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Cosa si nasconde dietro alla spiaggia caraibica di Rosignano Solvay

Sabbia bianca e finissima, acqua cristallina e azzurra. Un angolo di Caraibi, direte voi. E invece, per godere di questo paesaggio non serve lasciare l’Italia. Basta andare a Rosignano, in Toscana! 

A settembre 2021, la prestigiosa rivista Vogue Italia è uscita in edicola con una copertina molto particolare. Nell’immagine, molto scenografica, si vedono delle modelle che si apprestano a fare il bagno in acque candide e paradisiache. Il candore non è dovuto a photoshop e il set non si è dovuto spostare in qualche destinazione tropicale. È bastato approdare a Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno

Ebbene, la copertina di Vogue non ha semplicemente colpito visivamente i lettori, ma ha scatenato anche diverse polemiche, specialmente da parte degli ambientalisti. Questo perché il particolare colore bianco della spiaggia è dovuto, purtroppo, a continui scarichi industriali

A Rosignano, infatti, ha sede uno stabilimento dell’azienda belga Solvay, che si occupa della produzione di soda caustica, bicarbonato e carbonato di sodio. Questo stabilimento, sorto intorno al 1913, ha avuto molto impatto sulla geografia e sugli abitanti di Rosignano, tanto che attualmente esiste una frazione cittadina che prende il nome dall’azienda stessa, Rosignano Solvay. Inoltre, si tratta della sodiera maggiormente grande d’Europa. 

La Solvay ha creato moltissime opportunità, dando lavoro a generazioni di famiglie. Tuttavia, nei primi del Novecento non c’era molta consapevolezza sul rispetto ambientale, al contrario di oggi. Tanto che, dall’inizio della sua attività, l’azienda ha continuato per un secolo (e continua tuttora) a riversare in mare i propri scarti di produzione, derivati dal carbonato di calcio. Solo negli ultimi decenni, purtroppo, l’opinione pubblica si è resa conto di quanto questa zona sia inquinata. 

Le “spiagge bianche” si estendono per circa 5 km, nella parte settentrionale della costa della Maremma. Inoltre, la spiaggia di Rosignano può essere visitata tramite una piccola collina, che a sua volta (fino al 1983) veniva usata come discarica di scarti di produzione. Il mare, con il passare del tempo, è diventato un calderone di sostanze chimiche, purtroppo alcune di esse dannose, come: mercurio, arsenico, cromo, ammoniaca e altri solventi cancerogeni. La Solvay inoltre è stata accusata, negli anni passati, di aver diluito tali sostanze, al fine di risultare in regola di fronte alle normative di legge. 

Parlando di alcune stime, poi, nel mare delle “spiagge bianche” sembrerebbe trovarsi “il 42,8 per cento dell’arsenico totale riversato nel mare italiano”. Nel 1999, l’United Nations Environment Programme, il programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, ha stilato una classifica delle aree maggiormente inquinate del Mediterraneo e, tra le tante località, compare anche l’area di Rosignano. 

Da anni si susseguono studi e denunce riguardo alle condizioni di questa particolare area. Alcune indagini hanno evidenziato come, nell’area di Rosignano e nei suoi dintorni, ci siano stati addirittura casi  in eccesso di malattie come tumori e malformazioni. Si è quindi arrivati ad ipotizzare “un possibile ruolo patogenetico delle sostanze inquinanti in queste malattie”. 

Dal canto suo, la Solvay ha pubblicato sul proprio sito internet un dettagliato articolo in cui si difende da ogni accusa. Afferma, in particolare, che gli unici residui che finiscono in mare sono di origine naturale e che non sono in alcun modo dannosi. Si può leggere, infatti: “Il processo produttivo utilizza solo materie prime naturali, tra cui il calcare. I residui sabbiosi vengono scaricati nel mare antistante.

Solvay non usa né aggiunge metalli pesanti nel corso del processo produttivo ed il calcare naturale contribuisce a conferire il colore bianco alle spiagge e anche a stabilizzare il litorale contro l’erosione”. A proposito dei metalli pesanti, invece, viene negato il loro utilizzo nei processi industriali. Tuttavia, secondo la loro versione: “il calcare, come molti tipi di roccia o pietra, contiene naturalmente tracce di metalli pesanti, ma questi non sono dannosi per gli organismi viventi”. 

Inoltre, la Solvay afferma di aver intenzione di ridurre, nel tempo, i residui di calcare rilasciati in mare. Ciò, nel concreto: “identificando dei partner per riutilizzare i residui di calcare nell’edilizia e nell’agricoltura”. L’azienda, inoltre, sottolinea con orgoglio come, nel gennaio 2022, le è stata rinnovata l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Ciò significa che per i prossimi 12 anni continueranno sicuramente ad essere scaricati detriti in mare. Questo rinnovo dell’autorizzazione, tuttavia, ha scatenato l’ira di chi da anni si batte affinché il mare non venga più usato come discarica. 

Moltissimi sono i turisti ed i curiosi che si recano, tutti i giorni, sulla spiaggia di Rosignano, per vedere con i propri occhi il famoso mare che ricorda i Caraibi. Tuttavia, è importante ribadire che, in quella zona, è presente il divieto di balneazione. Infatti, secondo la legge, non si può fare il bagno a meno di 100 metri da qualsiasi punto di scarico.

La curiosità è comprensibile, ma c’è da fermarsi e chiedersi: vale la pena fare un bagno in un’area probabilmente inquinata, rischiando di venire a stretto contatto con materiali dannosi, solo per soddisfare la propria curiosità? Non è meglio scegliere di andare in una delle tantissime spiagge pulite che offre il nostro Bel Paese? 

Stefania Berdei

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Stefania Berdei

Classe 2000, scrivo di tutto ciò che solletica la mia fantasia. Studio Mediazione linguistica e culturale, poiché penso che la diversità e la ricchezza culturale siano il motore del mondo. In attesa di un ritiro spirituale su un’isola tropicale, cerco di essere ogni giorno la versione migliore di me stessa. Nel resto del tempo, mi nutro di serie televisive, film e libri.
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