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Le Tartarughe Ninja del merchandising

Nel corso degli anni Ottanta il mercato si rivolse ai più piccoli pensando di riproporre in forme mediali ed in prodotti commerciali diversi personaggi della cultura pop come i Simpson, i Muppet, Super Mario Bros.

L’esempio riuscito meglio in questi  “supersistemi” d’intrattenimento sono le Tartarughe Ninja.

A partire dalla serie a fumetti di K. Eastman e P. Laird infatti si sviluppò immediatamente non solo il gioco di ruolo Teenage Mutant Ninja Tutrtles & Other Strangeness, ma anche la serie televisiva d’animazione (1987), furono messe in commercio delle action figures ed elaborata una trilogia cinematografica in live action.

I contenuti non dovevano essere necessariamente coordinati, ma si dispiegavano in maniera diversa secondo la logica della transmedialità.

Si crea quindi un’esperienza legata da un fil rouge  d’intrattenimento, pur rivolgendosi a segmenti di mercato differenti secondo la pratica del franchising, motivata dalla necessità di trovare altre fonti di profitto.

Proprio l’attenzione a trasmettere un contenuto di base in versioni così fruibili, prota sui nostri schermi le Tartarughe Ninja con serie animate sempre più aggiornate dal 2003, con costanti.

La presenza di personaggi coinvolgenti ed appassionanti è l’elemento di base che gratifica il pubblico ed offre un veicolo per il merchandising; nonché il motivo che ci porta ancora oggi a collezionare ed amare le quattro tartarughe antropomorfe con i nomi delle più eccellenti menti .

Vedi anche: Nostalgia canaglia: i cartoni animati

La Redazione

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