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Estate: quale stagione migliore può diventare poesia?

È tornata l’estate e con lei il sole, i colori e la spensieratezza.

È la stagione dei viaggi, dei sorrisi, della leggerezza, delle giornate al mare e delle avventure, ma è anche la stagione delle emozioni, che hanno invaso la mente di molti autori che hanno deciso di celebrare l’estate dedicandole versi e poesie.

Tra le poesie più belle dedicate alla stagione estiva vi è sicuramente Ode all’estate di Pablo Neruda, un componimento che esalta la bellezza della natura che esplode nella bella stagione. L’autore pone in evidenza gli elementi emblematici del periodo: gli odori, i frutti, i sapori, le sensazioni.

Ode all’estate

Oh estate
abbondante,
carro
di mele
mature,
bocca 
di fragola
in mezzo al verde,
labbra
di susina selvatica,
strade
di morbida polvere
sopra
la polvere,
mezzogiorno,
tamburo di rame rosso,
e a sera
riposa
il fuoco,
la brezza
fa ballare
il trifoglio, entra
nell’officina deserta;
sale
una stella
fresca
verso il cielo
cupo,
crepita
senza bruciare
la notte
dell’estate.

La poesia di Neruda sicuramente ci cala immediatamente in una tipica atmosfera estiva, facendoci assaporare ogni piccolo dettaglio.

Ma l’estate è anche la stagione dello spirito, della riflessione che nasce semplicemente dal guardarsi intorno. Le giornate più lunghe, il sole, danno l’opportunità di osservare le cose con maggiore profondità, riuscendo ad apprezzare ciò che ci circonda con occhi diversi. Ma sono sensazioni che non si limitano solo alla vista, ma che coinvolgono tutti i sensi.

È ciò che comunica la poesia di Hermann Hesse dal titolo Tiepide sere estive. Il poeta ci parla di una strada dove risuona il ronzio degli insetti, colonna sonora dell’intera stagione, e inondata dal profumo del miele e dei tigli. Da lontano si sentono i bambini cantare sulla spiaggia e tutto sembra trasmettere felicità e leggerezza, come se l’estate fosse in ogni suo aspetto un inno alla vita.

Tiepide sere estive

Adesso i tigli sono rifioriti davvero e la sera, quando
comincia a far buio ed è finito il faticoso lavoro,
giungono le donne e le fanciulle, salgono in cima alle scale
appoggiate ai rami e riempiono un cestino di fiori di tiglio.
Dai vecchi alberi, attraverso le tiepide sere estive,
giunge sempre un profumo dolce come il miele…
I bambini cantano giù sulla spiaggia e giocano con le
girandole di carta rossa e gialla… Nella polvere rosso-dorata della strada, api e bombi ronzano in cerchi diffondendo una dorata risonanza.

C’è un’imparagonabile sensazione di leggerezza e libertà che appartiene solo all’estate e che traspare dalle parole del poeta maledetto Arthur Rimbaud nella poesia Sensazione.

Sensazione

Le sere azzurre d’estate, andrò per i sentieri,
Punzecchiato dal grano, a calpestare erba fina:
Trasognato, ne sentirò la freschezza ai piedi.
Lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.
Non parlerò, non penserò a niente:
Ma l’amore infinito mi salirà nell’anima,
E andrò lontano, molto lontano, come uno zingaro,
Nella Natura, – felice come con una donna.

Rimbaud descrive la sensazione provata nel percorrere sentieri campestri nelle sere d’estate con i capelli mossi dal vento.

Il poeta è solo in questo cammino, ma sente un amore invadergli l’anima, come se avesse accanto una donna.

Anche Cesare Pavese ha celebrato l’estate, nel secondo componimento dedicato a Fernanda Pivano, dal titolo Estate, associando la bellezza dell’estate al sentimento d’amore.

La poesia, infatti, mostra l’avanzare del percorso amoroso del poeta, che giunge in un giardino ricco di frutti e colori, in un pomeriggio  caldo e focoso, proprio come la passione di Pavese verso il suo nuovo amore.

Estate

C’è un giardino chiaro, fra mura basse,
di erba secca e di luce, che cuoce adagio
la sua terra. È una luce che sa di mare.
Tu respiri quell’erba. Tocchi i capelli
e ne scuoti il ricordo.


Ho veduto cadere
molti frutti, dolci, su un’erba che so,
con un tonfo. Così trasalisci tu pure
al sussulto del sangue. Tu muovi il capo
come intorno accadesse un prodigio d’aria
e il prodigio sei tu. C’è un sapore uguale
nei tuoi occhi e nel caldo ricordo.


Ascolti.
Le parole che ascolti ti toccano appena.
Hai nel viso calmo un pensiero chiaro
che ti finge alle spalle la luce del mare.
Hai nel viso un silenzio che preme il cuore
con un tonfo, e ne stilla una pena antica
come il succo dei frutti caduti allora.

E quindi l’estate è anche questo: portare un buon libro in spiaggia, in montagna o nel posto estivo del cuore, e lasciarsi trasportare dalle emozioni degli autori, ma se vogliamo anche armarci di carta e penna e scrivere le nostre.

Maddalena D’Angelo

Immagine di copertina non prodotta

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Maddalena D'Angelo

Un po' troppo timida, particolarmente sensibile, esageratamente romantica, mi definirei così. Sono Maddalena D’Angelo, classe ’99 e studentessa di Filologia moderna. Parola d’ordine? Creatività. Mi piace trasformare il mondo fuori e mostrare il mondo che ho dentro. Ho sempre vissuto con la penna in mano, con le scarpette da punta ai piedi e con mille idee in testa, ma non sto qui a raccontartele, scoprile leggendo i miei articoli!
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