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L’emimondo felliniano: un caso neuropsicologico di neglect

3 agosto 1993: all’età di 73 anni, Federico Fellini viene ritrovato riverso sul pavimento della sua camera, colpito da un ictus.

Il danno conseguente l’attacco ha fatto sì che Mr Fellini passasse alla storia, oltre che per la sua carriera cinematografica, come un celebre caso neuropsicologico italiano.

La patologia da eminegligenza spaziale unilaterale, altrimenti detta sindrome di neglect, si era scontrata, infatti, con un genio creativo di tutto rispetto: un connubio tra infermità ed estro artistico che non può fare a meno di affascinarci.

Quando mi trovo a parlare di personalità così poliedriche, intelletti talmente eclettici da essere in grado di trasmettere la propria sensibilità artistica senza mai circoscriversi, vengo assalita dal solito timore di risultare quantomai riduttiva. Eppure, direi che questo sia il classico dramma di chi si misura con la comunicazione, scritta e non: vivere la costante contraddizione tra le sue infinite possibilità e i particolari limiti insiti in ogni sua forma.

Questo Federico Fellini lo sapeva bene, amava definirsi “un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo” – d’altronde l’artigiano è che colui che eccelle nel proprio mestiere, nella propria arte, la radice è la medesima: dal latino ars, “metodo pratico”, ovvero “tecnica”. Curioso pensare che fino a che i trattati quattrocenteschi di Leon Battista Alberti non codificarono quel fondamentale scarto tra arti maggiori e arti minori, sancendo la superiorità dell’intelletto rispetto alla manualità, non ci fosse una sostanziale differenza né linguistica né di fatto tra l’artista e l’artigiano.

L’arte del Fellini prese diverse strade: fu giornalista, regista, sceneggiatore, fumettista, attore e scrittore – ma anche qui la parola, l’etichetta, ci limita.

Ci ha lasciato capolavori di satirica, velata malinconia, caratterizzati da visioni oniriche di grande suggestione; le atmosfere, le situazioni, i personaggi dei suoi film sono talmente radicati nell’immaginario collettivo da rappresentare dei veri e propri topoi. Non a caso, insomma, il suo cognome aggettivato, “felliniano”, viene spesso usato in italiano come sinonimo di grottesco, surreale, caricaturale.

La produzione del Fellini, che ricopre un arco temporale di ben quarant’anni, è incredibilmente vasta, tanto da essere considerato uno dei maggiori registi della storia del cinema: tra i principali film diretti da lui, ricordiamo La Strada (1954), Le notti di Cabiria (1957), La Dolce Vita (1960), 8 1/2 (1963), Amarcord (1973) e il lavoro d’addio al cinema, La voce della Luna (1990).

Per la sua attività da cineasta, il 29 marzo 1993 fu insignito dell’Oscar onorario, “in riconoscimento dei suoi meriti cinematografici che hanno entusiasmato e allietato il pubblico mondiale”. Una carriera a dir poco magistrale che subì una brusca battuta d’arresto proprio in quello stesso anno: come anticipato precedentemente, appena quattro mesi dopo l’assegnazione del premio, fu colpito da un ictus presso l’arteria cerebrale media destra, con la compromissione di un’ampia area delle regioni temporo-parietali posteriori dell’emisfero interessato.

L’attacco ischemico gli provocò diversi deficit di tipo neurologico e neuropsicologico, tra cui una grave emiplegia senso-motoria sinistra e neglect sinistro. La sua patologia da eminegligenza spaziale unilaterale fu studiata e monitorata da Cantagallo e Della Sala, che inserirono nel 1998 il suo caso nel loro studio sugli artisti con neglect spaziale extrapersonale.

Il neglect, reso in italiano come eminattenzione o eminegligenza spaziale unilaterale, è una sindrome neuropsicologica che segue una lesione cerebrale, solitamente causata da un ictus o da un trauma cranico. È caratterizzata dall’incapacità da parte del paziente di percepire o prestare attenzione a oggetti, persone, rappresentazioni, collocati in un emicampo visivo solitamente controlaterale alla lesione, e di agire in quel lato dello spazio.

Nella maggior parte dei casi, il campo che viene “negato” è quello sinistro, com’è stato per il nostro maestro, per un danno all’emisfero destro: lesioni cerebrali sinistre sembrerebbero provocare più sporadicamente eminegligenza, e comunque in una forma più lieve e difficilmente indagabile a causa dell’afasia – disturbo di comprensione e di produzione del linguaggio che spesso incorre di pari passo (l’emisfero cerebrale sinistro ospita i principali centri linguistici del nostro cervello, che se intaccati possono compromettere la diagnosi di disturbi di vario tipo).

Il paziente si ritrova nella condizione di vivere una vita a metà: spesso mangia il cibo contenuto nella sola parte destra del piatto, si rade e/o trucca metà viso, indossa solo il lato destro degli abiti, come se la sua sinistra non esistesse, almeno non a livello consapevole (vi è un’elaborazione sottile degli stimoli ricevuti, a livello subliminale).

Chi soffre di questa sindrome acquisita presenta una serie di deficit che non gli permettono di avere consapevolezza a un livello di elaborazione superiore degli stimoli presenti nel lato negletto del suo spazio egocentrico.

Oltre i difetti motori-sensitivi-visivi relativi all’emisoma sinistro, il paziente presenta uno schema di comportamento abbastanza tipico:

  • la persona appare spesso distratta, disinteressata, insensibile;
  • inizia o termina bruscamente la conversazione, cambia argomento, risponde solo in parte alle domande, è poco coinvolta emotivamente;
  • a volte si presenta logorroica, spesso ripetitiva, i discorsi sono un insieme di fatti tangenziali, come se riflettesse ad alta voce piuttosto che conversare, a tratti confabulante.

Nel caso particolare di Mr Fellini, abbiamo un quadro clinico senz’altro singolare, a cominciare dal fatto che non presentasse anosognosia (incapacità del paziente di riconoscere e riferire di avere un deficit neurologico) come accade nella maggior parte dei casi: dalle note cliniche risulta chiaro che Federico fosse consapevole dei suoi problemi e profondamente preoccupato da loro. Esplicitava la sensazione di aver subito un’ingiustizia e palesava sentimenti di odio e disprezzo verso il suo braccio sinistro paralizzato, a cui si riferiva come “un mazzo di asparagi gonfio e umido”.

Conservava immutata ironia nel richiede un aggiornamento del suo biglietto da visita in “FF, Scoagulato, Emiparetico, Eminattento Emianestesico”.

L’aspetto straordinario dell’esame neuropsicologico era rappresentato dall’interpretazione artistica di ogni test, resa specialmente quando veniva richiesto a Fellini di disegnare. E così la porzione destra di una semplice linea di bisezione (un compito per la valutazione del deficit in cui al soggetto viene presentata una linea chiedendogli di barrare esattamente il suo centro) diventava ricca di personaggi o dettagli, per contrastare la visione deficitaria della parte sinistra.

A 25 giorni dall’incidente gli venne chiesto di disegnare un fiore, una bicicletta e un tavolo: questi i risultati.

Da notare i petali mancanti sul lato sinistro, i raggi assenti sulla ruota sinistra e il volto incompleto del ciclista.

In quest’altro disegno, invece, la richiesta di rappresentare un volto umano prende la forma di un ritratto della sua analista, nelle mani della quale Fellini si ritrae come un pigmeo.

Un altro compito tipico della valutazione neuropsicologica è la figura di Rey: al soggetto viene fornita una figura complessa da copiare, poi viene sottoposto a test distraenti e, infine, gli si chiede di rievocare dalla memoria il precedente disegno e riproporlo.
Anche qui ritroviamo le omissioni di linee e dettagli sulla sinistra, compensati con la raffigurazione di prosperosi, felliniani per l’appunto, corpi femminili.

Emblematico, poi, il disegno raffigurante la sua esaminatrice, rigorosamente sfumata sulla sinistra, ma rappresentata come una dominatrice dal seno libero, in calze a rete e frustino, con la strana perversione di costringerlo a disegnare!

Tali deficit regredirono completamente a due mesi dall’ictus, periodo totalmente dedicato alla riabilitazione intensiva dei deficit motori e sensoriali, ma ciò non rese comunque possibile la ripresa della sua attività: il 14 ottobre un secondo ictus aggravò le sue condizioni. Circondato da amici e politici, paparazzi e giornalisti, Fellini morì il 31 ottobre.

Ricordiamolo così, con il suo intaccabile umorismo, mentre si domanda perplesso: “Dov’è la sinistra?”.

Rebecca Grosso

Vedi anche: Impariamo ad annoiarci come Fellini

Rebecca Grosso

Un giorno non avrò bisogno di presentazioni. Niente presuntuose ambizioni, solo una lontana speranza per una persona a cui stanno strette le definizioni. Mi piace selezionare le parole giuste ma il Negroni lo prendo sbagliato. Osservo molto, penso troppo e credo in poche cose di estrema importanza. Lascio un pezzo di me in ogni articolo che scrivo.
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