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La Malinche: la prima mediatrice culturale nella storia, considerata una traditrice

L’epoca della conquista europea nelle Americhe è, senza ombra di dubbio, un periodo storico tra i maggiormente interessanti. Tutti gli stati americani sono stati segnati profondamente dalla loro condizione di colonie.

Tutt’ora sono in corso discussioni e controversie riguardo la violenza attuata dai conquistatori europei, al fine di prendere possesso delle terre colonizzate. 

Al giorno d’oggi, gli studi coloniali e quelli post coloniali sono molto importanti per comprendere al meglio le dinamiche di quell’epoca storica. Questo tipo di studi si focalizza, in maggioranza, sull’importanza delle popolazioni native. Esse, infatti, costituivano gruppi umani con le proprie tradizioni e la propria cultura.

L’Europa non è rappresentata come la culla della civiltà, come si è soliti apprendere. Al contrario, gran parte delle conquiste europee sono state caratterizzate da violenza e mancanza di rispetto verso la diversità. 

Una figura emblematica

In questo contesto, una delle figure maggiormente emblematiche ed affascinanti dell’epoca è sicuramente quello della Malinche. Secondo l’enciclopedia Treccani, la Malinche è una “principessa messicana, figlia di un alto dignitario azteco, che alla morte del padre fu venduta come schiava”.

Viene ricordata per essere stata scelta come schiava di Hernan Cortés, celebre per aver sottomesso alla Spagna l’impero Azteco. Dalla sua stretta relazione con Cortés nacque anche un figlio. 

La caratteristica che ha reso la Malinche speciale agli occhi di Cortés è proprio la sua discendenza da una famiglia ricca e importante. Si trattava di una donna estremamente colta, che era a conoscenza degli usi e dei costumi dei popoli nativi. In aggiunta, era capace di parlare senza difficoltà le lingue locali, tanto da diventare una risorsa fondamentale per i colonizzatori. Essi arrivarono infatti a servirsi di lei nei loro dialoghi con i nativi, dandole un ruolo di mediatrice e di interprete.

La Malinche viene ricordata, nella storia, come la prima “traduttrice” o la prima “mediatrice culturale” nel contesto americano. Infatti, per svolgere il ruolo di mediatore tra due culture, è richiesta una conoscenza approfondita delle due popolazioni, oltre che delle lingue.
Ciò al fine di tradurre e comprendere a pieno le esigenze dei due soggetti tra cui mediare, specialmente nell’ottica di una mediazione politica. 

Breve biografia della Malinche 

Generalmente, la data di nascita di questo personaggio storico viene fatto coincidere con i primi anni del 1500. La Malinche non è il suo vero nome, ma è un’unione tra il suo nome d’origine (Malinali) e il suffisso “tzin”, che indicava qualcuno che apparteneva ad una famiglia nobile. Ed effettivamente, come specificato in precedenza, la Malinche era la figlia di una famiglia importante nel contesto politico messicano. 

Ci si potrebbe chiedere per quale motivo una ragazza appartenente ad una famiglia ricca e importante possa arrivare ad essere venduta come schiava. La risposta si lega ad una vicenda tragica, che arriverà a forgiare il destino della giovane. Nello specifico, suo padre venne a mancare. Successivamente, sua madre contrasse un altro matrimonio, decidendo di vendere la sua stessa figlia, poiché avuta da un precedente matrimonio. 

La sua – fino a quel momento sfortunata – vita si intrecciò a quella dell’esploratore Cortés nel 1519, quando venne assegnata, in qualità di schiava, a lui. Era tradizione, in quel contesto storico, battezzare e convertire al cristianesimo gli schiavi.

Ciò portò anche la Malinche verso la religione cristiana, pur mantenendo salde le proprie conoscenze antecedenti. Venne sempre trattata bene, specialmente una volta scoperte le sue conoscenze linguistiche. 

Era infatti in grado di tradurre dalle lingue indigene allo spagnolo e viceversa, semplificando il lavoro dei conquistatori e rendendo gli scambi linguistici molto semplici. Inoltre, era capace di spiegare ai colonizzatori spagnoli anche come funzionava la vita sociale e politica tra i nativi, avendone fatto esperienza diretta. 

Il legame tra la Malinche e Cortés si trasformò in un rapporto di confidenza e di fiducia reciproca. Non si trattava di una semplice schiava, ma di un braccio destro, di una risorsa da proteggere e da non lasciarsi scappare. Per continuare a sfruttare la propria posizione di rilievo e la libertà acquisita, la Malinche sposò uno degli uomini di Cortés. Ciò è tutto quello che si sa di lei, fino alla data della morte (che è rimasta incerta). 

Il “malinchismo” e l’accusa di tradimento in Messico

Se avete familiarità con la cultura e con la lingua messicana, potreste esservi imbattuti nel termine “malinchismo”. Si tratta di un termine che indica un comportamento negativo e scorretto, da condannare. Infatti, facendo riferimento alla storia della Malinche, chi è colpevole di “malinchismo” arriva a tradire la patria, preferendo gli interessi personali. 

Perciò, nell’immaginario collettivo messicano, è molto presente la concezione della Malinche come un’autentica traditrice, che ha contribuito in modo rilevante alla caduta dell’impero azteco e alla conquista spagnola. Chi preferisce una cultura straniera, diversa dalla propria (quella di appartenenza) è considerato negativamente, alla stregua della Malinche. 

Una storia affascinante

Senza ombra di dubbio, quella della Malinche è una storia affascinante, che ha lasciato il segno nel corso degli eventi storici. Si tratta di una donna colta, forte ed intraprendente. Non si è fatta abbattere dalla propria condizione sfortunata, sfruttando le sue doti comunicative e le proprie conoscenze. Chi la dipinge come una “traditrice” lo fa semplicemente per un sentimento patriottico e per una volontà di rivalsa nei confronti della violenza coloniale. 

Tuttavia, viene da chiedersi se, senza la sua mediazione, Cortés e gli spagnoli sarebbero comunque riusciti a conquistare Tenochtitlan e a porre fine all’impero azteco.

La Malinche, in conclusione, è un esempio di intraprendenza e di femminismo oppure è solo una persona che ha tradito le proprie origini?

Stefania Berdei

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Stefania Berdei

Classe 2000, scrivo di tutto ciò che solletica la mia fantasia. Studio Mediazione linguistica e culturale, poiché penso che la diversità e la ricchezza culturale siano il motore del mondo. In attesa di un ritiro spirituale su un’isola tropicale, cerco di essere ogni giorno la versione migliore di me stessa. Nel resto del tempo, mi nutro di serie televisive, film e libri.
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