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La bellezza fuori dagli schemi: l’esempio di Benedetta De Luca  

Mai come nell’era digitale, la bellezza è diventata un valore assoluto.

Siamo bombardati da immagini convenzionali di perfezione.

Donne bellissime: pancia piatta, naso all’insù, labbra carnose, seno e lato B prosperosi… mentre noi donne comuni ci demoralizziamo imprecando contro Madre Natura che non ci ha dato la stessa fortuna.

Siamo pervase dalla sensazione di non essere adeguate, di non essere abbastanza.

Ma abbastanza rispetto a cosa? Rispetto ai modelli che ci vengono imposti dalla “società dello spettacolo”.

Il problema sta alla base di questa società che ostenta modelli pre-confezionati e inarrivabili. Circondate sempre dallo stesso prototipo di immagine, è naturale che rispecchiandoci in essa e non trovando corrispondenza, ci venga da sentirci “sbagliate”.

“Vogliamo modelle, soubrette,  fashion blogger più simili a noi che non nascondano difetti e debolezze! Il mondo è bello perché è vario e noi la vogliamo vedere questa varietà”.

Questi sono i discorsi tipici pronunciati da noi donne al di qua dello schermo.

I risultati delle rimostranze ci sono stati. La moda, dopo le polemiche per le modelle anoressiche, si è sdoganata aprendo le passerelle a curvy e a bellezze non convenzionali.

Tuttavia, quando nella pratica viene realizzato ciò che avevamo auspicato, abbiamo ancora da ridire. Per fare un esempio concreto e attuale, basti pensare ad Armine, la modella Gucci vittima di cattiverie gratuite solo perché diversa rispetto agli standard.

Da questa spiacevole vicenda sono scaturite ulteriori riflessioni. Sembra che non riusciamo ad uscire dalla rete di pregiudizi stereotipati che abbiamo quasi interiorizzato.

Ho pensato che non si possa far finta di niente, urge una scossa, sia affinché episodi del genere non accadano più, sia affinché ci sentiamo più belle nelle nostre particolarità.

Chi meglio del personaggio, anzi della gran Donna che vi sto per presentare, può essere più adatto?

Si chiama Benedetta De Luca, ha 32 anni, è della provincia di Salerno ed è veramente bellissima, dentro e fuori. È un modello da imitare. Non solo ci insegna ad amarci così come siamo, ma ci permette di riflettere anche su un importante battaglia contro i pregiudizi.

Ciao Benedetta, vuoi raccontarci la tua storia?

«Sono una ragazza come tante, solo con un piccolo difetto di fabbrica: sono nata con una disabilità. Dopo 18 interventi chirurgici e tanti anni trascorsi in ospedale, ho deciso di vivere la mia vita nonostante tutto e ho cercato di realizzare i miei sogni.

Mi sono laureata in giurisprudenza, ho organizzato eventi di moda inclusiva, ho fondato un mio brand e sono diventata fashion influencer, una tra le prime con disabilità in Italia».

Come hai vissuto la tua situazione, hai sempre avuto questo animo guerriero?

«Questo coraggio mi è stato trasmesso da mia mamma, mi ha sempre detto che avrei potuto fare tutto nella mia vita e quindi, sin da bambina, ho capito che non dovevo essere io ad adeguarmi all’ambiente, ma doveva essere l’ambiente pronto ad accogliermi, abbattendo ogni ostacolo, garantendo così un’uguaglianza sostanziale, proprio come sancisce l’art.3 della nostra Costituzione».

Sei mai stata vittima di bullismo o hai subito atteggiamenti offensivi? 

«Ahimè, purtroppo sì! Sono stata bullizzata da quasi un’intera classe.

È stato un anno molto difficile, decisi anche di cambiare scuola ma il destino, doppiamente crudele, volle che l’altro istituto non fosse accessibile, dunque capii che avrei dovuto affrontare i bulli, reagendo senza chiudermi in me stessa.

Quell’episodio mi ha cambiata molto, forse se ci fossero stati i social avrei trovato una spalla forte, ma sfortunatamente ai miei tempi si parlava poco di bullismo, ed è per questo che invece racconto la mia storia, per cercare di essere d’aiuto».

Tra le tue mille attività, c’è anche l’impegno in prima linea per i diritti civili delle persone con disabilità. Cosa ci puoi dire al riguardo? 

«È un argomento a me così caro che ci ho persino scritto la mia tesi di laurea in diritto Costituzionale: “Diritti delle persone con disabilità e Costituzione”.

Sono tanti i traguardi raggiunti per garantire una pari dignità sociale e per tutelare i nostri diritti.

Pensiamo che la Convenzione ONU dei Diritti delle persone con disabilità ha compiuto 11 anni quest’anno, introducendo interventi concreti come: politiche per la vita indipendente, politiche a sostegno dei caregiver familiari, interventi migliorativi per la piena inclusione lavorativa e tanto altro.

Purtroppo non basta e c’è ancora molto da fare per migliorare effettivamente la vita delle persone con disabilità. A partire dall’applicare maggior senso civico e rispetto, evitando ad esempio di parcheggiare nei posti per disabili».

Pensi che in qualche paese siano più “avanti” rispetto a noi?

«Io amo l’Italia e quindi non me la sento di criticarla perché vi sono alcune città davvero accessibili, altre invece molto meno. Tuttavia, all’estero ho trovato anche di peggio, ad esempio a New York: poca sensibilità e rispetto e tante, troppe barriere architettoniche. Al contrario in Spagna, da Ibiza a Barcellona, le città sono molto accessibili e con cittadini sensibili e rispettosi della disabilità».

Hai dato un forte impatto alla moda, non solo prestandoti tu stessa come modella, ma anche con le sfilate del tuo brandItalian Inclusive Fashion. Raccontaci le tue esperienze nel campo. 

«Sono stata sempre amante del mondo della moda, così anni fa ho realizzato il sogno di posare come fotomodella e di sfilare per alcune passerelle inclusive.

Questo progetto mi è piaciuto talmente tanto che ho deciso di passare alla direzione artistica di eventi simili per un’associazione della zona, organizzando sfilate con più di 40 modelle disabili provenienti da tutta Italia.

Il lavoro è stato duro sì, ma davvero gratificante, soprattutto quando ricevevo i ringraziamenti di tanti genitori per aver migliorato la qualità di vita e la femminilità delle loro figlie.

Inoltre, ho fondato un mio brand di moda inclusiva: Italian Inclusive Fashion.

L’intento è quello di creare abiti eleganti, ma pratici per persone disabili.

L’idea è nata perché dietro le quinte notavo una grossa difficoltà nel vestire le modelle con disabilità e con problemi di coordinazione motoria».

Come hai trovato questo mondo rispetto alle tue battaglie? 

«All’inizio molto diffidente, tanto che alcuni stilisti si rifiutavano di vestire persone con disabilità. Fortunatamente adesso sono loro che si propongono ai miei eventi».

Parliamo di un tema che ti sta molto a cuore: femminilità e sensualità.    

«Troppo spesso le persone con disabilità vengono paragonate ad angeli asessuati, come se non si possa essere ugualmente femminili e sensuali.

Mi capita di frequente che un uomo mi osservi con fare interessato quando mi vede seduta ad un tavolino di un bar, però, non appena capisce che cammino con stampelle o sedie a rotelle il suo sguardo cambia».

Cosa consigli alle donne che non riescono ad accettare i loro difetti? 

«Cominciamo partendo dal presupposto che non sono difetti, ma caratteristiche.

Se non impariamo ad amarci noi in primis davanti allo specchio, come possiamo pretendere che lo facciano gli altri?»

Cosa diresti ad  Armine e cosa pensi delle polemiche su di lei?

«Direi che finalmente qualcosa nel mondo della moda sta cambiando e lei, insieme con Alessandro Michele, è stata una pioniera di un metro di bellezza diverso, fuori da canoni estetici imposti».

I social e i media, ormai fanno ruotare il mondo e tu giustamente li sfrutti come strumento privilegiato della tua campagna di sensibilizzazione. Cosa ne pensi della “società dello spettacolo” che hanno creato? Quanto impatto hanno sul nostro rapporto con noi stessi?

«Credo che i social, se usati con intelligenza e raziocinio, possano essere uno strumento utile per veicolare messaggi importanti.

Ovviamente, io sono contro l’idea di vita perfetta e patinata che i social (soprattutto Instagram) vogliono trasmetterci ed è per questo che cerco di veicolare solo positività e coraggio, mostrando alle volte anche i miei punti deboli. Perché i miei followers non sono solo numeri, ma amici e sostenitori».

Giusy D’Elia

Vedi anche: Martina Panini: “mi difendevo fino a diventare sempre piu forte, per forza”

La Redazione

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