto il “sarajevese”

Oggi è difficile risparmiare fino all’ultimo centesimo, le persone invece di risparmiare, spendono. 

La signorina di Andrić, invece, preferisce risparmiare e vivere con poco, ma non si tratta solo di una storia di una donna avara, di una strozzina, si tratta anche di come una donna riesce ad entrare nel mondo degli affari, un mondo esclusivamente maschile. 

La signorina è un romanzo che l’autore jugoslavo, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1961, scrive assieme all’altro suo romanzo, sempre di grande spessore, la vita di Isidor Katanić, dove all’interno del romanzo sopra citato, è presente lo sfondo della prima guerra mondiale. 

La questione storica dei Balcani è onnipresente in Andrić come anche l’uso delle leggende popolari, basta citare l’esempio I tempi di Anika

La Signorina è una donna che per una promessa fatta al padre in punto di morte, si priva di vivere la vita stessa e in una Sarajevo come quella della prima guerra mondiale, lei non si lascia scalfire dalla situazione storica e soprattutto non è per niente solidale con i suoi concittadini, poiché pensa solo ad accumulare soldi e a risparmiare, per raggiungere il milione

In questo modo Andrić, ce la descrive: è una zitella magra e alta, sulla cinquantina. Il suo volto è giallo, solcato da molte rughe. Queste rughe sono particolarmente profonde e sulla fronte, sopra il naso, si incrociano a formare un angolo retto che unisce due sopracciglia marcate. Nelle profondità di ogni ruga c’è un fondo nero, un’ombra sottile. Ciò conferisce al suo volto un’espressione cupa e sofferente, non illuminata dallo sguardo degli occhi, nei quali si riflette il buio. Ma la sua postura è diritta, senza tracce di quell’insicurezza che si nota nelle persone povere malaticce, e il suo passo è deciso. 

La descrizione che Andric fa della Signorina, non ha niente di rassicurante, tutto al contrario, traspare solo la sofferenza di una donna che non è riuscita neanche a vivere l’infanzia come tutti gli altri bambini, a lei l’infanzia le è stata preclusa, come anche l’adolescenza e la vita adulta, facendola arrivare fino alla sua morte, a vivere in solitudine e con il disprezzo della sua gente nei suoi confronti. 

Rajka Radakovic, questo è il suo nome: l’appellativo di ‘signorina’ le viene dato in onore al suo stato di celibe che non denota solo il suo stato ma anche una sorta di spersonalizzazione, come se non fosse importante chiamarla con il proprio nome. 

La sua vita cambia dal momento in cui suo padre in punto di morte, fa promettere alla figlia di risparmiare, di trovarsi sempre in una situazione di superiorità, anche a costo di essere spietata e di vivere di stenti. 

-Il risparmio deve essere crudele come la vita stessa- 

Il detto “onora tuo padre e tua madre”, porta a Rajka ad adempiere a questa promessa, senza neanche riflettere, e questo porta dal fiore della sua giovinezza all’età adulta, a vivere con poco, di risparmiare sul gas e sulla luce, di non arrivare mai a comprare nuovi vestiti, e soprattutto a diventare una strozzina odiata dai concittadini. 

Il denaro è il male stesso, perché la signorina arriva al punto di ‘sorvegliare’ il denaro come se fosse un figlio, precludendosi ogni legame con la comunità e soprattutto con sua madre, che non le permette neanche di comprare cose futili come delle medicine. 

È una donna, potremmo dire, egoista che pensa solo a se stessa, che non si prodiga neanche ad aiutare il prossimo, specialmente quando scoppia la prima guerra mondiale. 

La particolarità di questo romanzo come anche gli altri romanzi di Andric, è di come una donna, riesce ad entrare nel mondo degli affari, un mondo prettamente maschile, è una donna che gestisce i soldi, perché se andiamo a leggere le altre opere di quest’autore, ci rendiamo conto che le figure femminili sono figure che non si lasciano sopraffare dalle convezioni sociali. Ricordiamoci, per esempio, di Margita (la vita di Isidor Katanic), la moglie del copista Isidor, lei rappresenta per eccellenza la figura di donna demetrica, cioè una donna autoritaria e imperiosa, che non si piega al maschio, mina la virilità del marito, lo castra con la sua imponente figura non solo fisica. 

Il personaggio della Signorina mi fa venire in mente il personaggio di Donna Ferdinanda, di Federico de Roberto, presente nel capolavoro dei Vicerè: come Rajka Radakovic, è una donna avara, indipendente economicamente e una strozzina. 

Emilia Pietropaolo

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La Redazione

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