SocialePrimo Piano

Tampon Tax Tour, il ciclo non è un lusso. La rivolta parte da Firenze

Tampon Tax Tour è il nome di una iniziativa reale, provocatoria ed importante. Una iniziativa che è figlia di un movimento culturale, di un pensiero, di una filosofia.

Difficile pensare a qualcosa di più imperativo, almeno nel 2021. 

Non si può – e non si deve, né si sarebbe mai dovuto – demonizzare un evento normale, biologico e naturale come il ciclo mestruale. Invece, ogni cultura ha dato a questo mistico, ancestrale legame con la procreazione un valore simbolico, rituale. 

Ogni cultura ha, infatti, imposto un’etichetta, un nome, un codice morale ed etico relativo alle mestruazioni. In particolare, il menarca sancisce la maturità di una donna, la sua capacità di partorire e restare gravida in seguito ad un rapporto sessuale. Un potere – quello di dare la vita – così misterioso e insondabile da procurare molta paura, sospetto, superstizione. La gravidanza è vista, dall’uomo, quasi come una magia, il frutto di un arcano legame con forze mistiche e antichissime, la cui origine è inconoscibile. 

Il mistero di questa naturale magia ha reso il ciclo un momento critico per ogni donna , un rituale di passaggio dal quale non era possibile tornare indietro. Per le più fortunate, insomma, una semplice rottura di palle che le avrebbe accompagnate per i seguenti trent’anni. Per le meno fortunate, invece, una settimana di insolamento dal proprio gruppo umano di appartenenza per una presupposta (ed immaginaria se non totalmente arbitraria) “inibizione”.

I gruppi umani che identificano la donna mestruata con la sporcizia, la dannazione e l’“interdizione” sono innumerevoli e spaziano nello spazio e nel tempo. In una sorta di coscienza comune, il ciclo è identificato come una diversità, un’alterità rispetto alle normali condizioni psicofisiche della donna. 

Detto questo, sono svariati anni che le donne hanno iniziato ad avere le mestruazioni e l’evoluzione tecnoculturale è adesso sufficiente per accettarlo. Nel 2021, una donna dovrebbe potersi sentire serena anche durante il proprio ciclo mestruale. Il che implica l’abolizione di molte sovrastrutture culturali, inutili ostacoli ad una pacifica quotidianità. I dolori, credetemi, sono già una punizione inevitabile. Il nervosismo, poi, non parliamone proprio.

Insomma, la natura ci ha già punite abbastanza, perché esacerbare il tutto con la cultura? 

Perché costringerci, ogni mese, a farci i conti in tasca per poterci comprare una cosa necessaria come gli assorbenti (aggiungendo disagio al sopracitato dolore morale e fisico) ? Questo bisogno basilare di non sanguinare su ogni superficie esistente, infatti, viene pagato da ogni donna fior fior di quattrini. Ecco in cosa consiste quell’incubo chiamato Tampon Tax. 

Un incubo che spera di vedere una fine nell’iper-tecnologico e ambizioso 2021. Parte da Firenze, primo capoluogo di regione italiano a lanciare la campagna sociale, il “tampon tax tour“. E a Palazzo Vecchio anche il sindaco Dario Nardella ha firmato il manifesto per abolire l’iva sui prodotti igienico sanitari femminili. Azione reiterata da Alessandra Nardini, assessora regionale alle politiche di genere e pari opportunità. Questa iniziativa è promossa dalla consigliera comunale del pd, Laura Sparavigna, e dall’associazione “Tocca a noi”. Consiste di un viaggio a tappe tra le regioni italiane (15 in Toscana, 27 nel Paese) il cui scopo è registrare le adesioni degli enti locali che hanno deliberato atti a sostegno della campagna. 

Ad ogni tappa, saranno raccolte le firme degli amministratori e delle amministratrici che hanno aderito al manifesto. Dopo l’ultima tappa – a Roma – la lista delle firme sarà consegnata in Parlamento con l’obiettivo di chiedere un emendamento risolutivo nella prossima legge di bilancio. Un viaggio che ha come meta, dunque, l’abolizione di qualsiasi disuguaglianza di genere.

Un pellegrinaggio culturale e spirituale iniziato il 23/04/2021, quando la richiesta di intervento alle farmacie comunali sui prodotti igienico sanitari femminili diventa atto esecutivo. Un momento ufficiale, essenziale, che ha dato vita e corpo all’iniziativa. La prospettiva di trasformarmi da utopia a realtà, una lotta che finisce con la pace. 

Da Nord a Sud, ci si unisce per un obiettivo comune che assicuri la giustizia, che tratti la donna nel suo essere biologico ed organico, garantendole ciò di cui necessita senza imbarazzi o conti in tasca, amandola e vivendola per ciò che è.

Ovvero, principalmente, un essere umano. 

Sveva Di Palma

Sveva Di Palma

Sveva. Un nome strano per una ragazza strana. 32 anni, ossessionata dalla scrittura, dal cibo e dal vino, credo fermamente che vincerò un Pulitzer. Scrivo troppo perché la scrittura mi salva dal mio eterno, improbabile sognare. È la cura. La mia, almeno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button