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Nerone e Sporo: amore o follia?

Enzo Flaiano, nel suo “Frasario essenziale per passare inosservati in società” del 1969 diceva che: “L’omosessualità per la classe povera non è un vizio ma un modo per accedere alle classi superiori.”

Ma quella che staremo per narrare non è la storia di un arrampicatore sociale o di un amore sbocciato come in Pretty Woman; la storia di Sporo è una delle vicende più tristi della storia della nostra bella Italia e del nostro caro Impero Romano.

Siamo a Roma, nella Roma caput mundi, nel 65 d.C.

L’imperatore Nerone vive la morte di Poppea Sabina; poco dopo si sposa con Statilia Messalina.

«La loro intesa era perfetta. Nerone aveva abbandonato i suoi vagabondaggi notturni, passava le sere a Palazzo e scriveva poesie per lei, sui suoi capelli «color dell’ambra». Per la prima, e forse unica, volta nella sua vita, Lucio Domizio Enobarbo, alias Nerone, era felice.»

Massimo Fini

L’imperatore, passato alla storia come pazzo, proprio non riesce a dimenticare la sua Poppea e ritrova in un giovane uomo i lineamenti della moglie.

È un liberto di nome Sporo (dal greco Σπόρος= Seme). Nerone lo fa castrare e convolano a nozze tra la fine del 66 e l’inizio del 67. Da quel momento è chiamato Sabina, Imperatrice di Roma.

«Prostituì il suo pudore ad un tal punto che, dopo aver insozzato quasi tutte le parti del suo corpo, ideò alla fine questo nuovo tipo di divertimento: coperto dalla pelle di una bestia feroce, da una gabbia si lanciava sugli organi genitali di uomini e di donne, legati ad un tronco, e, quando aveva imperversato abbastanza, per finire, si dava in balia del suo liberto Doriforo; da costui si fece anche sposare, come lui aveva sposato Sporo, e arrivò perfino ad imitare i gridi e i gemiti delle vergini che subivano violenza. Ho saputo da molte persone che Nerone era assolutamente convinto che «nessun uomo fosse pudico e puro in nessuna parte del suo corpo, ma che la maggior parte dissimulava il vizio e lo, copriva con astuzia», e perciò a coloro che gli confessavano apertamente la loro impudicizia perdonava anche ogni altro delitto.»

da Svetonio, Vita di Nerone (trad. E. Noseda, Milano, Garzanti, 2004)

Sporo gli è affianco fino alla morte, avvenuta per suicidio.

Nell’Aprile del 69 Sporo viene destinato a fare la vittima sacrificale (avrebbe dovuto interpretare una vergine violentata) in uno spettacolo gladiatorio.

Pur di non continuare a vivere in base ai capricci di qualcun altro, decide di suicidarsi.

Si narra avesse appena 20 anni.

Quella di Sporo è solo una delle tante vicende da cronaca nera che hanno coinvolto – in prima persona o meno – Nerone: incesti, matricidio, uxoricidio, incendi, persecuzioni…

Il governo del giovane imperatore fu un governo di terrore, debolezza e follia. Niente e nessuno poté placare la sua ira, al primo cenno di “serenità”, riprendeva la sua smaniosa corsa verso gli inferi. Louis Figuier, scrittore francese 800esco, parla di Nerone come di una tigre che nel silenzio attua la propria vendetta, cibandosi delle carni dei propri nemici.

Ermafrodito dormiente, di Gian Lorenzo Bernini – Louvre

Antonietta Della Femina

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Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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