Cosa sarebbe la Scala dei Turchi senza Articolo 9?
La Scala dei Turchi è una stupefacente scogliera bianchissima in marna situata tra Realmonte e Porto Empedocle ad Agrigento.
Candidata a diventare patrimonio Unesco, risulta essere una delle mete più suggestive e visitate del nostro paese.
Il suo nome rimanda ad un passato in cui i pirati saraceni effettuavano incursioni lungo le nostre coste e lì, dietro i bianchi gradoni della scogliera, trovavano riparo.
La vicenda del suo deturpamento, con ossido di ferro, ci deve far indignare tutti e impone un’attenta riflessione sul valore del nostro patrimonio culturale e paesaggistico.
Occorre quindi citare la Costituzione, i cui 12 principi fondamentali creati con lungimiranza dall’Assemblea Costituente ed entrati in vigore nel 1948, risultano essere più che mai vivi ed attuali.
L’articolo 9 così recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.”
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione.
Il paesaggio, l’ambiente fanno parte del nostro patrimonio, e devono essere considerati alla stregua delle opere d’arte che visitiamo nei musei.
Questo articolo ci invita a riflettere e ci sensibilizza su temi vitali del nostro tempo, in cui il territorio è spesso messo in pericolo.
I comportamenti definiscono ciò che siamo, ed avere un atteggiamento di tutela nei confronti dei luoghi in cui viviamo o che visitiamo può solo arricchirci.
La scelta di inserire il paesaggio tra gli elementi da tutelare non fu casuale. I membri che formarono l’Assemblea che dopo la guerra ebbe il compito di scrivere la nostra Costituzione, erano coscienti dei pericoli di cui erano a rischio le bellezze naturali del nostro paese.
L’abusivismo edilizio è uno di questi pericoli, risulta infatti essere dilagante anche in zone ad alto valore, con il fine di sfruttamento a scopo di lucro.
Costruire in posti oggetto di turismo è particolarmente redditizio, ed anche la criminalità organizzata non ha esitato a partecipare a questo sfruttamento.
Possono dare una chiara idea del fenomeno i dati forniti dall’Ispra, il centro studi del Ministero dell’ambiente, che nel 2018 ha registrato un pauroso consumo del suolo, calcolato a 2 metri quadrati al secondo, non solo ma il nostro paese ha perso anche, per quell’anno, il 2% delle aree protette.
Considerando poi i problemi naturali dovuti alla sismicità, al dissesto idrogeologico e agli incendi a cui il territorio è soggetto, risulta quanto mai necessario non infliggere ulteriori danni.
Ogni atto volto a preservare restituisce ricchezza culturale per noi, per il nostro presente e futuro.
Beatrice Gargiulo
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