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Alla scoperta di AnimaMundi

A Otranto, in una graziosa libreria del centro storico, ha sede AnimaMundi Edizioni, piccola casa editrice il cui catalogo comprende libri di poesia, componimenti per la riflessione e quaderni bianchi con bellissime frase letterarie in copertina. 

Conosciamola meglio tramite le parole del suo fondatore e direttore editoriale, Giuseppe Conoci, che ha gentilmente concesso un’intervista al nostro magazine.

Com’è nata AnimaMundi?

AnimaMundi nasce per strada, inizialmente nella forma di una bancarella itinerante, poi diviene nel 2002 una libreria stanziale e successivamente casa editrice. È nata dall’idea e dal desiderio di coniugare il dentro e il fuori, l’attenzione al mondo da un lato e  l’attenzione all’anima dall’altro. Le culture e le tradizioni appartenenti alle varie geografie del mondo con le culture e le tradizioni appartenenti alle geografie dell’anima. 

È nata dal desiderio di contribuire a rendere il mondo un po’ meno orientato materialisticamente e più capace di ascoltare e abbracciare l’invisibile, il marginale, e tutto ciò che solitamente consideriamo privo di importanza, come ad esempio l’anima. 

Ho notato che prediligete i temi dell’Interiorità e della Natura, ma come selezionate i libri da pubblicare?

In una maniera molto istintuale e intuitiva. Quando una cosa ci attrae in maniera molto forte, quasi irresistibilmente, vuol dire che quella è una direzione da esplorare, da seguire.

C’è qualcosa che accomuna i vostri autori?

Credo di sì, ha a che fare con la delicatezza e la vulnerabilità, con il ricercare una posizione disarmata di stare al mondo. Ha a che fare con il recuperare la dimensione del sentire le cose, i luoghi, le persone, sentire la loro anima piuttosto che avere un rapporto utilitaristico con esse. In tal senso la poesia è la relazione meno utilitaristica che possa esserci con il reale.

Avete all’attivo 7 collane, tutte molto interessanti, ma – da filologa – mi ha colpito in modo particolare Vocabolario dell’Arca. Parole in caso di diluvio. Le va di parlarcene?

VdA è una collana ideata da Carlo Ridolfi (coordinatore nazionale della Rete di Cooperazione Educativa) allo scopo di ripensare le parole e restituire ad esse il fulgore e la molteplicità di significati di cui sono veicolo in un dialogo multidisciplinare tra arte, scienza, filosofia, poesia, passato, presente e futuro.

Con l’avvento del digitale e dei social, l’editoria ha subìto notevoli cambiamenti. Qual è (o quale è stata) per voi la sfida più grande che la lettura e la vendita in digitale comportano?

L’avvento dei social ha indiscutibilmente minacciato e frammentato le tradizionali forme di lettura di un libro. Prima c’era il piacere di partire per un viaggio in compagnia di un libro. E quel viaggio, quella vacanza, acquisiva il sapore, i contorni e la memoria della storia in cui la lettura ci immergeva. Ora questo non è più possibile perché se portiamo con noi un libro, portiamo con noi anche il cellulare e a meno che durante il nostro viaggio non decidiamo di fare un’astinenza dai social oppure un uso molto cauto e moderato, la nostra possibilità di essere presenti sia alla lettura che alla nostra stessa vacanza sarà molto ridotta e in certi casi gravemente intaccata. 

Lo stesso discorso vale anche per la lettura nella quotidianità. Lo stesso rischio che il tempo sacro della lettura possa venire ridotto, frammentato o gravemente intaccato. Non conosco soluzione a questa tendenza. So che è un problema – anche in termini economici – per le case editrici e le librerie. 

Il tempo per andare in una libreria, scegliere, acquistare e poi leggere i libri manca.

Da lettrice, mi pare di notare una certa reticenza in alcune case editrici italiane nel promuovere i libri in formato digitale, pur avendoli in catalogo. Dove vi posizionate voi nel dibattito cartaceo vs. e-book?

Io non riesco a leggere un libro nel formato e-book o pdf, soprattutto se si tratta di un libro che mi chiama a un lavoro di riflessione. Ho bisogno di sottolinearlo, di inserire dei segnalibri nelle pagine, ho bisogno di scriverci sopra.

Il libro per me è un feticcio, non un freddo contenitore elettronico di informazioni. Anche se non lo leggo per un certo periodo ho bisogno di vederlo collocato nello spazio: sul comodino, nella sala da pranzo, sul cruscotto della macchina, in borsa o in bagno. La sua presenza mi rassicura, mi parla, mi eccita, mi nutre. Anche senza aprirlo. Questo non può accadere con un e-book.

Personalmente quindi non sono un amante degli e-book. Come editore però riconosco la crescente tendenza e la comodità di questa nuova modalità di lettura. Non sono contrario, però siamo solo un po’ a rilento nel generare i libri anche in questa altra forma. E in molti casi quando un libro cartaceo è già pronto per essere pubblicato, l’e-book è ancora molto lontano dalla sua genesi.

Le case editrici, soprattutto quelle piccole e indipendenti. hanno avuto un biennio difficile. Tra svariati lockdown e la crisi della carta, pubblicare libri è diventata una vera e propria sfida. Come avete affrontato gli ultimi due anni?

Io credo che durante i vari lockdown la lettura abbia avuto invece una ripresa poiché avevamo più tempo libero a disposizione. E per molte case editrici non è stato affatto un periodo difficile, anzi è stato un momento positivo in cui le vendite di libri si sono incrementate. Almeno per noi è stato così.

Diverso è invece il discorso sulla reperibilità della carta, difficoltà che viene sempre più riscontrata dalle tipografie a cui ci rivolgiamo. Questo è un problema, perché oltre alla difficile reperibilità, c’è anche l’aumento dei costi, ma è un problema che va a inserirsi all’interno di un discorso socio politico più ampio.

Ha consigli per chi vuole lavorare nel mondo dell’editoria?

Non saprei cosa consigliare. Credo che il consiglio dipenda molto dalle intenzioni, dall’orientamento e dalle motivazioni personali della persona. In maniera più generale, suggerirei di partire esplorando un campo dell’editoria che stimola in noi il desiderio di un impegno e di una ricerca, qualcosa che ci attrae fortemente. Credo che quella sia una buona condizione di partenza per riuscire a tollerare le frustrazioni di non vedere tradotto il nostro impegno in risultati concreti subito.

Quali consigli dareste invece agli autori emergenti?

Darei lo stesso consiglio dato nella domanda precedente. Prendersi molto tempo per mettere bene a fuoco da cosa siamo attratti, cosa stimola in noi una sete, il desiderio di un impegno e di una ricerca. Fatto questo come primo passo, dopo credo che sarà più facile compiere i passi successivi. 

Cosa sperate che trovino i lettori tra i vostri scaffali? 

Intendi tra gli scaffali della libreria AnimaMundi che ha sede a Otranto? Quest’anno la libreria AnimaMundi compie 20 anni. Se intendi tra gli scaffali della nostra libreria, la speranza è che attraverso l’incontro con un libro essi possano trovare parti di sé dimenticate o addormentate, poste in esilio. E che il fuoco di un desiderio assopito possa tornare ad ardere. 

Claudia Moschetti

Foto di copertina concessa dall’intervistato

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Claudia Moschetti

Claudia Moschetti (Napoli, 1991) è laureata in Filologia Moderna. Ha insegnato italiano a ragazzi stranieri e scritto per un sito universitario. È attualmente recensora presso il blog letterario Il Lettore Medio e redattrice per il magazine La Testata. Dal 2015 al 2021 ha collaborato alla fiera del libro gratuita Ricomincio dai libri, di cui è stata anche organizzatrice.
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