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Piccola storia di tutte le libertà del mondo

Prima di iniziare a leggere questo pezzo, ricorda che non è un articolo di giornale. Questo è un simbolo della libertà che cerco di descrivere, una sorta di testimonianza di sentimenti.

Ci ricordiamo il “perché” siamo nati, siamo nati per esprimerci, per darci spazio e per decorare di parole le nostre emozioni, questo siamo noi e questo facciamo oggi. E se le parole dovessero sembrare troppe, state tranquilli, il numero non importa, importa, piuttosto, ciò che verrà dopo.

“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici.”

Henry David Thoreau

Ci si sveglia, si girano gli occhi da centro della stanza, in prospettiva verso il circolo delle cose.

Siamo vasi di terracotta, certi giorni, costretti tra vasi e vasi, non ne conosciamo la consistenza.

Il punto è che oggi sei una donna, una signorina e non puoi parlare “così”, il punto è che sei innamorato di tre persone insieme e non puoi esserlo, il punto è che vuoi solo non avere figli, perché non ti importa mettere al mondo una vita.

Non hai l’autorizzazione a farlo.

Tu devi nascere, crescere e tirare avanti, in mezzo ad altri vasi, spesso vuoti, con sottofondo una canzone insipida.

Ma tu non sei insipido, vuoi amare, lottare, piangere, gridare e azzannare il midollo della vita anche se solo guardi una nuova serie tv che ti coinvolge.

Sei dettata dalle regole di chi impone, ma chi è che impone?

Non lo sappiamo più, però di certo qualcosa è successo. Sarà stato il tempo a farci colare goccia a goccia nel mare di stereotipi.

Questa è una storia di libertà e affermazione, è una storia dove chi è protagonista sa che la vita finisce e non sa se continuerà mai in altri luoghi, in altri sentimenti e in altre mani.

Siamo uomini, dobbiamo essere virili, pianti mai, armati fino ai denti per non far penetrare nessuno in noi. Siamo donne, sempre a riflettere, mai brutte parole, mai parlare di mestruazioni e mai dire che abbiamo la diarrea, siamo solo costipate, mai e poi mai essere liberi, tutti noi, di essere noi stessi perché è necessario celare, andare, tirare avanti e fingere.

Siamo noi, una famiglia senza nessun amore, ma ci amiamo, perché i nostri vasi si sono incontrati in un momento nel quale a tutti e due mancava un coccio. Siamo anche i bambini che non si staccano mai dal cellulare e siamo i nonni ignoranti, siamo i professori antipatici, i medici spocchiosi, siamo gli infermieri che puliscono il culo ai vecchi e siamo i vecchi che odiano le nuove generazioni.

Noi siamo tutto questo, siamo questo se decidiamo di accoglierlo, di non strappare a mani nude le etichette da chi in realtà siamo.

E così si compie un’altra esistenza, a suono di macchina fotografica e vite in posa, ma oggi, forse, non è più il momento.

Chiudiamo la porta, alziamo le zampette della nostra povera cucciola e facciamole fare la carriola (n.d.r. riferimento a “La Carriola”, Luigi Pirandello), anzi, lasciamo stare quella benedetta cagnolina e usciamo dalla porta principale.

Libertà per i non sognatori, libertà per tutti, libertà di essere, libertà di non dover apparire. Questo oggi chiediamo, noi che amiamo la vita, chiediamo pietà a chi giudica e pietà per noi che vorremmo non essere giudicati. Ci basta questo, ci basta uno sguardo in meno, un servizio analogico verso il modo di essere altrui e nulla più.

Nulla più.

Quando sarà il giorno, quando deciderai per la tua libertà, una libertà nel rispetto di quella del prossimo, allora scrivi ad un fratello, ad una sorella e di’ loro che finalmente la stai provando, quella sensazione. Non sei più in balia delle strategie di exit, sei diventato te stesso, dopo quaranta anni di nascondigli, ricorda al prossimo che una catena rende più liberi di tutto, se la catena è umana.

Siamo umani, siamo doloranti esseri pieni di desideri e, oggi, ci è piaciuto ricordare che possiamo essere liberi, ci tocca le profondità più calde delle nostre bellezze, e, analogicamente, chiediamoci pietà. Anche se la pietà, certe volte, ce la dedicano i nostri fratelli di carne.

Benedetta De Nicola

Benedetta De Nicola

Prof. di lettere, attivista fan Marvel da sempre. Ho fondato La Testata e la curo tuttora come caporedattrice e art-director.
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