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Natale… ed io speriamo che me la cavo!

Ogni anno il 2… no no no! Non è La Livella e il mese di novembre è ormai alle nostre spalle. Ricominciamo…

Ogni anno con l’avvento del Natale, il ritmo della società aumenta e come per magia il sottofondo delle nostre giornate diviene All I want for Christmas is you di Mariah Carey.

Luci, addobbi, campane a festa, fiocchi, agrifogli, la litania del “a Natale dobbiamo essere tutti più buoni” e del bestiale “anche a te e famiglia”. Nonostante per alcuni sia il “periodo più bello dell’anno”, per altri il Natale è sinonimo di disagio, tristezza, malinconia; i sentimenti sono tali e così ben radicati che negli ultimi anni si è cominciato a parlare di Christmas Blues, depressione natalizia.

Insonnia, crisi di pianto, appiattimento, rabbia: sono solo alcuni dei sintomi di questa particolare forma di depressione.

Ma perché il nostro corpo reagisce così? Quali sono i motivi alla base di questo stato emotivo? Proveremo ad analizzarli insieme.

Il Natale è, per antonomasia, il periodo dell’anno in cui la famiglia si riunisce, e a chi è lontano o reduce da un lutto potrebbe pesare l’assenza di una persona cara; potremmo sentirci costretti a “condividere la tavola” con familiari con i quali non navighiamo in acque tranquille.

Potremmo provare malinconia verso la spensieratezza del “Natale da bambini”, provare nostalgia dell’infanzia; potremmo semplicemente avere troppe spese e sentire il peso di una situazione economica precaria e provare un profondo senso di inadeguatezza, di “inferiorità” rispetto ai canoni impostici dai social accaniti fan della famiglia della Mulino Bianco.

Le motivazioni/le preoccupazioni potrebbero essere e sono molteplici, ma molteplici sono anche le soluzioni.

Gli esperti consigliano di:

riscoprire la bellezza dell’addobbare casa

non farsi trascinare nelle corse – senza sosta – ai regali

replicare un’azione del passato, quale può essere la preparazione di biscotti fatti in casa

ritrovare nel Natale i veri valori, quelli umani. Quindi mettere da parte le incertezze religiose e farsi guidare solo dall’amore verso il prossimo.

Il segreto è non sottovalutare mai la propria salute mentale, ma al contempo non ingigantire i problemi che la società ci chiede/impone di vivere.

Nessuno ci obbliga a passare ore in auto, nel traffico, mimando sorrisi falsi; nessuno ci obbliga a non piangere, a non essere tristi, a non essere deboli, umani, a non provare nostalgia. Nessuno. La vera rinascita, il vero Natale, deve partire da noi stessi, dal nostro io più profondo e più silente.

Condivisione, calore umano, solidarietà, sono doni che trascendono dalla religione. Si può essere “buoni” e laici allo stesso tempo. E si può fare in modo che Natale non sia solo un giorno all’anno, ma ogni singolo giorno della nostra vita.

“…Sapete che cosa vi dico

Io che non comando niente?

Tutte queste belle cose

Accadranno facilmente; se ci diamo la mano

i miracoli si faranno

e il giorno di Natale

durerà tutto l’anno.”

da Lo Zampognaro di Gianni Rodari

Antonietta Della Femina

Leggi anche: Guida a un Natale solidale: quali regali cercare e come farlo

Antonietta Della Femina

Classe ’95; laureata in scienze giuridiche, è giornalista pubblicista. Ha imparato prima a leggere e scrivere e poi a parlare. Alcuni i riconoscimenti e le pubblicazioni, anche internazionali. Ripete a sé e al mondo: “meglio un uccello libero, che un re prigioniero”. L’arte è la sua fuga dal mondo.
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