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La pillola contraccettiva maschile sta forse diventando realtà?

Gli ultimi studi parrebbero puntare nuova luce su un tema che ormai sembrava quasi dimenticato. Forse c’è ancora speranza per il contraccettivo maschile.

Da anni si parla di affiancare uno dei metodi contraccettivi più utilizzati, la pillola femminile, a quella maschile.


I primi studi sulla contraccezione maschile risalgono agni anni Cinquanta, lo stesso periodo in cui iniziarono quelli per la pillola femminile. Tuttavia, mentre i secondi sono stati portati avanti, gli studi sul contraccettivo maschile hanno subito un enorme rallentamento.

Le cause sono le più varie ma hanno principalmente radici sociali. La sperimentazione sui contraccettivi femminili non è di certo stata facile e il fatto che ora questi siano “funzionali e sicuri” non dovrebbe esimere i ricercatori dal continuare gli studi per i contraccettivi maschili. Vi sono voluti anni di tentativi, morti e sofferenze per fare si che la pillola funzionasse in modo efficace e ancora oggi gli effetti di questo tipo di farmaco non sono di certo leggeri o rari.

Per capire che cosa abbia portato alla commercializzazione della pillola facciamo un passo indietro.
Nel 1953 il biologo Pincus inizia le prime sperimentazioni, iniettando progestinici nelle femmine di animale per evitarne l’ovulazione ottenendo buoni risultati. Da questo punto in poi la ricerca viene spostata direttamente sulle donne. Gli effetti collaterali sono così pesanti da non essere sopportati da nessuna donna americana: gonfiore, coaguli di sangue e cambiamenti d’umore.

Pincus tuttavia decide di non fermarsi e ritenta a Porto Rico, dove il problema di sovrappopolazione era elevato, ma neanche lì le pazienti sopportano gli effetti collaterali. Si decide così di sperimentare su donne che non avrebbero potuto ribellarsi, come quelle rinchiuse nei manicomi americani e alcune ragazze iscritte a facoltà di medicina, sotto vera e propria minaccia.

La sperimentazione viene riproposta a Porto Rico in modo innovativo, vale a dire dichiarando le ragioni dell’esperimento e gli effetti del farmaco (prima a quanto pare non era ritenuto necessario). Sorprendentemente l’adesione è notevole e porta gli scienziati a concludere che la pillola fosse efficace al 100%. Molte donne avevano in quell’occasione sperimentano nausea, malessere, emicrania, mal di stomaco e vomito. Tre donne decedettero, ma nessuno condusse autopsie sui corpi per indagare le cause di morte.


Così la scandalosa vicenda passa totalmente inosservata all’attenzione del pubblico e la prima pillola, l’Enovid, viene messa in commercio senza troppi problemi, malgrado contenesse un quantitativo di ormoni dieci volte superiore al necessario.


Da ciò si può intendere come l’accelerato sviluppo di contraccettivi femminili abbia sicuramente a che fare con le minori tutele nei confronti della salute e soprattutto della sperimentazione di farmaci dell’epoca. Sarà solo nel 1964 che la World Medical Association riconoscerà la necessità di un codice etico in materia.


Pincus negli stessi anni dà inizio alle sperimentazioni sul contraccettivo maschile, ma la possibilità della riduzione dei testicoli lo spinge a non proseguire l’indagine.

Negli anni 70 gli studi per l’uomo proseguono, accompagnati dal preconcetto che gli effetti collaterali, molto simili a quelli della pillola femminile, non potessero essere accettati e dopotutto non fosse così necessario farlo.


Essendo la donna la parte maggiormente colpita da rischio di gravidanza si è a lungo pensato che fosse stupido occuparsi anche della controparte maschile. Tuttavia il ragionamento non regge, soprattutto se si prende in considerazione tutta quella fetta di popolazione femminile impossibilitata all’utilizzo della pillola (come tutte le donne che hanno avuto tumori ormono sensibili, soggette a emicrania o a disturbi circolatori).

L’unica strada al momento percorribile per l’uomo che voglia occuparsi della contraccezione, a parte l’utilizzo del preservativo, è la vasectomia. Il problema principale di questo metodo è la reversibilità non totalmente assicurata. Per operare una vasectomia infatti si deve recidere il dotto deferente in modo da bloccare lo sperma prima che esso si raccolga nella vescicola seminale.
Tuttavia il processo di vaso-vasectomia, ossia il processo inverso, è costoso e non garantisce risultati assicurati.


Altri metodi contraccettivi sperimentati sino a d’ora sono rappresentati da due gel: uno a base di testosterone e progesterone, l’altro è il vasal gel.
Il primo tipo di gel blocca si la produzione di spermatozoi ma anche quella di testosterone andando a compromettere la libido e l’erezione e non viene pertanto utilizzato.
Il secondo tipo di gel invece viene iniettato direttamente nei dotti deferenti, agendo come una sorta di vasectomia, ovvero bloccando il flusso di sperma.

Riassumendo, sino ad ora per la contraccezione maschile ci sono poche alternative non largamente diffuse e poco studiate per mancanza di interesse da parte della società e delle case farmaceutiche (che ovviamente non spendono risorse nella sperimentazione di un prodotto che per lo meno all’inizio avrebbe pochissimo mercato).

Una nuova speranza oggi sembrerebbe offrire la YCT529, pillola creata da un gruppo di ricercatori del Minnesota in grado agire sul rar-alfa, ovvero una proteina in grado di legarsi all’acido retinoico, che influisce sulla produzione di spermatozoi. La pillola è stata somministrata ai topi per quattro settimane dando ottimi risultati, con un’efficacia del 99%.

Nell’attesa di nuovi aggiornamenti e sperimentazioni sull’uomo, si spera.
Un farmaco del genere potrebbe rappresentare una rivoluzione non solamente scientifica ma anche culturale, a partire dalla decostruzione di differenti stereotipi di genere. Ad esempio romperebbe il legame tra mascolinità e eiaculazione, spesso usato come deterrente da molti uomini per discostarsi anche solo dall’idea di assumere la pillola.


Ulteriore conseguenza quella di denormalizzare il dolore della donna e la sua “maggiore capacità di tollerarlo”, quasi come se il dover vivere ed “essere funzionanti” con il dolore fosse un obbligo della parte femminile.


Infine, la controparte maschile svilupperebbe maggiore sensibilità e rispetto verso la propria partner, alleggerendo le donne dalla responsabilità della contraccezione (soprattutto nei casi in cui la pillola femminile non possa essere assunta).

Sofia Seghesio

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Sofia Seghesio

Classe 2001. Non sono assolutamente in grado di definirmi. Pessima partenza per un* scritt*, lo so. So di me che sono curiosa ma a volte superficiale ed è proprio scrivere che mi aiuta ad andare in fondo alle questioni per capirle veramente. Nutro un interesse magnetico verso le persone: per quello che fanno e pensano. Per questo non posso fare a meno di interagirci, che sia attraverso un libro, un film, una chiacchierata. Spero dunque di potervi portare con me all’interno di qualche fantastica storia o che possa avere l’onore di raccontare la tua.
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