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Disturbo ossessivo compulsivo post partum: parliamone

Il disturbo ossessivo compulsivo post partum colpisce molti neogenitori, eppure non se ne parla abbastanza.

Accanto alla più indagata e nota depressione post partum, si colloca il disturbo ossessivo compulsivo post partum, altrettanto diffuso tra mamme e papà di neonati, ma ancora poco conosciuto. Caratteristica principale di questo DOC è la preoccupazione di danneggiare accidentalmente o intenzionalmente il proprio figlio.

L’indagine sul disturbo è stata approfondita a partire dalle segnalazioni di un numero sempre crescente di genitori, i quali dichiarano di avvertire sintomi, o meglio pensieri, inquietanti.

Infatti, sono proprio pensieri particolari e specifici ad accendere il campanello d’allarme. Si tratta soprattutto di immagini di azioni violente che hanno come oggetto i bambini e che si presentano perlopiù nelle sue prime settimane di vita: prendere un coltello e ferire il piccolo, avere l’impulso di annegarlo durante il bagnetto, gettarlo dalla finestra, soffocarlo, e così via.

Dall’idea piombata nella mente nasce, nel genitore, il timore che il pensiero possa trasformarsi in realtà concreta, arrivando a considerarsi un pericolo per il proprio bambino. La paura prende il sopravvento e l’ossessione diventa sempre più problematica.

L’ansia incontrollata che si sviluppa non si manifesta solo nei pensieri aggressivi, ma anche in numerose pratiche e controlli che i nuovi mamma e papà possono attuare con l’intento di proteggere il figlio, mossi da una preoccupazione eccessiva che qualcosa di brutto possa capitare da un momento all’altro.

È bene chiarire che i genitori con disturbo ossessivo compulsivo post partum non hanno alcun desiderio di ferire il bambino o compromettere in qualche modo la sua salute: è la comparsa del pensiero minaccioso ad innescare il dubbio sulle proprie intenzioni e a metterle in discussione.

Tra i fattori che influenzano l’esordio del disturbo vi sono esperienze associate al parto (pre o post termine, taglio cesareo, ecc.), complicazioni ostetriche legate alla gravidanza, storia psichiatrica precedente e disturbi somatici.

Ciò che risulta particolarmente utile per arginare il fenomeno è parlarne, per conoscerlo, affinché i neogenitori possano normalizzare quegli strani pensieri che sorgono poco dopo la nascita del bambino.

Gli studi hanno rivelato che attraverso una diagnosi precoce è possibile iniziare un percorso di terapia che limiti i danni causati dal DOC post partum. In situazioni più gravi, psicoterapia e cure farmacologiche restano le soluzioni più valide.

Maria Paola Buonomo

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Maria Paola Buonomo

Laureata in Lettere Moderne, filologa in fieri, scrivo per sperimentare e accrescere il mio ego. Tra un esame e l’altro, mi cimento ai fornelli come piano b per il futuro (ma qual è il piano a?!). Sono una fastidiosissima ritardataria cronica, ma non è certo un difetto, anzi, è il mio punto forte: vivo con calma… Nel sangue mi scorre indecisione mista ad incoerenza. Il caos è il mio spirito guida. Rispetto la natura e ogni forma di vita, tranne gli esseri umani. Condivido il cuore con il mio cane.
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