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La stoffa del diavolo: le righe

“Quest’estate osa essere chic, scegli le righe” cosi si apre il saggio dell’autore francese, saggista e storico del simbolismo in Occidente Michel Pastoureau, uscito grazie alla casa editrice Ponte alle grazie, questo saggio è ottimo e frizzante da leggere in estate. 

Ci chiediamo mai se l’indumento che indossiamo ha una storia? Pensiamo all’uso delle righe che usiamo spesso e soprattutto in estate, addirittura quando cambiamo le lenzuola, se le righe hanno una storia. 

Le righe hanno una storia e prende avvio dalla Bibbia fino al periodo delle due guerre mondiali. 

Michel Pastoureau in francese chiama questo saggio breve e interessante da leggere, l’étoffe du diable (la stoffa del diavolo), perché la stoffa a righe, nel medioevo, veramente si pensava che fosse demoniaca e tutto ha inizio in Occidente con lo scandalo dei Carmelitani. 

“Alcuni eruditi del XIX  secolo ritengono che il mantello dei Carmelitani fosse oggetto di condanna perché era un mantello orientale, musulmano, una sorta di djellaba a righe come se ne vedono ancora oggi nei paesi islamici”. 

Mi dispiace dirvi però che, la storia non finisce qui, la storia delle rayon se possiede un valore demoniaco, è perché è qualcosa che rappresenta il disordine e non l’ordine, è varius, di conseguenza rappresenta il progresso. 

Pensiamo all’aspetto degli animali come la zebra: questi sono gli esempi esemplari che usa Michel Pastoureau e qui lo spiega:

“Sul corpo umano e su quello degli animali, il maculato esprime il concetto di pelosità, di impurità o di malattia. Il maculato è spesso sinonimo di pustole, scrofola, bubboni. In una società in cui le malattie della pelle sono insieme le più gravi, le più diffuse e le più temute-ricordiamo qui la sorte imposta ai lebbrosi-.

Il maculato rappresenta il decadimento, l’esclusione dalla società, l’anticamera della morte e dell’inferno. Nelle immagini, infatti, i demoni e le creature sataniche sono spesso maculate.”

Fortunatamente però o forse no, le righe hanno avuto un mutamento, un mutamento passato dall’esclusione all’inclusività, perché se pensiamo al fatto che l’indumento a righe veniva fatto indossare ai giullari e alle prostitute, come segno di inferiorità, vediamo però che agli inizi del Novecento le cose vanno a cambiare. 

Le righe possono essere verticali e orizzontali, secondo voi, quale rappresenta il demonio? Quelle orizzontali, quindi l’aristocrazia per mantenere la sua ricchezza e la sua eleganza proprio per rappresentare la loro superiorità, indossano le righe verticali. 

La società cambia, muta e forse in meglio oppure no, ma per quello dobbiamo aspettare ancora. 

In Germania con l’ascesa del dittatore Hitler, le righe assumono con gli ebrei, un valore degradante e ancora più esclusivo, barrato dalle cortine di ferro. 

Le righe, questi disegni orizzontali vanno a infliggere un segno di inferiorità negli ebrei, un significato che sta a significare che tu sei varius, lo abbiamo detto prima che le righe rappresentano qualcosa di diverso e disordine. 

“Nell’immaginario contemporaneo, una persona con una divisa a righe può richiamare alla mente diversi lavori e condizioni sociali. Ma la prima cosa a cui pensiamo, soprattutto se le strisce sono larghe e a contrasto è la condizione di prigionia.”

Quando cambiamo le lenzuola, forse, non ci pensiamo ma le mettiamo a righe, perché anche se le righe negli anni hanno assunto significati più disparati come dice lo storico Pastoureau, le righe possono proteggerci e possono anche creare un’illusione ottica. 

“Le righe non sono disordine: sono il segno del disordine e lo strumento per ristabilire l’ordine. 

Le righe non sono esclusione: sono il marchio dell’esclusione e il tentativo di reinserimento”

E voi cosa ne pensate delle righe?

Emilia Pietropaolo

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La Redazione

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