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Stefano Cucchi: storia di un omicidio preterintenzionale e di una condanna che tardò ad arrivare

Stefano Cucchi – geometra romano di 31 anni con qualche vizio davvero poco speciale o rilevante – ha scoperto l’ingiustizia del potere pagando con la sua vita. 

Il potere di una divisa che – a differenza dei vizi di Stefano Cucchi – è stata intesa come qualcosa di molto speciale e rilevante. La divisa dei carabineri, che nell’immaginario comune è garante di ordine, rispetto, aiuto, sostegno e possibilità, diventa sull’uomo sbagliato il pretesto per liberare i propri istinti primordianli, ferini.

Stefano Cucchi, un uomo fragile e vittima dei propri vizi come tanti, è stato il gracile capro espiatorio di una violenza più antica, radicale, viscerale.

Chi non è al corrente – nel 2022, ovvero dopo 13 anni da quel brutale pestaggio a lungo negato nei confronti del giovane romano – della morte inspiegabile, violenta e ingiusta di Stefano Cucchi? O della determinata necessità di fare giustizia di sua sorella, la coraggiosa Ilaria Cucchi? Una donna da molti usata come emblema di movimenti socioculturali, Ilaria Cucchi, volto dipinto dall’artista napoletano Jorit Agoch sulle facciate dei palazzi della città, ma forse infine semplicemente una sorella come tante. Quale sorella non lotterebbe per avere la verità sulla morte di suo fratello?

Il calvario della bistrattata famiglia Cucchi è giunto, finalmente, ad un tardivo atto di giustizia avvenuto nelle ultime ore. Il 4 aprile del 2022 la condanna per omicidio preterintenzionale dei due carabinieri – colpevoli di aver pestato a morte Stefano – Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro è stata confermata. I due carabinieri sconteranno una pena di 12 anni di reclusione, ridotta rispetto ai 13 previsti inizialmente.

Giustizia è fatta” afferma, solenne come sempre, Ilaria Cucchi ai microfoni di grandi testate giornalistiche, come Il Corriere ed Ansa. Com’è cambiata, Ilaria, il suo volto di ragazza si è presentato sugli schermi – anno dopo anno – fino a trasformarsi davanti ai nostri occhi in quello di una donna matura, segnata. 

Stavolta, forse proprio stavolta, Ilaria Cucchi ha ragione: suo fratello Stefano Cucchi, i suoi genitori nel frattempo diventati anziani, hanno avuto finalmente la pace che meritano. E con la condanna agli aggressori, vestiti da supereroi in blu, è stato mostrato al mondo che anche una stimata istituzione – come molte – è formata da uomini cattivi ma anche da uomini buoni. 

La storia di Stefano Cucchi – dopo quasi un quindicennio di lotta per la verità – passerà alla storia e verrà raccontata alle generazioni successive come ciò che è sempre stata: la storia di un omicidio, un evento di cronaca nera. Stefano Cucchi è stato ammazzato di botte e nessun’altra versione della storia verrà accettata, presa in considerazione, soppesata. La storia di Stefano non verrà messa in discussione, mai più. 

Stefano Cucchi era un ragazzo romano di 31 anni, per vivere faceva il geometra e aveva una sorella di nome Ilaria. Stefano è stato ucciso da due carabinieri, ammazzato di botte dopo un fermo nella notte del 15 ottobre 2009, lasciato senza le adeguate cure per i giorni successivi. La sua storia è questa. 

Sveva Di Palma

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Sveva Di Palma

Sveva. Un nome strano per una ragazza strana. 32 anni, ossessionata dalla scrittura, dal cibo e dal vino, credo fermamente che vincerò un Pulitzer. Scrivo troppo perché la scrittura mi salva dal mio eterno, improbabile sognare. È la cura. La mia, almeno.
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