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Io posso: due donne sole contro la mafia – il libro di Pif che racconta la storia delle sorelle Pilliu

Pif è uno che sa il fatto suo.

Si cimenta, prova ed infine riesce in ogni suo tentativo.

Che sia letterario, cinematografico o giornalistico.

Capirne la motivazione non è difficile, perché l’immediatezza del linguaggio di Pif è assoluta, spontanea, quasi “piaciona”. Ma vediamo come ci conquista con il suo libro Io posso: due donne sole contro la mafia.

Il linguaggio di Pif, che si esprime contro le mafie, come sappiamo, di ogni provenienza e ogni sorta, colpisce con un colpo diretto, dirtto al cuore. Le storie di coraggio e reticenza al lasciar prevalere la sopraffazione sono le sue preferite. E , dunque, da avidi lettori, anche le nostre. Con un tono fanciullesco ed impavido, lo scanzonato e al contempo impegnato Pif ci racconta le storie dell’umanità piagata, minacciata, ritorta. Come la faccenda delle sorelle Pilliu, Rosa e Savina, i personaggi principali del suo nuovo romanzo.

Una storia di coraggio ma anche di sfacciata irriverenza, di fiera spocchia, di vandala indipendenza che non conosce il ruolo di una mafia, di un potere così grande, superiore ed inattaccabile. Il coraggio del rifiuto, della noncuranza, del modo unico di concepire la vita come libertà è il perno inflessibile che abbraccia una narrazione solida, compatta. La determinazione con cui Pif porta avanti la storia è intrisa della sua ironia sorniona e del suo tentativo di positivizzare qualsiasi declinazione dell’esistenza.

Ma la mafia, sembra ridicolo e scontato ricordarlo, uccide solo d’estate. E l’ingenua denuncia di Pif si mescola alla crudezza della cattiveria umana, che cementificata nell’istituzione mafiosa perde quasi i suoi connotati di male dell’uomo. Diventa, piuttosto, la manifestazione empirica di una forza ancestrale senza nome, un nemico antico che dialoga con la natura duale ed ambivalente dell’essere umano.

La mafia è un’istituzione, al pari del governo e dello stato, ed è nel suo chiudersi in un ente che agisce secondo una sola ed unica forza che perde la comprensibilità della sfumatura, della motivazione. Il solo motivo scatentante di azioni crudeli e violente è la fredda necessità di conquista, di consolidazione del potere, della necessità impellente di possedere. L’utilizzo di verbi descriventi azioni attive, d’iniziativa, snocciola bene il concetto di mafia aggressiva, intimidatoria, virile. Quella che uccide d’estate perché nessuno si aspetta che qualcosa di brutto accada sotto la luce rassicurante del sole.

Il libro, scritto insieme a Marco Lillo, è disponibile nelle librerie dal 28 maggio. I ricavati delle vendite saranno devoluti interamente alle sorelle Pilliu, affinché possano combattere altre battaglie. La storia delle sorelle Pilliu, lungi dall’essere un’opera dallo stampo sfacciatamente femminista, si fa invece baluardo dei soprusi subiti da chi non viene ascoltato o visto, da chi non è “ammanigliato” o protetto dallo Stato. La denuncia è nei confronti del potere cieco e padrone, incapace di riportarsi alla propria, originaria ed ineluttabile, umanità.

Pif è uno che riesce. Ed ancora una volta ha creato un’opera che è arte e denuncia insieme, è giornalismo e romanzo, è sogno ma anche realtà. Un libro vivamente – e calorosamente – consigliato!

Buona lettura!

Sveva Di Palma

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Sveva Di Palma

Sveva. Un nome strano per una ragazza strana. 32 anni, ossessionata dalla scrittura, dal cibo e dal vino, credo fermamente che vincerò un Pulitzer. Scrivo troppo perché la scrittura mi salva dal mio eterno, improbabile sognare. È la cura. La mia, almeno.

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