Primo PianoArte & Cultura

Nüshu女书: la scrittura segreta delle donne cinesi

Nella Cina rurale dello scorso secolo si iniziò a scoprire un sistema di scrittura che non sembrava tale, il Nüshu: talmente particolare, elegante e dalle linee così sottili e sinuose da sembrare una semplice ma raffinata decorazione.

Come si può comprendere dal nome, che in cinese significa “scrittura delle donne”, il Nüshu era riservato, parlato e scritto esclusivamente dalle donne, non perché esse non volessero condividerlo con gli uomini, bensì perché questi ultimi non erano neanche a conoscenza della sua esistenza.

Non è chiaro quando questo speciale sistema di grafia nacque: potrebbero essere passati decenni, in quanto se ne iniziò a parlare creando scalpore solo nella seconda metà del 1900; o addirittura secoli, come ci narra una leggenda che parla di una concubina imperiale dell’XI secolo, che utilizzava il Nüshu per parlare ai suoi cari dei dolori e delle pene che passava a palazzo. Di fatti non possiamo basarci su fonti precise, l’unica cosa certa è che questo particolare sistema veniva tramandato da madre a figlia, da nonna a nipote, da amica a amica, e così via.

Si pensa sia nato durante gli incontri che le donne del popolo Yáo (瑶), nella Provincia dello Hunan, organizzavano per stare in compagnia, e insieme, dedicarsi ai loro mestieri domestici, come filatura, tessitura, cucito, eccetera. Durante il tempo che passavano tutte nella stessa casa, si consolidavano forti legami di amicizia e sorellanza, ma non solo, si creavano e cantavano canzoni, si cucivano e ricamavano caratteri speciali, che poi nel tempo sarebbero diventati il Nüshu: molto probabilmente era per questa ragione che gli uomini non sapevano scriverlo o leggerlo, né tantomeno sapevano cosa fosse.

Pian piano sempre più donne se ne interessarono, iniziando a coltivarlo come un sistema speciale, una sorta di loro caratteristica, una parte della loro identità, che gli permetteva di esprimersi con la scrittura, portando alla luce poesie, racconti, canti e segrete confessioni. Inoltre veniva utilizzato per comunicare a voce, o alle generazioni future attraverso piccole autobiografie, spesso per descrivere le proprie gioie e dolori, la propria quotidianità.

A volte, i legami di amicizia e sorellanza che si instauravano erano talmente forti che, quando una del gruppo doveva sposarsi e andare via dal villaggio, più persone scrivevano per lei un piccolo diario, che le veniva regalato per ricordarle le sue origini, le persone che aveva amato, e per permetterle di scrivere al suo interno i sentimenti che provava, tristi o gioiosi che fossero.

Quando si scoprì e si iniziò a parlare insistentemente del Nüshu, nella seconda metà del 1900, si fraintese la sua vera essenza: di fatti alcuni ne parlarono male e lo criticarono, dicendo che era semplicemente un linguaggio che le donne tenevano segreto per poter opporre resistenza ai propri mariti, e in generale agli uomini, per resistere in una società dominata dal patriarcato.

In realtà, nulla di tutto questo era vero. Leggendo e traducendo i testi in Nüshu che sono stati conservati e sono arrivati fino a noi, possiamo capire che è possibile dividerli in due grandi categorie:

  1. Le opere create dalle donne locali, che includono canti, poesie, racconti, autobiografie, preghiere, lettere per occasioni speciali come matrimoni, feste o anche lettere di condoglianze;
  2. Le opere tradotte e adattate dal cinese classico (汉语hànyǔ) al Nüshu.

Anticamente, la scrittura si distribuiva in colonne verticali, creando caratteri con linee molto sottili e raffinate, estremamente diversi rispetto ai caratteri del cinese moderno standard (ma anche del cinese antico), in quanto questi sono più compatti, composti da tratti veloci e decisi, e creati attraverso pennellate brusche: il completo opposto della delicatezza del Nüshu.
Un’altra particolarità di questa scrittura era la sua facilità, vantaggio che permetteva anche alle donne che non avevano avuto un’istruzione, di poterla padroneggiare senza problemi. Solitamente si scriveva sulla carta o si ricamava nei vestiti o nei tessuti di ogni tipo, ma si poteva trovare anche sui ventagli.

Il passare del tempo e la brusca e continua modernizzazione della Cina portarono alla scomparsa di alcuni villaggi e centri rurali, così il Nüshu subì un forte declino. Nonostante ciò, questo non andrà mai perduto, grazie agli studiosi che si dedicarono alla sua conservazione e all’istituzione di corsi privati e pubblici in prestigiose università cinesi, come ad esempio all’Università Tsinghua di Pechino.

Teresa Labriola

Leggi anche Matrimonio in Cina: per soldi o amore?

Teresa Labriola

Sono Teresa Labriola, ho 23 anni e studio cinese e spagnolo all’università degli studi di Napoli “L’Orientale”. Le differenti lingue e culture sono sempre state la mia passione, nata proprio alle scuole superiori, dove studiavo inglese, francese e cinese. Oltre a ciò, amo la letteratura, l’arte, viaggiare e scrivere, ecco cosa ci sarà nei miei articoli!
Back to top button