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Scopri Bacoli come terra di miti e storie

Se sei campano avrai sentito parlare di Bacoli e forse avrai anche avuto modo di andarci durante il periodo estivo per bere un drink e ballare sui lidi del litorale di Miseno e Miliscola che, di notte, diventano discoteche sotto le stelle. Ma ti sei mai chiesto come e cosa fosse Bacoli in origine?

Innanzitutto bisogna partire dall’origine del nome. Furono i Romani a fondare questa cittadina dandole il nome di “Bauli”, la cui etimologia sembrerebbe essere legata alla leggenda di Ercole che, al termine della sua decima fatica, si stanziò in questo posto sconosciuto per far riposare i buoi – in latino boalia – che aveva sottratto a Gerione, creatura con due gambe e tre busti di uomo, tre teste e sei braccia.

A Ercole fu chiesto di portare a Micene i buoi e le giovenche di Gerione che erano custodite da Orto, cane a tre teste. Dopo averli sconfitti in un duello brutale, Ercole ripartì con la sua nave portando con sé i buoi verso Micene, ma il viaggio di ritorno fu tutt’altro che facile: mentre Ercole sostava in Tracia, infatti, Era scatenò un tafano sulla mandria che divenne selvaggia.

Ercole, però, le inseguì e le riportò sulla sua nave, stavolta cambiando rotta e approdando in questa terra sconosciuta e disabitata nella quale fece stanziare i suoi buoi.

Bacoli, paradiso evergreen della villeggiatura dalle origini fino ad oggi

Da qui, poi, si diffuse la voce secondo la quale in questo posto venne costruito un tempio in onore di Ercole dal nome di Bovalio. Bauli, quindi, è una leggera variazione di “boalia” che, oltre a significare “buoi”, significa anche “terra dei buoi”.

Grazie ai Romani questo luogo divenne prospero, importante punto di collegamento tra Cuma e Puteoli, base dell’importantissima militum schola – da cui il nome di Miliscola –,nonché sede prediletta di numerose ville sfarzose in cui i nobili si spostavano in certi periodi dell’anno per godersi la quiete e la pace del posto.

Molte sono state le personalità di spicco dell’antichità e anche del passato recente ad aver parlato di Bauli. Primo fra tutti fu Tacito che la definì con l’appellativo di “villa” nei suoi Annales. Una delle più belle descrizioni che furono fatte di Bacoli, però, ci viene offerta da Simmaco, politico e scrittore romano che, ai tempi dell’imperatore Teodosio, godeva di un grosso prestigio. Egli, infatti, disse di Bauli:

«Lasciai quel luogo perché c’era pericolo che se mi fossi affezionato troppo al soggiorno di Bauli, tutti gli altri luoghi che mi restano da vedere non mi sarebbero piaciuti».

Anche allora come oggi, quindi, Bacoli era importante luogo di villeggiatura in cui i villeggianti potevano godere dell’aria pulita, dell’acqua cristallina di Miseno e Miliscola e della bella vista sul golfo partenopeo.

In seguito alle invasioni barbariche, però, Bauli fu completamente saccheggiata e depredata dei suoi innumerevoli tesori e ricchezze, arrivando all’oblio e alla rovina più totali anche in seguito ai devastanti fenomeni di bradisismo, che segnarono la fine dei suoi fasti.

Fu solo nel corso del XVIII secolo che Bacoli riuscì a riconquistare quella gloria perduta grazie alla diffusione sempre più massiccia del Grand Tour, viaggio attraverso tutta l’Europa che soprattutto persone della nobiltà e dell’alta borghesia europea e statunitense decidevano di intraprendere con forte entusiasmo di anno in anno.

Fu grazie alla diffusione capillare dell’amore per l’arte e per l’antichità, quindi, che Bacoli ben presto divenne meta ambita dalla maggior parte degli europei. Grazie anche a quest’ultimi, meravigliati ed estasiati dalla bellezza di quella cittadina ben presto, essa tornò a splendere.

Tutt’oggi la grande ricchezza e fortuna di Bacoli è costituita proprio dal turismo che, soprattutto nel periodo estivo, fa di lei una città viva, dinamica e brulicante di persone provenienti da diverse zone della Campania, così come da altre regioni.

Decidono di trascorrere qui la loro estate, perché hanno la certezza che non potranno rimanerne delusi.

Anna Illiano

Vedi anche: La finestra sul mare

Fonti: Le dodici fatiche di Ercole: i buoi di Gerione

Anna Illiano

Anna Illiano (Napoli, 1998) è laureata in Lingue e Letterature euroamericane e si sta specializzando in editoria e giornalismo presso La Sapienza di Roma. Ha un blog personale “Il Giornale Libero” ed è articolista per il magazine La Testata. Dal 2021 collabora occasionalmente col giornale “il Post Scriptum”

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