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Levante passata e Opera futura

Da una decade pubblica singoli e cavalca classifiche, da molti anni prima canta, suona e compone i suoi pezzi. Ultimamente ha fatto parlare di sé per il suo nuovo look e la partecipazione al Festival di Sanremo.


«Sono sempre io, sono sempre Claudia, nonostante il capello biondo!» diceva in una intervista di qualche anno fa, e così si è presentata sul palco dell’Ariston, con capelli tra il biondo e l’arancio e le sopracciglia alla Mina, che fanno un tutt’uno con il suo incarnato.


Alcuni dati biografici.


Claudia Lagona nasce a Caltagirone, in provincia di Catania, nel maggio 1987, perde il padre da piccola e da adolescente si trasferisce a Torino con la madre e i fratelli. La Sicilia rimane, comunque, la sua terra, con il profumo degli agrumi, il rumore del vento e la melodia del mare, le piccole cose che continuano a ricordarle l’infanzia e quello «stretto necessario», persone e sensazioni, a cui dà voce nelle sue canzoni.


Nel 2013 incide il singolo Alfonso, sotto lo pseudonimo Levante. Il nome non si deve al vento, anche se sarebbe stato decisamente più allusivo, ma alla battuta fatta da una amica con riferimento al protagonista del film Il ciclone di Leonardo Pieraccioni.


L’anno dopo pubblica Manuale distruzione, dimostrando quanto le piacciano i giochi di parole e, nonostante questo, quanto non le mandi a dire: in Alfonso la sua vita era di merda e in Duri come me sapeva che di terra avrebbe dovuta mangiarne tanta e poi si sarebbe pulita la bocca più tardi.


In questi anni, effettivamente, ne ha mangiata di terra e ne ha macinata di strada: palchi nazionali e internazionali, anche oltreoceano, collaborazioni, premi e riconoscimenti. Nel 2019 Vogue la include nella lista delle cento persone in grado di influenzare le tendenze mondiali nella moda e nell’arte e nel 2020 partecipa al Festival di Sanremo con Tikibombom.


Ha fatto crescere i capelli, cambiato colore più di qualche volta, prodotto album e pubblicato tre romanzi di cui non si contano le ristampe. Nell’ultimo anno ha anche dato alla luce sua figlia, Alma Futura, e l’album Opera futura, lanciato lo scorso 17 febbraio, il primo da mamma, il quinto da cantautrice.
Mi concentrerei su questo.


Con Vivo, incluso nell’album, ha partecipato al Festival e non si è classificata benissimo. Ma nonostante l’autrice si sia detta serena e contenta, meno sereni sono stati i suoi fan, turbati dalla mancanza di sopracciglia alla Frida Khalo e forse dalla perdita di quella spiccata verve polemica che ha caratterizzato la maggior parte dei suoi pezzi di successo fino a oggi.


Che sia stata la gravidanza a fare intenerire l’animo di Levante? Forse.
Nell’album la polemica c’è ancora, ma i toni sembrano essersi ammorbiditi, soprattutto nei confronti di sé stessa e del suo corpo che cambia. A rifletterci, il corpo è il suo, glielo potremmo anche concedere.
A cambiare, però, non è stato solo il suo corpo, ma anche la sua testa, come ha confessato lei stessa, in più di una occasione, ribadendo quanto si senta “aliena”, estranea a ciò che era e incosciente rispetto a ciò che sarà.


I dieci brani sono un colpo nello stomaco, un tuffo in emozioni profonde che non possono non essere percepite, dal tormento del ricordo, alla lotta contro la depressione, alla necessità di tirar fuori tutto il dolore, fino alla leggerezza nel sentirsi di nuovo vivi.


Ma se non sa riconoscersi Claudia, che ci prova da anni, figuriamoci se possiamo esserne capaci noi. D’altra parte, nel 2017 cantava Le mie mille me e forse ne sta ancora cercando qualcuna.
Che sia morta una Levante per far posto a una nuova versione di lei, è presto da dire.


Senza dubbio, la Levante di oggi, che piaccia o meno, anche questa volta, si è esposta al giudizio, dimostrando di essere arrivata a un momento in cui realmente riesce a vivere “come viene”, senza farsi turbare da ciò che per lei non ha importanza, ma riconquistando consapevolezza e dominio di sé.
In lei, tutto è caos e rivoluzione, carne e spirito al tempo stesso: una passione viscerale, “un sogno erotico”, per l’appunto.


Ed evidentemente che si giudichi il suo colore di capelli, e quanto bene o male le stia, non le importa più. O non le è mai importato. Vogliamo biasimarla?

Stefania Malerba

Illustrazione di Sonia Giampaolo

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Stefania Malerba

Sono Stefania e ho poche altre certezze. Mi piace l’aria che si respira al mare, il vento sulla faccia, perdermi in strade conosciute e cambiare spesso idea. Nel tempo libero imbratto fogli di carta, con parole e macchie variopinte, e guardo molto il cielo.
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