SocialePrimo Piano

Nomadismo digitale: ama il tuo lavoro e non lavorerai neanche un giorno della tua vita

La vita d’ufficio ti mette i brividi? Non riesci a vederti per sempre nella stessa città o con un posto fisso?

Non sei un sognatore, probabilmente sei destinato ad essere un nomade digitale!

Non esiste una definizione univoca di nomadismo digitale, ciò che sappiamo è che si tratta di una nuova generazione di professionisti, i quali hanno a cuore la propria libertà ed indipendenza, così tanto da basare la propria carriera e il proprio stile di vita su questi fattori.

Chi, come, quando, perché? I nomadi digitali svolgono moltissimi lavori diversi; abbiamo istruttori di yoga, CEO di aziende remote, copywriter, designer, Content creator, etc.

Esiste un portale dedicato al nomadismo digitale, ne è il fondatore Alberto Mattei, il cui scopo è diffondere anche in Italia la cultura del lavoro da remoto e del nomadismo digitale. L’obiettivo? Crescere un movimento di persone più libere e più felici per rendere il mondo un posto migliore.

Sappiamo che la nostra quotidianità si fonda su valori convenzionali: la sicurezza del posto fisso, la stabilità della casa di proprietà, insomma, la vita come ci è sempre stata presentata.

Ma siamo davvero così sicuri che questi bisogni siano i nostri?

I nomadi digitali si sono posti proprio questa esatta domanda.

Conditio sine qua non del nomadismo digitale è avere la libertà di poterti spostare altrove se e quando ne senti il bisogno, portandoti dietro l’essenziale che ti rende felice. Quando parliamo di libertà, nel caso del nomadismo digitale, parliamo di libertà geografica, temporale e di professione.

Della libertà geografica abbiamo discusso ampiamente, il nomade digitale dev’essere libero di spostarsi nel luogo più adatto alla sua persona.

Per libertà temporale possiamo rifarci ad uno dei dettami dello smart working, secondo il quale il lavoro non dovrebbe essere misurato in ore passate davanti a una scrivania o in un ufficio, ma in risultati raggiunti e compiti completati. Come potrete immaginare, il cosiddetto lavoro flessibile rende i dipendenti molto più produttivi e meno stressati, dato il maggior tempo a disposizione da poter dedicare alla famiglia o ai propri interessi.

L’ultimo obiettivo, ma non per importanza, è la libertà professionale che permette di vedere il lavoro come uno stimolo e non come un vincolo. Il nomade digitale vuole essere padrone del proprio lavoro, e ciò non significa che non possa fare parte di un team o di un’azienda. Semplicemente, ogni lavoratore dev’essere libero di scegliere la modalità del proprio lavoro. In che modo? Scegliendo di lavorare in luoghi del mondo in cui il costo della vita è piuttosto basso, riducendo gli sprechi, o attuare la sharing economy.

In conclusione, possiamo appurare che il nomadismo digitale è sempre più diffuso nel mondo e ha portato a risvolti molto positivi, sia dal punto di vista dei ricavi sia da quello psicologico.

Chissà, probabilmente stiamo discutendo dell’unica forma di lavoro del futuro.

Catia Bufano

Foto di Roberto Filippini

Vedi anche: Intervista a Denise Leone, in bilico sui tacchi alti ma non meno degna di rispetto

Catia Bufano

Laureata in Lettere Moderne, studia attualmente Filologia Moderna presso l’università di Napoli Federico II. Redattrice per La Testata e capo della sezione Fotografia. Ama scrivere, compratrice compulsiva di scarpe, non vive senza caffè. Il suo spirito guida è Carrie Bradshaw, ma forse si era già capito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button